Dieci favole antiche di Manlio Santanelli illustrate dagli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Napoli

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Mercoledì 21 febbraio alle ore 16.00 nell’Aula Magna dell’Accademia sarà presentato il volume Dieci favole antiche di Manlio Santanelli, edito da Kairós, accompagnato dai disegni degli allievi del corso di illustrazione dell’Accademia di Belle Arti di Napoli.

Prenderanno parte all’evento: Rosita Marchese e Giuseppe Gaeta, Presidente e Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, Yvonne Carbonaro scrittrice, Giovanni Musella Kairòs Editore, Matteo Palumbo docente dell’ Università Federico II, Daniela Pergreffi docente dell’ Accademia di Belle Arti di Napoli, moderati dall’autore stesso. Seguiranno letture di Federica Aiello e Maurizio Murano.

Queste Dieci favole antiche sono modellate, per la lingua e per le situazioni narrative, sull’autore de Lo Cunto de li Cunti, a partire dal sottotitolo “alla maniera di G. B. Basile”, che dichiara una filiazione esplicita. La scelta di uno scrittore e drammaturgo di fama internazionale come Manlio Santanelli di aver voluto affidare le illustrazioni del suo libro a studenti dell’Accademia di Belle Arti di Napoli rappresenta un’appassionata scommessa sul futuro. Protagoniste dei disegni dei giovani illustratori sono le novelle, scritte sulla scia della fantasia barocca di un grande maestro del raccontare come Giambattista Basile, ma vissute con la moderna sensibilità e con quel misto di sferzante ironia e salace sarcasmo tipici dell’opera di Santanelli. Una modernità richiesta dall’autore anche ai giovani illustratori Marta Fogliano, Enza Galiano, Matteo Mercolino e Francesca Stella, tutti fra i 20 e 25 anni, ancora frequentanti il Corso di Design della Comunicazione e il Biennio Specialistico in Editoria, Illustrazione e Fumetto. Portatori di linguaggi molto diversi fra di loro, questi artisti alle loro prime esperienze editoriali sono accomunati da una visione già matura, originale e capace di tradurre in immagini le suggestioni della napoletanità, pur se aggiornata in una contemporaneità che non indugia mai in ridondanze di sapore barocco.

«Assumere il teatro verbale e le immaginazioni iperboliche di Basile – scrive Palumbo nella prefazione del libro – significa adottare un’idea letteraria di straordinario vigore. Le situazioni trovano il correlativo nell’artificio della lingua, che è un napoletano espressionista e funambolico. Le parole allestiscono un festoso teatro verbale, che trasforma il vocabolo in incanto e fa dello stile la cifra della rappresentazione. Questa strepitosa inventiva opera nella potenza degli epiteti, che si esaltano attraverso la sonorità dei singoli fonemi».

In questi cunti dove entra la vita, Santanelli offre dunque un campionario favoloso delle sue possibilità. Quando lo sguardo arriva all’ultima pagina, può consegnare alla memoria la ricchezza del mondo strambo e meraviglioso che ha attraversato.

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