Apologia della pasta, il nuovo libro di Carlo Avvisati.

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Il nuovo saggio del giornalista e scrittore vesuviano ripercorre in maniera brillante e ironica i fatti storici che hanno visto la nascita e l’affermazione di spaghetti e maccheroni come alimenti fondamentali della dieta mediterranea.

Quella di Carlo Avvisati è una lettera d’amore per la pasta, cioè per l’Italia scrive Luciano Pignataro, redattore del Mattino e straordinario food blogger, nella prefazione che impreziosisce Apologia della Pasta il pamphlet, uscito per i tipi di Artem editore, con il quale Avvisati, che è giornalista del Mattino di Napoli, torna nuovamente in libreria proprio in un periodo in cui la pasta, comunque condita e comunque cucinata, è la star di ogni tavola, più o meno ricca, che le famiglie italiane si apprestano ad apparecchiare. Brillante, scoppiettante, ironico, Apologia della Pasta ripercorre la storia di questo alimento principe della cucina Italiana e, perché no, mondiale, in una maniera certamente singolare.

Avvisati, difatti, serve subito al lettore un “piatto” con un aspetto della pasta mai prima considerato: il lato musicale. Una caratteristica che salta “all’orecchio” allorché, ad esempio, si spezzano gli ziti classici e si lasciano cadere nella zuppiera di porcellana prima di calarli nell’acqua bollente della pentola. Senza contare il crepitio di linguine e spaghetti che si produce quando quelle paste sono spezzate e lasciate cadere nella terrina: note queste che certamente sono simili a quelle prodotte dalle spazzole metalliche strusciate sui piatti di ottone di una batteria.

Ma non finisce qui. Il saggio, che è ricco di foto d’epoca e racconta tanto come e quando la pasta sia stata “inventata” quanto del suo uso sin dall’epoca romana, allorché una scodella di lagane e ceci, come dice il poeta Orazio, era pranzo prelibato, continua sottolineando gli aspetti filosofico – culinari di alcuni piatti tipici: dalla lasagna che diventa un mangiare meditativo, allo spaghetto a vongole che nella poesia ” ‘a meglio mmericina” si fa moderno salvavita, sino alla “carnale” puttanesca. E, ancora, la storia della pasta viene legata ai luoghi campani famosi per molitura dei grani e per produzione eccellente: Gragnano, Torre Annunziata, Torre del Greco; a Garibaldi che con il colore della sua camicia rossa diede il nome a un piatto di spaghetti conditi con pomodoro, che costava tre grani: ‘o tre ‘e Calibbardo, il tre di Garibaldi.

Così come viene citata la risposta piccata, in versi e sconosciuta ai più, che Gennaro Quaranta, poeta giuglianese, diede a Giacomo Leopardi che aveva canzonato i napoletani e il loro amore per la pasta: E tu fosti infelice e malaticcio, o sublime Cantor di Recanati – scrisse Quaranta, nella sua Maccheronata – che bestemmiando la Natura e i Fati, frugavi dentro te con raccapriccio. Oh mai non rise quel tuo labbro arsiccio, né gli occhi tuoi lucenti ed incavati, perché… non adoravi i maltagliati…. O pure la “guerra” che i Futuristi seguaci di Marinetti, favorevoli all’autarchico riso, vollero fare alla pasta, nel Ventennio fascista, perdendola, alla fine.

Come anche la fama che ne derivò alle pellicole dei cosiddetti “spaghetti western”, o agli altri film di Manfredi e Sordi che videro i due mostri sacri del cinema italiano alle prese con piatti di vermicelli; e, ancora, alle canzoni napoletane che tesserono lodi di questo straordinario alimento. Che, come osserva Pignataro è il confort food con il quale i poveri sono riusciti a reperire le calorie necessarie per sopravvivere, durante i secoli.
Insomma notizie, curiosità, fatti e cronache di accadimenti reali che fanno di questo Apologia della Pasta di Carlo Avvisati un saggio non solo gradevole e interessante ma che, per dirla tutta, volendo restare in tema, si “digerisce senza intoppi”.
Come un piatto di linguine “aglio e oglio”. Ovviamente!(ANSA)

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