intervista a cura della giornalista pubblicista Ilaria Solazzo
Il mondo intero conosce il nome di Elvis Presley, il “Re” del rock and roll, il primo artista ad aver venduto oltre 1 miliardo di copie del suo disco. Ma che una parte del suo successo lo debba alla tradizione e alla cultura napoletana forse in tanti lo ignorano. Abbiamo chiesto lumi in proposito al giornalista e scrittore Paolo Borgognone che a Presley ha dedicato un libro “Io Elvis”, pubblicato da Diarkos Editore
Intervista
Ilaria – È vero che Elvis Presley è uno dei grandi cantanti napoletani di tutti i tempi?
Paolo – Magari per qualcuno è una sorpresa, ma le cose stanno proprio così. Il re del rock era nato lontanissimo dal Golfo, a Tupelo in Mississippi, nel profondo sud degli Stati Uniti. Ma una parte del suo successo ha radici napoletane. Nel 1960, infatti, appena tornato dal servizio militare in Germania, Elvis pubblicò un singolo intitolato “It’s Now or Never” che altro non era che un riadattamento in inglese della canzone più partenopea che esista, “O Sole mio”, originariamente scritta da Giovanni Capurro e musicata da Eduardo di Capua e Alfredo Mazzucchi nel 1898.
Ilaria – Ma come è potuto succedere?
Paolo – In realtà “O Sole mio”, sicuramente portata in America dalle ondate migratorie degli italiani in cerca di fortuna, era stata già eseguita in inglese nel 1949 da un cantante che si chiamava Tony Martin. Elvis ascoltò questo brano mentre era in Germania e se ne innamorò, tanto che volle farne una sua riedizione e affidò la scrittura del testo a Wally Gold e Aaron Schroeder.
Ilaria – E fu un successo…
Paolo – Clamoroso! Questo disco vendette 20 milioni di copie: nessun’altro singolo di Presley è andato così bene. E poi è una versione immortale: pensate che l’ultima volta che è entrata nelle classifiche è stato nel 2005, a 27 anni dalla morte di Presley.
Ilaria – L’idea gli piacque così tanto che l’anno dopo tornò alla carica
Paolo – Tradurre e riproporre al pubblico americano e mondiale quelle melodie straordinarie nate dalla cultura musicale napoletana fu un colpo di genio. Nel 1961 venero scomodati addirittura Doc Pomus e Mort Shuman, che erano due dei parolieri preferiti da Presley per riproporre una versione di “Torna a Surriento” che diventa “Surrender”. Una canzone che era stata già cantata (in italiano) da Frank Sinatra nel 1959 e di cui esistono decine di edizioni. La versione di Elvis diventò numero uno in America e in Inghilterra e in Italia fu solo seconda.
Ilaria – Dopo due adattamenti napoletani tanto liberi quanto fortunati, nel 1965 Elvis ci riprova ed inserisce nell’album “Elvis for Everyone” il classicone “Santa Lucia”, nella versione di Teodoro Cottrau del 1849. E, stavolta, in italiano…
Paolo – Una storia pazzesca. In realtà la canzone appariva, in sottofondo, in uno dei film di Elvis, “Viva Las Vegas” del 1964. In pratica era stata registrata una parte del brano, poi Presley ci reincise sopra con la sua voce sognante e un accento che – evidentemente – fa un po’ sorridere. Ma l’interpretazione, anche se breve e chi ha orecchio ci dice fosse anche incisa fuori tempo, rimane straordinaria. D’altro canto, se metti insieme il Re della musica e le canzoni più belle ed emozionanti di sempre, che risultato ti puoi aspettare?