Per non dimenticare l’orrore della Shoah, per ricordare le vittime dell’Olocausto e delle leggi razziali dell’Italia fascista e della Germania nazista, nonché coloro che hanno messo a rischio la propria vita per proteggere i perseguitati ebrei e non, stamane, nella sala Chollet della Fondazione Villaggio dei Ragazzi, si è celebrata “la Giornata della Memoria”, istituita in Italia, ufficialmente, con la L. 211/2005, in ricordo del 26 gennaio 1945, allorquando l’esercito sovietico aprì i cancelli di ingresso al campo di sterminio nazista di Aushwitz, in Polonia, scoprendo e divulgando al mondo intero gli orrori che vi si consumavano all’interno. L’evento, organizzato dalle scuole dell’Ente maddalonese fondato dal sacerdote Don Salvatore d’Angelo 70 anni or sono, si è caratterizzato per la presentazione, da parte degli studenti, di una serie di iniziative teatrali, musicali, cinematografiche e letterarie sul genocidio nazista, che costò la vita a milioni di ebrei in tutta Europa, di entrambi i sessi e di tutte le età, perché ritenuti “indesiderabili”. “E’ un bene ricordare una siffatta barbarie – ha affermato il dott. Felicio De Luca, Commissario Straordinario dell’Ente calatino – perché con la scomparsa degli ultimi superstiti, testimoni oculari di una delle più grandi tragedie della storia, c’è il rischio che tutti noi, le nuove generazioni in particolare, possano dimenticare”.
“Si è scelta questa tipologia di celebrazione – ha dichiarato Pietro Napolitano, dirigente scolastico – nella convinzione che questa sia una forma di narrativa, capace di testimoniare, con vigore, soprattutto ai ragazzi, il processo di degradazione fisica e morale a cui erano sottoposti i prigionieri che vivevano nell’ambiente concentrazionario”.
“Manifestazioni del genere – ha proseguito la dirigente scolastica Giovanna D’Onofrio – servono per far comprendere ai nostri studenti che è indispensabile ricordare ciò che è accaduto e per aiutarli, attraverso la conoscenza della storia, a sviluppare un senso di empatia nei confronti di popolazioni che ancora oggi vivono in condizioni disagiate o sono maltrattate a causa di pregiudizi”.