L’evoluzione della società dei costumi e della moda a Napoli, le architetture commerciali eccezionali, l’ascesa della borghesia raccontati nella mostra e nel volume curati da Bianca Stranieri, docente e storica dell’arte, sono al centro della giornata di studio intitolata “Intorno ai Grandi Magazzini. Protagonisti, commercio della moda e socialità a Napoli tra Otto e Novecento” in programma giovedì 4 aprile, dalle 9 alle 18, in Fondazione Banco di Napoli a via dei Tribunali 213.
Docenti, ricercatori archivisti, esperti da tutta Italia si riuniscono per parlare dei temi pluridisciplinari toccati nella mostra: storia urbana, storia del costume, storia economica, antropologia culturale, storia delle arti. L’evento è intitolato al collezionista e studioso Gianmaria Lembo, recentemente scomparso, che ha contribuito alla mostra con una ricchissima documentazione costituita da cartoline, fotografie e oggetti rari. «Durante il percorso di studio con Silvana Musella Guida, co-ideatrice della mostra, e gli altri autori dei saggi Luigi Abetti, Aide Cuozzo, Maria Rosaria De Rosa e Sabrina Iorio – commenta Stranieri – abbiamo scoperto un mare magnum di nuove notizie che, per motivi spazio- temporali, non abbiamo potuto inserire nel volume; a ciò si aggiunga che molti studiosi, stimolati dalla mostra e dai saggi, hanno espresso il loro interesse ad approfondire alcuni aspetti della ricerca o a proporne di nuovi afferenti. È stato proprio il desiderio di raccogliere tutti questi contributi che c’erano nell’aria ad ispirarmi l’idea del convegno». Si aprono ad esempio, storie nuove, come quella dell’Unione delle Fabbriche Miccio, che grazie anche ai documenti dell’Archivio della Fondazione Banco di Napoli acquisisce una posizione economica e sociale di enorme spessore sinora ignorata.
«La mostra e il volume sono stati molto apprezzati dal pubblico, e in particolare dagli studiosi – commenta Abbamonte – ed è per questo motivo che sono stati chiamati tutti a raccolta a Palazzo Ricca, affinché potessero apportare i loro contributi di ricerca, come è nella mission della Fondazione: promuovere attività volte a influire con la massima efficacia sull’ambiente socio-economico e culturale». Uno dei fattori che sono alla base dello straordinario sviluppo dei Grandi Magazzini di Napoli durante la cosiddetta Belle époque – è l’affermazione, già negli ultimi decenni dell’età borbonica, della sartoria, in particolar modo di quella da uomo.
«Tra le centinaia di sarti che hanno grande successo – spiega Silvio de Majo docente di Storia dell’industria e Archeologia industriale presso l’Università di Napoli Federico II – ci sono: Raffaele Trifari, Giuseppe Casamassima, Luigi Plassenel, Giovanni Giacomo Salvi, Domenico Farjasse, Carlo Beck. Alcuni di questi sarti non sono nati a Napoli ma sono immigrati da altre province del regno o dall’estero, punta dell’icerberg di un fenomeno di grande immigrazione di sarti e tanti altri artigiani verso Napoli, attratti dalla domanda della sua foltissima aristocrazia e della borghesia». Non è un caso inoltre che la mostra “Ai Grandi Magazzini” e il successivo convegno di approfondimento rappresentino l’incipit nel rievocare, nell’immaginario collettivo, i fulgidi commerci della moda a Napoli tra fine Ottocento e inizio Novecento.
«Il Museo della Moda – spiega Maria d’Elia, Presidente della Fondazione Mondragone – attraverso alcuni abiti e accessori d’epoca, provenienti da donazioni di famiglie, che hanno accresciuto il lustro della storia della nostra città, ben si presta a coniugare la necessaria dialettica intercorrente tra i contenuti del passato e la contemporaneità, agevolandone, la rivisitazione. La Belle Époque rappresenta un’epoca di crescita, un tassello indelebile nell’affermazione di una moda rivoluzionaria e libera, capace di predisporre alla socialità e all’aggregazione quanti, ben distanti dall’aristocrazia minata nella sua supremazia, acquistano il ruolo di protagonista nella borghesia nascente».
Mostra, volume e convegno sono sotto la tutela della Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Campania e patrocinati dalla Fondazione Banco di Napoli, da IlCartastorie Museo dell’Archivio Banco di Napoli e dal Dipartimento di Lettere e Beni Culturali dell’Università “Luigi Vanvitelli”, diretto da Giulio Sodano che spiega: «il DiLBeC è impegnato nella ricerca sui Beni Culturali ad ampio raggio, pertanto grazie al contributo di Bianca Stranieri è entusiasta di favorire lo studio di oggetti cosi rilevanti come i tessuti, legati alla moda e ai suoi processi di produzione».
L’eco della mostra partenopea, è arrivata prima a Roma all’Università La Sapienza dove si è tenuta una prima giornata sull’argomento con ospiti Bianca Stranieri e gli autori dei saggi e anche a Parigi, che sta per ospitare un evento sugli stessi temi nel Museo delle Arti Decorative dal titolo “La nascita dei grandi magazzini: Moda, Design, Giocattoli, Pubblicità, 1852-1925”. «Il tema che affronta la mostra è eminentemente pluridisciplinare – afferma Fabio Mangone, docente di Storia dell’Architettura alla Federico II- e tocca argomenti di storia urbana, di storia del costume, di storia delle arti, pertanto era necessario un confronto fra punti di vista di ricercatori di estrazioni diversa».