Non una malattia, ma un disturbo dell’apprendimento con forti ricadute sociali: la dislessia, e le altre problematiche connesse, sono causa di abbandono scolastico e, nelle realtà particolarmente disagiate, del conseguente coinvolgimento dei ragazzi nelle attività criminali. Con questo approccio, la commissione Politiche sociali, presieduta da Massimo Cilenti, ha incontrato oggi la dottoressa Giovanna Gaeta dell’Associazione Italiana Dislessia che alla luce della propria esperienza ha lanciato un forte allarme.
Nelle indagini condotte nell’istituto minorile di Nisida nel 2008 e nel 2018 – prima e dopo la legge 170/2010 che ha riconosciuto dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia come disturbi dell’apprendimento – le percentuali dei minori coinvolti in questo disturbo erano altissime, intorno al 70%. Ancora oggi, la Campania è fanalino di coda nella diagnosi della dislessia, attestandosi all’1% contro il 4 – 5% delle regioni del Centro Nord. Sia chiaro, ha spiegato Gaeta, da questo disturbo non si guarisce, ma la diagnosi, per la quale il periodo migliore è tra la seconda e la terza classe della scuola elementare, può consentire a tanti ragazzini, prima tacciati di “svogliatezza”, di proseguire gli studi fino all’università.
Il Comune, ha proposto il presidente Cilenti, proprio perché cosciente delle ricadute sociali della dislessia, può farsi promotore di un progetto pilota che, nella sinergia tra scuola, Azienda Sanitaria Locale e servizi sociali, renda possibile uno screening annuale per aiutare le insegnanti ad individuare il disturbo ed attivare i necessari percorsi di prevenzione del disagio sociale.
Tutti i consiglieri intervenuti hanno accolto la proposta, osservando che è fondamentale la cooperazione tra le diverse istituzioni (Sergio Colella di Manfredi Sindaco); che nella scuola ormai c’è attenzione al fenomeno e che piuttosto la difficoltà è nel fatto che le famiglie spesso non vogliono accettare questa realtà (Maria Grazia Vitelli del Partito Democratico); che, nel passare al piano operativo, è opportuno progettare strumenti di sensibilizzazione e formazione rivolti anche al personale delle scuole dell’infanzia (Iris Savastano di Forza Italia); che la redazione del nuovo Piano Sociale di Zona può essere l’occasione per colmare gli squilibri tra i territori, che ancora si registrano, nell’affrontare la problematica (Rosario Andreozzi di Napoli Solidale Europa Verde).