Due libri a confronto – Alleria , di Marina Manco (scrittrice napoletana, l’emergente) e L’amica geniale di Elena Ferrante (l’affermatissima).

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di Alessia Viviani (Un Libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri)

Mentre girellavo sui social mi è capitato di incappare in un libro di un’autrice esordiente che mi ha incuriosita. Alleria è Il titolo. Mi ha ricordato una canzone di Pino Daniele e allora ho deciso di acquistarlo.

Armanda, chiamata così dal padre in onore di Maradona, è una giovane giornalista che in un ripostiglio di casa si imbatte in una bambola antica e un baule pieno di misteriosi ricordi appartenenti alla nonna Anna. La sua voce le restituirà l’intensa storia inedita di una bambina abbandonata a soli sei mesi, capace di trarre forza dalle sue alterne vicende. La nipote affascinata dal racconto ricerca le sue origini attraverso indizi segreti improvvisamente svelati.

La storia avvincente della famiglia Fierro si sviluppa tra presente e passato in una Napoli avvolgente, genuina, ricca di tradizioni, di leggende, di tragedie, afflitta dalla guerra tra macerie e rinascita ma pervasa da sentimenti autentici.

Certi passaggi mi hanno riportata alla mente L’amica geniale della Ferrante. In realtà mi hanno fatto pensare che questa storia sia la sua antitesi. L’autrice conduce il lettore nelle strade e nel folklore di una città viva, ricca di stupore, dove anche durante gli eventi più tragici si trova alla fine in qualche modo un motivo per sorridere.

Dove la Ferrante rifugge la città, ne racconta tutti i suoi limiti, l’intollerabile claustrofobia di certi rioni soffocanti. Schiva la personificazione dell’ammuina , una napoletanità sfacciata e invadente, l’autrice di Alleria invece la considera ricchezza, strumento necessario per restare a galla.

I presepi e i pastorelli che i Fierro producono sono storia sacra imbevuta di vita vissuta, celebrano le tradizioni i miti, i riti, raccontano l’anima della gente affondando le radici nell’essenza più profonda della città, continuamente omaggiata dai Personaggi di Alleria.

Uscire dal rione, liberarsi da quel microcosmo fatto di miseria, ignoranza, delinquenza e omertà: questo è, soprattutto, l’obiettivo condiviso dalle protagoniste dell’amica geniale. Invece la storia di Anna, di Armanda e della famiglia Fierro è il racconto di radici ben piantate, dove la città anche nei giorni più bui è la sponda solida che garantisce l’equilibrio.

La vecchia bambola persa e mai più ritrovata simbolo di innocenza perduta nell’amica geniale, riappare in Alleria per riunire, per saldare, per raccontare che i legami profondi non possono evaporare. Una sorta di garanzia di continuità che sprona a non spezzare i fili.

E mentre Lila e Lenù continuano a cercare un varco per scappare via, percorrendo un labirinto circolare che le riconduce sempre al punto di partenza, il viaggio dentro la città attraverso i luoghi più suggestivi permette ai protagonisti di Alleria di affondare le orme nella terra incidendo ad ogni passo il percorso del proprio destino in una realtà che pur con le sue contraddizioni ammalia, plasma regalando un’identità che nessuna fuga potrà mai cancellare.

E ovunque i Fierro si trovano, in terre straniere, in luoghi passati o in sconosciuti stati emotivi quel segreto sussurrato ancora in grembo, tra le strade, nei vicoli, resta sempre attaccato alla pelle liberando anche durante burrasche e tempeste quell’Alleria capace di placare, sedare, istruire la pazienza nell’attesa che torni il sereno.

Di Alessia Viviani iLPassaparoladeiLibri.it

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