La programmazione dello SpazioKörper di Napoli propone agli spettatori della città partenopea alcuni fra i progetti coreografici più innovativi dell’intera penisola. Il 10 novembre andrà in scena Dov’è più profondo di Irene Russolillo, performance prodotta da Orbita Spellbound fatta di corporeità, suono e immagini (SpazioKörper – ore 18:00). Il weekend successivo il teatro di Via Vannella Gaetani 27 accoglierà le produzioni di Klm – Kinkaleri, Le Supplici e mk: Winter Forrest e Danze Americane di Fabrizio Favale (16 e 17 novembre, ore 18:00) e Simbiosi di Roberto Tedesco (17 novembre, ore 18:00).
Irene Russolillo presenta l’esito di un processo creativo in cui praticanti di forme canore e di oralità tradizionali dei territori ospitanti, sono stati invitati a condividere il proprio patrimonio musicale e culturale. Le loro voci sono state registrate, andando così a implementare il repertorio di cori e di cantori spontanei ritrovabile in rari archivi e collezioni della Puglia, del Piemonte e della Valle d’Aosta. In Dov’è più profondo convivono narrazioni sovrapposte, canti spogliati da una provenienza unica e pensieri sulle identità e le tradizioni svincolati dall’ideale di purezza, per lasciare spazio all’imperfezione della mescolanza. La creazione coreografica convoca a sé la potenza del canto, come luogo di una possibile condivisione sensibile tra esseri umani, per analizzare e celebrare aspetti semplici e importanti del vivere insieme. (SpazioKörper, 10 novembre – ore 18:00).
Quella di Fabrizio Favale è una danza inclassificabile fatta dell’intreccio fra un’elevata complessità tecnica e movimenti sconosciuti, ottenuti immaginando creature non esistenti. Winter Forrest è costruito in senso non lineare con un’idea di casualità ciclica in cui gli elementi danzati, pur variando, tornano e ritornano (SpazioKörper, 16 novembre – ore 18:00). Il coreografo porta in scena anche Danze Americane (SpazioKörper, 17 novembre – ore 18:00), una serie di sequenze danzate come fossero veri e propri esercizi di danza Moderna e Postmoderna Americana da cui egli stesso proviene. Fabrizio Favale torna a danzare un lavoro coreografico in forma di assolo che sceglie di concentrare l’attenzione sulle tecniche (non sulle coreografie) ideate e messe a punto in particolare da Merce Cunningham e José Limón e su alcune modalità della danza di Trisha Brown (che non codificò mai una tecnica specifica).
Danze Americane vuole raccogliere e interrogarsi sulle eredità di quelle pratiche, in un’indagine e riscoperta dei contenuti dinamici, qualitativi, compositivi, posturali. Costruendo e decostruendo sequenze, architetture e complessità di articolazione del movimento del corpo, il danzatore attraverso la sperimentazione “in diretta” cerca di volta in volta gli snodi che consentono possibili evoluzioni, suggerimenti, derive. Il lavoro presenta un totale di 7 sequenze, di cui 2 realizzate partendo da modalità Trisha Brown, 4 dalla tecnica Cunningham e 1 dalla tecnica Limón. In seguito il danzatore scompone e ricompone liberamente le sequenze, in un senso di sperimentazione e ricerca di nuovi e inediti movimenti, combinazioni, qualità del movimento.
Roberto Tedesco propone invece una performance sul significato del termine Simbiosi, vocabolo connotato negativamente dagli psicologi: le relazioni simbiotiche sono considerate forme di sviluppo negative, inibitrici della crescita individuale. La caratteristica principale di una coppia di simbiotici è la reciproca dipendenza tra i partner e la scarsa definizione dei confini interpersonali, arrivando persino alla costruzione di un unico corpo psichico. Queste coppie non conoscono il litigio, la diversità e la contrapposizione di opinioni e desideri individuali. Apparentemente indissolubili, invidiabili, condividono tutto e per questo si sentono persi quando il partner è lontano. Molti ritengono che questo sia il vero amore, ma non è affatto così (SpazioKörper, 17 novembre – ore 18:00).
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