Lasciare un lavoro sicuro e diventare editor per amore della scrittura, della lettura, dei libri. Il coraggio di Barbara Parodi e Anna Russo, giovani editor della provincia di Pavia e di Napoli, che hanno messo da parte rispettivamente un lavoro da professoressa di filosofia e uno da farmacista per lanciarsi nell’editoria con la loro piccola casa editrice che, nel momento in cui forte morde la crisi, sta riscuotendo grande successo.
Non è facile fare l’editor, un lavoro dietro le quinte essenziale per ottenere un prodotto pubblicabile. L’editor riduce la trama di un libro a una ‘geometrica coerenza’. Usa il microscopio, rilegge e rilegge. Ma alla fine a chi risponde l’editor? “L’editor risponde in primis al testo e alle regole della narrativa da applicargli per dare a quest’ultimo la possibilità di risplendere al meglio – ha detto Russo -. Quindi sì, taglia cuce, smuove la struttura se necessario, ma questo deve essere sempre in accordo con l’autore e la casa editrice”. Per Parodi “un editor ha diversi ‘datori di lavoro’. Il primo è il narratore, il secondo è l’autore e il terzo è la casa editrice.
Quando dico narratore intendo la voce narrante: esistono regole nella narratologia, esistono canoni da seguire. Un buon editor conosce le regole, sa districarsi nell’evoluzione degli stili narrativi e sa rapportarsi con il mercato contemporaneo. l lavoro dell’editor non è quindi un mestiere facile, non bisogna pensare alla sua figura come a un cerbero pronto a sbranare il testo. Un editor ama il testo e lo rispetta, ed è con questo stato d’animo che si mette all’opera. Non ha volontà di stravolgere, ma solo di rendere perfetto ciò che un autore ha messo per iscritto”.
Cinquanta autori in scuderia, 21 titoli pubblicati in un anno, tre ‘uscite’ al mese, letture nelle scuole, testi che conquistano record sulle principali piattaforme di e-commerce.
Ma c’è bisogno di lettori. “Leggete, leggete, leggete – concludono Russo e Parodi -. E per dirla con Rodari: ‘Vorrei che tutti leggessero, non per diventare letterati o poeti, ma perché nessuno sia più schiavo'” (ANSA).