Alternanza scuola lavoro, studenti di nuovo in piazza.

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Studenti in piazza oggi a Napoli per la manifestazione regionale promossa dall’UdS “contro lo sfruttamento in alternanza, per l’abolizione della buona scuola, per un’istruzione gratuita e di qualità”.

Migliaia di ragazzi, provenienti dagli istituti di varie città campane, hanno sfilato in corteo da piazza Garibaldi, diretti al palazzo della Giunta Regionale in via Santa Lucia.

Tra gli striscioni presenti nel corteo, quelli degli studenti medi di Napoli, Salerno e Castellammare.

“Vogliamo rompere le catene dello sfruttamento – spiega Marco Galatro, membro dell’Unione degli Studenti della Campania -per questo oggi siamo scesi in piazza con le tute blu e ci siamo appellati alle lavoratrici e ai lavoratori”.

“Paghiamo per andare a scuola – precisa Arianna Antonilli, dell’Uds di Napoli – per comprare i libri, il materiale scolastico, il contributo volontario che spacciano per obbligatorio, i trasporti. Ora paghiamo anche per svolgere l’alternanza”. (ANSA)

da UdS Campania riceviamo e pubblichiamo

Oggi 24 Novembre le studentesse e gli studenti della Campania hanno invaso Napoli con un corteo regionale, organizzato dall’Unione degli Studenti Campania, partito da Piazza Garibaldi e terminato con un’assemblea sotto il palazzo della giunta regionale in via Santa Lucia.
“Vogliamo rompere le catene dello sfruttamento, per questo oggi siamo scesi a con le tute blu e ci siamo appellati alle lavoratrici e ai lavoratori: non accettiamo la guerra tra i poveri, tra gli sfruttati e tra le generazioni che ci stanno imponendo. Vogliamo tutto per tutti, e mettere in discussione questo sistema partendo dalla nostra condizione: noi studenti siamo l’ultimo anello della catena dello sfruttamento, lo stesso che può spezzarla!” afferma Marco Galatro, membro dell’Unione degli Studenti Campania.
“Paghiamo per andare a scuola, per comprare i libri, il materiale scolastico, il contributo volontario che lo spacciano per obbligatorio, i trasporti. Ora paghiamo anche per svolgere l’alternanza! Tra il pagare i trasporti per raggiungere i luoghi dell’alternanza, il cibo e il materiale (come le studentesse e gli studenti dell’istituto nautico di Napoli che hanno speso intorno ai €250 solo per le divise), anche l’alternanza diventa inaccessibile a chi non può permetterselo” – continua Arianna Antonilli dell’UDS Napoli –  “per completare le ore di alternanza è capitato anche di fare semplici viaggi di istruzione, contati però come ore di alternanza, e quindi di dover spendere obbligatoriamente centinaia e centinaia di euro per vedersi accreditate queste ore.”

Infatti gli investimento sui progetti di alternanza (comma 39 della legge 107) è stato tagliato quest’anno di 1,6 milioni, l’anno prossimo ci sarà un ulteriore taglio di 2 milioni, e dal 2019 si stabilizzerà il taglio di 3 milioni di euro all’anno. Al contrario, nella Legge di Stabilità 2018 il Governo, chinandosi alle richieste di Confindustria, dei privati e delle multinazionali, incrementerà gli incentivi per le aziende che ospitano gli studenti in alternanza, arrivando a regalare – in proiezione – 46 milioni di euro alle aziende. E’ una prova chiara del fatto che l’alternanza, intesa come politica attiva sul lavoro, serve a dopare i risultati sull’occupazione giovanile e a continuare a regalare i soldi alle imprese private e definanziare l’istruzione, subordinando i saperi alle esigenze del mercato.

 
“Oggi siamo in piazza per conquistare i diritti” – afferma Alfonso Romano, rappresentante di istituto del Liceo Caccioppoli di Scafati – “nella mia scuola abbiamo fatto approvare, dopo aver discusso nelle assemblee a scuola, lo Statuto delle Studentesse e degli Studenti in Alternanza. Dopo un lungo percorso di partecipazione e protagonismo studentesco, siamo riusciti a fare in modo che l’alternanza diventi veramente una metodologia didattica: con lo Statuto decideremo noi sui nostri progetti: avremo la garanzia di diritti circa la gratuità e la tempistica dei percorsi di studio, la qualità della formazione, il diritto al recupero, la non immissione nella catena produttiva e il rispetto dei principi etici da parte delle aziende: bloccheremo l’alternanza proposta da aziende che non certificano l’estraneità con le camorre, con l’inquinamento del territorio e con chi non rispetta i diritti dei lavoratori. Ma questo non basta: vogliamo che lo Statuto sia discusso e approvato in ogni scuola, dall’Ufficio scolastico regionale e dal ministero. Se il Miur e la cara Ministra Fedeli pensano di avere via libera, in occasione degli stati generali dell’alternanza convocati per il 16 Dicembre, noi li invitiamo per stare all’erta: per troppo tempo ci avete rubato il nostro presente, ora siamo pronti per sabotare e sovvertire! Pretendiamo l’abolizione della Buona Scuola e non faremo nessun passo indietro!”
Le studentesse e gli studenti sono scesi in piazza anche per denunciare le condizioni fatiscenti degli edifici scolastici in Campania, rivendicando un maggior finanziamento e un piano straordinario per la messa in sicurezza delle scuole, oltre alla trasparenza e al coinvolgimento studentesco sui finanziamenti dei progetti di manutenzione, costruzione e innovazione delle scuole.
“Il Governo Regionale negli ultimi mesi ha fissato, in giro per la Campania, manifesti spot sul suo lavoro per gli studenti. Per noi queste misure sono insufficienti e rappresentano soltanto mere bugie a scopo propagandistico” – chiude il Coordinatore Regionale dell’Unione degli Studenti Campania, Gigi Cannavacciuolo – “De Luca&co. rivendicano in giro il finanziamento del diritto allo studio quando invece non si stanzia un euro sulla legge regionale sul diritto allo studio. Il progetto Scuola Viva è finanziato da fondi europei, la Regione non caccia una lira, anzi, si permette di revocare il finanziamento se non si mette il logo del progetto ben in mostra fuori la scuola. Sono soldi estemporanei, non finanziamenti strutturali, che non garantiscono a tutte e tutti il diritto allo studio. Bisogna puntare sull’accesso all’istruzione, e questo non lo si fa con progetti una tantum ed in itinere, dando gli strumenti a chi ce li ha già e lasciando indietro, come sempre, i più deboli.”
Lanciamo oggi la campagna “Ma quale regione per gli studenti?”, dandoci appuntamento nelle assemblee che condurremo in ogni scuola e in ogni città per aprire una fase di attacco: cambieremo la nostra regione, partendo dalla lotta per il finanziamento per il diritto allo studio per garantire a tutte e tutti l’istruzione gratuita e di qualità, liberando i saperi dagli interessi privati.
Siamo la bufera che non si ferma. Rovesciamo il presente.

 

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