La seconda verità, il nuovo romanzo di Anna Verlezza.

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Prima uscita della nuova collana “I Superflui” della casa editrice ReaderForBlind, La
seconda verità, il romanzo di Anna Verlezza si può inserire nel genere del noir psicologico. Le
vicende si volgono nella mente dei personaggi, in un mondo carico di fallimenti nei rapporti umani e di voglia di rivalsa. Anna Verlezza sprigiona doti poetiche nel romanzo.

La seconda verità è un romanzo che bene rispecchia i problemi sociali della contemporaneità
e i dilemmi umani. Anna Verlezza ne scrive tracciando la realtà con sensibilità poetica e tale è lo  sguardo di Rita, la protagonista del romanzo, che contempla, interpreta e vive un’esistenza piena di  sfumature romantiche, ma con la decisione dei tratti nitidi.

Rita posò il bicchiere sul tavolino da fumo insieme alla rabbia. Si sedette sul divano e si prese la testa tra le  mani. Era troppo anche per lei. Un estraneo. Le stava raccontando una storia che non le apparteneva. Un  rapporto diventato altra vita in altre menti, in altre giornate che non erano mai state sue. Gli alieni  l’avevano rapita e gettata a vivere in un luogo mai visto per quarant’anni. Chi era Manuel? Perché  raccontarle quelle bugie? Aveva risucchiato avidamente le sue possibilità di scelta. Non aveva diritto di  coprirle gli occhi con il cemento.

BIOGRAFIA
Anna Verlezza nasce a Caserta. I suoi studi sono nel solco della giurisprudenza e delle scienze
religiose. È un’insegnante ora. L’incontro con la letteratura avviene tramite la poesia. I suoi lavori in  tal senso la consegnano nell’alveo dei cantori contemporanei i cui riconoscimenti ne sono la prova.
Premio Alda Merini, Chimera d’Oriente, Ali e radici, Il sorriso della poesia. Inoltre, eletta Senatrice  della poesia dall’ Accademia internazionale di Poesia Leopardiana.

Tra le sue pubblicazioni in prosa: la favola L’angelo che imparò a volare (Melagrana edizioni)
e i romanzi Nove volte donna (ed. Melagrana); La stanza di Beatrice (ed. Pegaso) e TR3NTASET7E
(ed. Melagrana).

LIBRO
Rita è la protagonista de La seconda verità e la sua storia si intreccia con le vite di altri
personaggi. Figlia della falsità e del profitto Rita cerca la strada che riesca a sistemare la sua vità, la  verità definitiva che la faccia uscire dalla condizione di perenne conflitto con sé stessa. Le menzogne  e i giochi dietro le quinte sono i veicoli principali dei fatti narrati, sono lo stratagemma che Anna  Verlezza utilizza per tessere le trame di un romanzo disperato. La soluzione giunge, inaspettata, ma  perfettamente coerente con le azioni della sua protagonista, dalla quale dipende la ricerca della verità.
Siamo al cospetto di un romanzo i cui personaggi si rivelano del tutto fuori dagli schemi e le cui  personalità sono tanto inaspettate quanto ordinarie.

Più che un semplice romanzo è una partitura d’inchiostro, un  romanzo che non concede ostaggi, un romanzo che ti inchioda alla vita  come dovrebbe essere la nostra, quella che troppo spesso dimentichiamo.



Così Gian Paolo Serino, noto critico letterario e musicale, definisce La seconda verità nella
prefazione a lui affidata e da lui accolta con entusiasmo. Rita, nelle sue avventure, cerca
disperatamente di riprendere in mano la sua vita, quella di cui si è dimenticata. Cerca i suoi genitori, cerca la sua indipendenza, cerca l’amore che crede meritare e la verità che troppo spesso ha sperato  ottenere. Attraverso un marito menzognero, un fratello attaccato ai suoi affetti e un collega che si  rivelerà più spietato tra tutti, prenderà di petto le proprie paure, che, solo affrontando, riuscirà a  superarle per ottenere la propria verità, una Seconda verità.

A cavallo tra il romanzo familiare di  Alba de Cespedes e il noir metropolitano di Modiano, tra i cavilli della vita privata e i reati di  un mondo ancora troppo misogino, un grido di reazione, una riconquista della propria essenza  sgorgano tra le righe de La seconda verità.

ESTRATTO
Un tavolo da quattro occupato da tre persone che si incontravano per la prima volta in quella veste fu  testimone di una decisione che era costata una tempesta. L’aria sembrava diversa, come se la composizione  chimica fosse cambiata improvvisamente. Pochi giorni prima era stata in quello stesso ristorante con  Alessandro per festeggiare qualcosa di importante e ora si ritrovava lì, si sarebbe seduta nuovamente per  chiudere con il passato e ripartire, oppure riaprire tutte le possibilità. Una settimana intera a discutere con  Alberto. Lei avrebbe voluto bruciare le lettere insieme a una verità difficile da metabolizzare. Una verità  ripiegata su se stessa e lasciata in attesa di tempi migliori. Alberto invece aveva insistito sulla necessità di
dare all’uomo la possibilità di spiegare oltre lo scritto di quel testamento preparato negli anni. «In fondo è  un uomo che si avvia alla morte», aveva detto alla sorella. Aveva bevuto litri di caffè, misurato il tempo dei  discorsi, della sottrazione di giorni di vita da dedicare alla decisione e, alla fine, Rita aveva accettato di  incontrare una persona da cui si sentiva tradita due volte. Il tavolo era sul lato della parete esterna del  locale. Un ristorante a la carte molto rinomato. Aperto nel 1956, era passato alla gestione del figlio del  primo proprietario. Grandi vetrate e arredo da caffè letterario viennese dell’Ottocento, accoglieva i clienti  in un lusso discreto di poltroncine tappezzate di raso indaco come le tende e posate in argento. Erano stati  invitati dall’uomo che li stava già attendendo all’interno, quando arrivarono. Lei fu colta da un improvviso  desiderio di scappare. Non era ancora entrata, quindi non aveva ancora accettato l’invito. Alberto capì e la  sostenne prevedendo un capogiro. Entrarono e l’uomo si alzò quando li vide avvicinarsi 
Ci furono attimi di silenzio pulito. Un silenzio senza offesa per nessuno. Poi ognuno si sedette a un posto che  aveva scelto per esigenza di spazio mentale.
«Chi inizia?»

 

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