Dopo l’attacco messo in atto dall’artiglieria e aviazione turca contro obiettivi curdi con l’operazione denominata “Fonte di pace”, annunciata dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ha dichiarato che si tratta di una «missione che ha l’obiettivo di prevenire la creazione di un corridoio del terrore al confine meridionale della Turchia e portare la pace nell’area», in Occidente sono iniziate a confrontarsi o, meglio, a scontrarsi, le diverse correnti di pensiero: gli antiamericani, gli anti mediorientali, quelli più vicini al pensiero erdoganiano e quelli distanti da esso. Ma nessuno, però, spende parole o, semplicemente, pensa alle conseguenze che in queste difficili ore sta vivendo il popolo curdo, la gente semplice, quella che le guerre le subisce, patendo stenti, fame, perdendo affetti e punti di riferimento.
Il giornalista Lorenzo Peluso, con il suo ultimo libro “I giardini di Bagh – e Babur” – dai giardini dell’Iraq alle sabbie dell’Afghanistan – (Graus Edizioni) ha raccontato in anticipo i pericoli che si nascondevano dietro l’angolo, dell’equilibrio sottile e spesso labile come il confine che divide la notte dall’alba, dove ci cela la voglia di fare la guerra per giustificare azioni dettate da rancori oramai stratificatisi nel tempo.
Peluso è un cronista inviato in zone di guerra, conosce benissimo la questione mediorientale perché i suoi occhi hanno visto luoghi distrutti, gente assassinata e speranze infrante; i suoi piedi hanno calpestato terre nobili macchiate dal sangue, le sue orecchie hanno udito boati che annunciavano un attacco nemico.
Mai come ora il libro di Peluso rappresenta una finestra sul Medioriente, uno strumento per conoscere e capire, un vademecum composto da parole e immagini che accompagnano per mano il lettore occidentale nella terra delle antiche civiltà mesopotamiche adesso, purtroppo, assassinate da guerre che in occidente si guardano alla tv e sono considerate tanto lontane.
Lorenzo Peluso ha dichiarato: “La speranza è che la comunità internazionale agisca presto.
In realtà questa è una guerra totale contro il popolo curdo”.