La sartoria campana, leader nel mondo, la storia raccontata in un libro.

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Qualche anno fa, il New York Times ha reso omaggio ai sarti partenopei, decretandone l’assoluta abilità e qualità. Ed in effetti l’alta arte sartoriale costituisce un indiscutibile segmento di quel “Made in Italy” frutto soprattutto del talento e della creatività.

L’ennesima testimonianza del successo dei nostri sarti in tutto il mondo viene dal libro “Sebastiano Di Rienzo, maestro del fashion internazionale” (De Luca editori d’arte) attraverso cui il giornalista Giampiero Castellotti rende omaggio ad uno dei principali creatori di abiti femminili che hanno vestito dive immortali come Silvana Pampanini, Virna Lisi, Sofia Loren, le gemelle Kessler e Brit Ekland, moglie di Peter Sellers. Ma anche, tra le tante, Pupella Maggio, Maria Grazia Cucinotta, Anna Valle e Sabrina Ferilli.

Di Rienzo fa parte di quella schiera di sarti meridionali che hanno conquistato tutto il mondo, servendo mezza Hollywood (come i calabresi Antonio Cristiani e Francesco Smalto) o i presidenti degli Stati Uniti (come i lucani Francesco De Pietro e Paolo Maronna, che hanno vestito rispettivamente Kennedy e Nixon, Clinton e George W. Bush).

Di Rienzo, che è stato presidente della prestigiosa Accademia dei sartori, ha alternato la carica negli anni con Mario Napolitano, classe 1938, campano di San Paolo Belsito, in provincia di Napoli. Specializzatosi a Nola nella sartoria Vincenzo Nazzaro, Napolitano dal 1953 è a Roma dove ha cominciato a lavorare nella sartoria civile e militare della Caserma della Cecchignola, diventando presto uno dei più stimati sarti della Capitale. Nel suo atelier romano ha realizzato abiti per manager, ambasciatori, politici e principi, specializzandosi in frac e abiti da cerimonia. Tra i suoi clienti anche i pugili Nino Benvenuti e Carlos Monzon.

Del resto la tradizione della sartoria campana è antichissima. Nel 1351 nella chiesa di Sant’Eligio al Mercato a Napoli nacque la Confraternita dei Sartori e nel Quattrocento fiorirono in tutto il territorio laboratori sartoriali e per la lavorazione della lana e della seta con produzioni richieste da tutte le corti europee. Nel Seicento, solo a Napoli, operavano oltre 600 artigiani della sartoria.

In tempi più recenti prima De Nicola, in via Partenope, poi Raffaele Sardonelli sono stati gli avanguardisti nell’esportare la tradizione partenopea oltre i confini nazionali. Tra i pionieri anche Mariano Rubinacci (prima bottega a metà del XIX secolo nei pressi del Maschio Angioino), Eddy Monetti (primo negozio di cappelli in via Toledo dal 1870), Eugenio Marinella (prima bottega nel 1914 sull’elegante Riviera Chiaia), Mario Muscariello e Davide Tofani (sartoria fondata nel 1954 dal padre Aristide Tofani).

Da non dimenticare l’ultrasecolare secolare Caracciolo sull’omonima via di Napoli, oggi gestita da Alessandro Di Micco e Nicola Giordano, che ha vestito, tra gli altri, Totò, De Filippo e Maradona; la sartoria Isaia, creata nel 1920 da Enrico Isaia, con marchio che ha raggiunto tutta l’Europa, l’America e l’Asia (dal 1957 a Casalnuovo); la sartoria aperta nel 1930 da Cesare Attolini, che ha vestito il re Vittorio Emanuele III e il Duca di Windsor, con laboratorio poi aperto a Casalnuovo; la sartoria di Salvatore Morziello in via Chiaia, tra i clienti il primo presidente della Repubblica De Nicola.

Nel 1952 ha preso il via l’azienda di Mario Valentino, indicato come il creatore del tacco a spillo e del mocassino da donna, nel 1957 quella di Luigi Borrelli, erede del piccolo laboratorio per il confezionamento di capi sartoriali attivato nel 1928 dalla madre Anna, mentre nel 1968 Ciro Paone ha creato “Kiton” (ad Arzano), bottega artigianale con oltre 40 sarti e che oggi conta oltre quaranta negozi in tutto il mondo.

“Il mito italiano è nato grazie al lavoro degli artigiani. E noi sarti, veri artigiani, rimaniamo i ‘sacri guardiani della linea, della sfumatura e del buon gusto’. La moda non è solo manualità e tecnica, è soprattutto testa. Anche perché esercitando questo mestiere c’è la necessità di relazionarsi costantemente a livello mondiale per monitorare le tendenze”. Parola di Sebastiano Di Rienzo, oltre sessant’anni di mestiere ai più alti livelli.

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