Ci sono luoghi dove il passato intreccia indissolubilmente il presente e il futuro: è l’arte a creare una magica commistione di tempi e identità.
Esce in edicola giovedì 31 marzo, come supplemento gratuito all’edizione napoletana de “La Repubblica”, il libro “Mann, che Storia. I tesori del Museo Archeologico Nazionale di Napoli” di Paolo Giulierini: nel volume, che fa parte della collana “Novanta-Venti”, nata in occasione dei trent’anni della redazione partenopea del giornale, Giulierini racconta percorsi, progetti e visioni dell’istituto da lui diretto.
Ѐ il ministro della Cultura, Dario Franceschini, ad inaugurare, con il proprio messaggio, il viaggio culturale del libro: l’attenzione è rivolta non soltanto ai risultati dell’autonomia degli istituti culturali nel sistema museale nazionale, ma anche alla ricchezza delle collezioni del Mann. Il direttore de “La Repubblica”, Maurizio Molinari, dedica la prefazione alle caratteristiche ontologiche della collana “Novanta-Venti”, pubblicata da Guida editore: l’intelligenza divulgativa, tra archeologia e giornalismo, è il filo conduttore della narrazione sul Mann. Nella sua introduzione, ancora, il responsabile della redazione partenopea de “La Repubblica”, Ottavio Ragone, descrive il dialogo empatico che nasce tra i visitatori e i capolavori del Museo.
Il racconto del direttore del Mann, Paolo Giulierini, si articola seguendo tre sentieri tematici: il Museo come custode di uno straordinario patrimonio archeologico, che si riflette non soltanto nelle celebri sezioni museali (dalla statuaria Farnese alla sezione Egizia, dai mosaici agli affreschi, dalla Collezione Magna Grecia alla Preistoria), ma anche nei nuovi allestimenti che saranno presto restituiti alla fruizione del pubblico (Campania romana, Sezione tecnologica, Antichità orientali, sezione del Mediterraneo); i progetti del Museo, con focus sulle strategie di promozione digitale dopo l’emergenza Covid; il quartiere della cultura, in cui l’Archeologico è centro simbolico di una rete virtuosa per promuovere il territorio. Simbolo dell’incessante lavoro di rilancio del Mann è, forse, uno dei tanti protagonisti dei capolavori del Museo: si racconta che Alessandro Magno, sino agli ultimi istanti della propria vita, abbia inseguito il miraggio della tigre blu che, alle soglie del terzo millennio, è un invito sempre valido a non tradire sogni e attese.
“Mann, che storia” contiene numerose finestre di approfondimento: Antonella Carlo (responsabile ufficio Comunicazione del Museo) descrive il metodo per valorizzare il patrimonio culturale, unendo tagli divulgativi diversi in un racconto armonico che non perde unità; Antonio Ferrara (giornalista de “La Repubblica”) seleziona alcuni capolavori dell’Archeologico, per un’analisi che parte dal valore emozionale dello sguardo e giunge alla storia delle opere e delle collezioni; Paolo De Luca (giornalista de La Repubblica) si sofferma sugli itinerari sperimentali del Mann, dal progetto sulla cromia delle statue antiche al videogame “Father and son”, dal lavoro di scavo nei depositi al riallestimento degli spazi aperti al pubblico, come la caffetteria.
Il Museo come patrimonio di tutti: il libro si chiude con le pagine di voci autorevoli che raccontano il “loro” Mann. Mimmo Jodice, che dona anche l’immagine di copertina del volume con un suggestivo ritratto fotografico di un corridore proveniente dalla Villa dei Papiri, esprime le emozioni per un luogo del cuore, motivo di appartenenza alla città e al suo patrimonio. Non può mancare il racconto di Alberto Angela, divulgatore d’eccellenza dei tesori dell’Archeologico e delle scoperte svelate dai depositi; storia e attualità si combinano nel ritratto dei Tirannicidi di Luciano Canfora, mentre Camila Raznovich e Mario Tozzi, che hanno raccontato il Museo nelle loro seguitissime trasmissioni, parlano rispettivamente di un istituto dai mille volti e di uno scrigno in cui scoprire la vita intima dei nostri antenati. Il Museo è guardato con la curiosità degli antropologi da Elisabetta Moro e Marino Niola, mentre Sara Bilotti, Lorenzo Marone, Maurizio Braucci, Alessandro Rak e Giuseppe Miale di Mauro privilegiano un taglio letterario per vivere, con le parole, le sale del Mann; Benedetta Craveri e Ippolita di Majo, ancora, dedicano un’attenzione privilegiata ad alcune opere-simbolo dell’Istituto; Marisa Laurito rappresenta l’Archeologico come spazio di riconoscimento dello spirito partenopeo e Matteo Lorito, infine, traccia un cammino di valorizzazione che parte dalle sinergie interistituzionali.
Il libro “Mann, che storia” è corredato da un ricco apparato di immagini, scattate da Riccardo Siano (“La Repubblica”) o fornite dall’Archivio Fotografico del MANN; il volume è realizzato anche con il contributo di: Università degli studi di Napoli Federico II, Metropolitana di Napoli SpA, Protom, Studio Trisorio, D’Orta, Sophia Loren Restaurant- Firenze e Milano.