C’è mancato poco è la storia di ventuno finalissime di Coppa dei Campioni dal 1956 al 2016, vista dalla parte delle squadre che la partita l’hanno persa e che quindi non hanno diritto al ricordo. Ma è anche il racconto personale e appassionato dell’attore e regista Felice Panico che segue la sua grande passione: il calcio.
C’è mancato poco è un coinvolgente mix di emozioni che ha come interpreti principali le finaliste perdenti della Coppa che fa sognare l’Europa (e che rimane quella che vince quasi sempre il Real Madrid). Ventuno finalissime raccontate con il cuore in gola fanno da cornice ai cambiamenti interni al mondo del calcio e non solo, perché come scrive l’autore «al pallone si chiede sempre di sobbarcarsi sulle sue righe di cuoio la retorica di una conciliazione che non potrà mai esserci. Perché il football resta una misera cosa: palpitante, felice e meravigliosa ma pur sempre una misera cosa che da sola non basta».
Ecco così la nascita del torneo più famoso d’Europa, grazie alla fortunata idea di monsieur Gabriel Hanot, che diventa l’occasione per ripercorrere le nascenti rivalità tra il Real Madrid e le prime finaliste perdenti: le sfortunate partite in cui la graziosa anfora d’argento prendeva sempre la via del Santiago Bernabeu.
Ecco quindi l’Olanda di Rinus Michels, specchio di una nazione «che gioca come vive e vive come gioca», o il Panathinaikos della Grecia del regime dei colonnelli, i cui giocatori sono i figli di un piccolo paese ottuso, violentato e spaventato, o il ricordo di singoli campioni come Agostino Di Bartolomei nella finale di Roma del 1984. A tutto questo si raccordano le vicende dell’autore, tifoso precoce e sportivo dichiarato.
C’è mancato poco «è una riflessione sulle occasioni perse e quelle mancate» scrive Giulio Scarpati nella prefazione, «chissà se l’autore non abbia voluto usare tutti questi eventi come metafora di un mondo che non riesce ad elaborare i propri “lutti” e non solo quelli sportivi».
Felice Panìco, campano di Pomigliano d’Arco, classe 1981, vive tra Roma e Napoli, laureato in Saperi e Tecniche dello Spettacolo, è regista, autore ed attore di teatro. E’ formatore teatrale e regista per l’Ente Teatro Pubblico Campano. Ha vinto il premio Carlo Feltrinelli-Il razzismo è una brutta storia (sezione teatro) con lo spettacolo Vai, Vivi e Diventa ed ha pubblicato con Caracò Editore il libro di racconti Terzo Tempo-Quindici Storie di Sport. Ha collaborato con Roberto Andò, Giancarlo Sepe, Giuseppe Bertolucci, Rocco Papaleo, Giampiero Solari, Alessandro Haber. Nel 2015 ha firmato la regia dello spettacolo The Open Game prodotto dal Teatro Stabile di Napoli. È assistente personale del maestro Maurizio Scaparro.
Giulio Scarpati, Attore di teatro e tv, noto al grande pubblico per il personaggio di Lele Martini nella fiction Un medico in famiglia. Già presidente del sindacato attori italiano. Con Mondadori ha pubblicato Ti ricordi la casa rossa? Lettera a mia madre.