Storia dell’Italia moderata, lo storico Eugenio Capozzi presenta il suo libro giovedì 20 al Suor Orsola con De Mita.

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Che cosa hanno rappresentato i moderati nella democrazia italiana? Che fine hanno fatto i moderati nell’epoca del bipolarismo berlusconiano, in quella dei governi ‘tecnici’, e infine nell’attuale fase?  Sono alcuni degli interrogativi a cui tra storia, attualità e prospettive future prova a rispondere “Storia dell’Italia moderata. Destre, centro, anti-ideologia, antipolitica nel secondo dopoguerra (Rubbettino Editore), l’ultimo libro di Eugenio Capozzi, professore ordinario di Storia contemporanea all’Università Suor Orsola Benincasa.

Giovedì 20 Aprile alle ore 16 nella Biblioteca Pagliara del Suor Orsola la presentazione del volume in anteprima nazionale con la partecipazione dell’ex presidente del Consiglio, Ciriaco De Mita, condirettore della Scuola di Alti Studi Politici del Suor Orsola, del Rettore del Suor Orsola, Lucio d’Alessandro, dello storico Piero Craveri, del giornalista Marco Demarco, editorialista de “Il Corriere della Sera” e direttore della Scuola di Giornalismo “Suor Orsola Benincasa” e del presidente della Fondazione Mezzogiorno Europa, Umberto Ranieri.

 

Presentazione del volume

Il libro di Eugenio Capozzi cerca di ricostruire una storia del moderatismo di epoca repubblicana, soffermandosi su fenomeni significativi del suo tessuto politico e culturale lungo il tormentato percorso tra la prima e la seconda Repubblica e oltre, nel territorio ancora indefinito di una democrazia sempre più «liquida» e leaderistica.

Perché nell’Italia repubblicana è sempre mancata una chiara contrapposizione tra una sinistra socialista e una destra liberale e conservatrice? In che modo si sono legati nella politica italiana anticomunismo, cattolicesimo democratico, riformismo? C’è ancora un futuro per questa categoria, o è da considerare del tutto superata? Sono gli interrogativi a cui il libro di Capozzi prova a dare una risposta evidenziando come in Italia non è mai esistita una stabile destra conservatrice o liberale. Al suo posto emerge volta a volta un’area magmatica e inquieta di resistenza a minacce di instabilità e sovversione, che in genere viene definita e si definisce «moderata». Nel secondo dopoguerra essa si aggrega in nome dell’anticomunismo, ma più in generale dell’avversione all’ideologizzazione della vita pubblica e all’egemonia dei partiti, manifestando aspirazioni sempre incompiute ad uno schieramento coeso di centrodestra ma anche un’insofferenza di fondo che concorre, tra l’altro, all’esplosione del fenomeno antipolitico.

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