Due libri a confronto, due omaggi alla napoletanità

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a cura di Un Libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri

Ho da poco finito di leggere il romanzo umoristico di Marianna Scagliola “Una famiglia allargata cane compreso”, scoperto per caso grazie a una interessante recensione, e devo dire che ne sono rimasta piacevolmente colpita. In primis per l’originalità della trama che narra le vicende di un’autentica famiglia napoletana alle prese con un deficit comunicativo e con mille problematiche quotidiane il cui epilogo, pero, è assai divertente e spassoso. E poi per la caratterizzazione dei personaggi, tutti molto realistici e simpatici ma ognuno in lotta con le proprie fragilità; in special modo ho amato la spontaneità di Nonna Teresa che con il suo pensiero vecchio stampo “ma non troppo”, diventa assieme alla nipote Filomena, la coscienza della famiglia.

 

Ma un altro aspetto che mi ha particolarmente stupito è stato la grande somiglianza con un libro che ho letto tempo fa ma assai più famoso e cioè con il romanzo “Così parlò Bellavista “ di Luciano De Crescenzo pubblicato nel 1977. Entrambi i libri, infatti, sono ambientati a Napoli e sono un inno alla città, alla bellezza delle sue tradizioni e della sua gente, senza però distoglierla dallo stereotipo del napoletano tipico, disoccupato eppure affaccendato in lavori saltuari e passatempi vari, e in tutti e due i romanzi si respira l’aria dei vicoli, l’odore della cucina partenopea e si parla la lingua più passionale e musicale del mondo: il napoletano. Insomma sono due dichiarazioni d’amore a Partenope, due omaggi alla napoletanità, quasi una sorta di “Oro di Napoli” dei tempi recenti che raccolgono le peculiarità e le ricchezze dei personaggi partenopei, assolutamente unici nel loro genere.

 

Un’altra bella analogia è la leggerezza e la simpatia con cui vengono affrontati delle tematiche impegnative. Mentre De Crescenzo utilizza il suo umorismo per esplorare concetti filosofici , Scagliola si concentra sulle relazioni umane, in particolare sui rapporti e sugli affetti familiari e ne fa una disamina attenta e profonda. La scrittura della Scagliola è fantasiosa e scorrevole, con una narrazione divertente, a tratti esilarante, che mantengono il lettore in allegria dalla prima all’ultima pagina, nonostante i momenti di riflessione dettati dalle tematiche trattate. Storie e aneddoti quotidiani in cui è facile immedesimarsi, ritrovare un pezzetto di se stessi e soprattutto (ri)scoprire la cultura partenopea nel suo aspetto più autentico e veritiero.

Di Eleonora Belfiore

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