Circa trent’anni fa, da direttore di Rai Tre e della struttura Format, Minoli volle che proprio nella sede partenopea fosse prodotta la serie televisiva “Un posto al sole”. Quella felice intuizione fu decisiva per scongiurare la chiusura del Centro di produzione di Napoli.
Era il 1996 e da allora “Un posto al sole” ha contribuito a rafforzare l’immagine e il prestigio di Napoli e continua a farlo ancora oggi anche fuori dai confini nazionali. E, attraverso la fiction, Minoli “ha saputo snocciolare lo spirito dei tempi”, come ha ricordato Pietrangelo Buttafuoco nella laudatio .
Accogliendo anche la richiesta avanzata da artisti e intellettuali, nel febbraio scorso la Giunta comunale aveva deliberato all’unanimità, su proposta del sindaco, il conferimento della cittadinanza onoraria a Giovanni Minoli: un atto di gratitudine e riconoscenza per la capacità di promuovere la bellezza della città di Napoli e per la valorizzazione del Centro di produzione Rai e delle sue maestranze.
Sindaco Gaetano Manfredi:
“La cittadinanza onoraria a Giovanni Minoli nasce, da un lato, per la volontà – che ha trovato la piena condivisione mia e di tutta l’Amministrazione e del Consiglio Comunale – manifestata da tanti intellettuali, autori, artisti che hanno collaborato e che lavorano a “Un posto al sole”, di sollecitare un riconoscimento per colui che ha avuto l’intuizione della prima grande fiction realizzata a Napoli e che ha rappresentato anche un’occasione di rilancio del Centro di produzione Rai, e poi ha anche avviato un percorso che oggi vede Napoli forse la capitale della fiction italiana. Quindi è un riconoscimento a Giovanni Minoli per questa intuizione, ma anche un riconoscimento del rapporto stretto e molto forte che c’è tra la città di Napoli, la RAI ed il Centro di produzione Rai che è una grande risorsa culturale della nostra città, ma anche un formidabile strumento di creazione di professionalità, di lavoro, di economia e quindi elemento fondamentale di una Napoli grande capitale culturale non solo italiana, ma internazionale”.
Giovanni Minoli:
“Ricevere la cittadinanza onoraria per me significa tantissimo, io sono torinese, un torinese che è venuto a Napoli a restituire un po’ del maltolto dei nostri avi.
Questa è la prima considerazione vera che mi va di fare perché è esattamente lo spirito con il quale quando il Centro di Produzione di Napoli doveva essere chiuso e venduto, perché delle persone volevano chiuderlo e venderlo per fare cassa, una consigliera del Sud, un genio assoluto come Elvira Sellerio, una notte mi chiamò e mi disse “Giovanni, io non posso permettere che il Centro di Napoli venga venduto. Tu che hai sempre tante idee, portami delle idee per salvare la sede di Napoli”. Io stavo studiando da tempo la lunga serialità, cioè il grande romanzo popolare, perché tutti voi parlate di soap opera, ma questa non è una soap opera, è un grande romanzo popolare che ha alle spalle tanti studi. Perché ho messo insieme i professori dell’università, tutti i ricercatori del CENSIS che ci davano le linee guida dello sviluppo del paese che trasmettevamo agli sceneggiatori per avere la certezza di avere un’aderenza sociale che si sviluppava. È questa la ragione della vittoria, perché le cose come nascono arrivano.
Questa struttura di pensiero profondo, sociale, di radicamento sociale dove lo vedi? Lo vedi nell’aumento delle esterne, perchè le esterne ti consentono di raccontare il paese e questa è stata una scelta strategica che ha vinto. Teniamo conto che gli italiani all’estero sono di più degli italiani in Italia, sono 65 milioni e tutte le comunità italiane guardano ‘Un Posto Sole’.
Questo è il programma italiano più visto al mondo e gli attori vi possono dire le avventure personali che hanno avuto andando fuori, trionfi da star di Hollywood. Abbiamo girato in 27 anni come se avessimo fatto 1500 o 1600 film, generando 2000-2500 posti di lavoro tra diretto e indotto; è una macchina potente dove c’è il sud con il nord: io ho portato questa organizzazione tayloristica, che unita alla fantasia, alla creatività, al talento, al geniaccio napoletano ha prodotto il tutto. La realtà cambia sempre e con lei cambia anche questo grande romanzo popolare, non una soap opera, ma un grande romanzo popolare che si lega alla lunga tradizione dei Feuilleton francesi.
Quando è nato “Un posto al sole” sembrava una scelta folle e i primi a non crederci erano gli stessi napoletani.
Oggi Napoli è capitale della fiction italiana e io mi prendo il merito di aver creduto nelle mie idee, di averle sviluppate contro tutti, perché allora nessuno lo voleva. Non solo Napoli, non voleva nessuno perché comprare è meglio che produrre, per moltissime ragioni. Da cittadino napoletano mi sento che sto imparando, come uno che è alla conquista del far west. Adoro Napoli, sono un torinese che adora il sud. Ho anche casa a Filicudi, quindi immaginate quanto sud c’è nel mio cuore”.
Roberto Sergio amministratore delegato RAI:
“Siamo qui per rendere onore ad un grande protagonista della Rai, ma anche al lavoro di tutti i dipendenti Rai che in questi anni hanno contribuito a rendere la sede di Napoli un luogo importante, un luogo grazie al quale si racconta la città a tutto il paese e Giovanni Minoli, con la sua scelta di portare proprio a Napoli la produzione di ‘Un Posto al Sole’, ha dato un contributo determinante alla crescita e allo sviluppo di questo luogo così importante. Oggi noi abbiamo una interlocuzione costante con il Sindaco Manfredi e con il Presidente De Luca, ed entrambi ci hanno dato ampia disponibilità per contribuire alla ristrutturazione e al rilancio del Centro di Produzione e noi, come RAI, nel piano di investimenti immobiliari che abbiamo previsto, abbiamo tenuto conto di questo e vogliamo rendere Napoli un polo all’avanguardia nel paese”.
Enza Amato, presidente del Consiglio comunale di Napoli:
“Sono qui in rappresentanza del Consiglio Comunale di Napoli per dire grazie a Giovanni Minoli per il lavoro profuso in tutta la sua carriera al servizio della Rai e della nostra comunità. Grazie soprattutto per averci mostrato come si fa il giornalismo vero e come può essere utilizzato un mezzo così potente come la televisione per fare cultura, informazione e vera integrazione sociale. Per me è un privilegio ricordare il lavoro che il Consiglio Comunale ha fatto in questi anni a difesa del Centro di Produzione Rai di Napoli esprimendosi con una mozione di indirizzo, approvata da tutti i consiglieri, di maggioranza e di opposizione, a sua difesa, per la sua importanza strategica e a tutela di tutti i lavoratori che animano la sede di Napoli”.