I fondi stanziati dal Pnrr potrebbero rivelarsi l’ennesima occasione persa per rilanciare il sistema scolastico italiano: dalla riforma del reclutamento dei docenti agli investimenti su nidi e scuola dell’infanzia, fino al rinnovo del patrimonio edilizio e al contrasto alla dispersione scolastica, il governo avrebbe dovuto investire risorse e strumenti eccezionali per segnare una svolta che è prima di tutto culturale in un paese come l’Italia dove per la politica l’istruzione è solo un costo passivo e non uno strumento per formare le future generazioni. E’ questo in sintesi il messaggio lanciato dall’undicesimo congresso dell’Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici in corso da oggi fino al 14 maggio a Pimonte (Napoli).
L’Andis è la più grande e antica associazione professionale (non sindacale) dei dirigenti scolastici, è stata fondata nel 1988 e ad oggi conta più di mille dirigenti scolastici iscritti in tutte le regioni d’Italia.
Nella sua relazione introduttiva il presidente Paolino Marotta ha puntato il dito sulla “necessità di affrontare la questione dei bassi risultati degli apprendimenti e della dispersione scolastica investendo di più sull’insegnamento, al fine di renderlo maggiormente personalizzato e motivante”.
A parere dell’Andis, ha spiegato Marotta, “va nella giusta direzione la riforma del sistema di reclutamento e di formazione iniziale e continua dei docenti che il Governo ha varato con il Decreto Legge 24 aprile 2022 n.36 nell’ambito delle semplificazioni per l’attuazione del PNRR.
Quanto alle risorse per nidi e scuole dell’infanzia “scopriamo oggi che l’investimento previsto nel PNRR si limita a prevedere che entro il 2026 si possa disporre di un numero di locali tali da determinare un aumento di circa 228.000 nuovi posti tra asili nido e infanzia. Credo che di questo passo sarà difficile combattere le povertà educative e ridurre le disuguaglianze”.
Giudizio negativo anche per quanto concerne l’edilizia scolastica: “manca un piano nazionale di riqualificazione e di ammodernamento degli edifici scolastici, che risolva sia il problema della sicurezza che quello della funzionalità pedagogica e didattica degli ambienti di apprendimento. Con un documento del 2021 avevamo segnalato al Ministro dell’Istruzione che il fondo di 800 milioni, previsto nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per il risanamento strutturale degli edifici scolastici, sarebbe risultato sicuramente insufficiente rispetto agli obiettivi dichiarati, dal momento che il patrimonio edilizio della scuola italiana comprende 43.000 edifici e che la maggior parte di essi versa in stato di avanzato degrado o sorge in zona a rischio sismico e ambientale”.