Non vedo, non sento, non parlo, presentato ad Aversa il progetto per il contrasto alla povertà educativa.

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Si è tenuta questa mattina presso la sala consiliare del comune di Aversa, la conferenza stampa di presentazione del progetto regionale “Non vedo, non sento, non parlo”, selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, e promosso dalla cooperativa sociale La Goccia di Avellino in qualità di soggetto capofila, nel bando Ricucire i Sogni – Iniziativa a favore dei minori vittime di maltrattamento.

Ad organizzare la tappa nella provincia di Caserta, dopo le precedenti a Napoli, Benevento e Salerno e in vista della prossima ad Avellino, la cooperativa sociale UOMO, partner locale del progetto di contrasto al maltrattamento dei minori, le cui azioni sono state presentate dalla dottoressa Teresa Orrea, Pedagogista clinico e mediatore familiare – Presidente e Referente della Cooperativa Sociale Uomo: “Il progetto nasce dalla consapevolezza che la sola presa in carico del minore maltrattato non basta, bisogna costruire un percorso di cura e sostegno per lui e la famiglia. Per questo serve la collaborazione di tutti gli attori sociali che lavorano per mettere in campo azioni volte alla tutela dei minori. Forze dell’ordine, medici, scuole e operatori del terzo settore, cooperare nel progetto per imparare a riconoscere i segnali di maltrattamento e intervenire correttamente. Maglia nera alla Campania, insieme ad altre regioni del Sud Italia, riguardo i casi di maltrattamento dei minori, per questo è importante intervenire sia nella sensibilizzazione al tema che nella cura del trauma”.

E di cura del trauma con l’approccio EMDR, introdotto in via sperimentale nel percorso di cura dei minori maltrattati in Campania proprio grazie al progetto “Non vedo, non sento, non parlo”, ha parlato la dottoressa Giuseppina Vallefuoco, Psicoterapeuta Esperta in EMDR: “Il trauma è una ferita dell’anima che rompe il modo di vedere e vivere il mondo. Nel corso della nostra vita viviamo esperienze potenzialmente traumatiche che possono derivare da umiliazioni o discussioni violente con l’adulto di riferimento, e altri tipi di traumi che noi EMDR definiamo con la T maiuscola, situazioni più gravi. Ma entrambi i tipi di esperienza possono portare allo stesso quadro sintomatologico dal punto di vista emotivo. Il nostro intervento mira ad una riorganizzazione a livello neurobiologico della persona traumatizzata. Per i bambini il trauma è tutto ciò che li pone in condizioni di oppressione. Se poi non possono contare neanche sulla figura di riferimento, possono ritrovarsi in condizioni di sviluppo molto carenti e precarie, perché non hanno una visione equilibrata della vita e di sé stessi. L’EMDR interviene per comprendere il comportamento cognitivo del bambino mediante la stimolazione bilaterale alternata. Ed è molto importante intervenire sul trauma perché il passato deve essere un riferimento, ma non un luogo dove rimanere intrappolati”.

È intervenuta anche l’avvocatessa Sara Rotundo, Presidente Camera Minorile Multiprofessionale del Tribunale Napoli Nord: “La violenza sui minori è così tanta e diversificata che è impossibile descriverla. Alcune situazioni diventano ancora più critiche perché non sempre i percorsi istituzionali sono i migliori per il minore. In quanto avvocato mi imbatto spesso in situazioni di trauma per i minori che vivono, ad esempio, la separazione dei genitori. Il minore non dovrebbe essere coinvolto, ma ascoltato in quello che prova, perché talvolta si ritrova a subire una vera e propria violenza psicologica. Per cui mi auguro che progetti come questo possano attecchire sempre più nei nostri territori, perché ne abbiamo veramente bisogno per imparare innanzitutto ad ascoltare i bambini e i ragazzi che vivono una situazione di maltrattamento, in particolare all’interno del contesto familiare”.

È proprio all’interno delle mura domestiche, infatti, che avviene il 90% dei casi di maltrattamenti e abusi, come sottolineato dal dottor Emilio Di Fusco, Assistente Sociale del Servizio Sociale professionale del Comune di Aversa: “Abbiamo la necessità di interrogarci sulle dinamiche familiari, poiché il 90% delle violenze avviene proprio in famiglia. Uno degli aspetti più interessanti del progetto riguarda la formazione specialistica rivolta agli operatori, perché noi operatori necessitiamo di formazione costante sia per non incorrere in una ripetizione del trauma per gli assistiti, sia per non sentire su noi stessi il peso delle vicende ed essere più funzionali nella presa in carico”.

Presenta all’incontro anche la dottoressa Gemma Accardo, Coordinatrice dell’Ambito Territoriale C06: “La violenza nei confronti di un minore è ancora più deprecabile perché il minore, soprattutto quando subisce un maltrattamento, è il più debole di tutti. Il mio auspicio è che questo progetto punti a far venir fuori le situazioni e a individuare i comportamenti dai quali si desume il malessere, poiché i minori oltre ad avere difficoltà nel percepire la violenza stessa, non hanno nemmeno strumenti di denuncia. Per cui è importante la formazione del personale che opera a contatto con loro. Così come è fondamentale fare rete tra enti, individuare compiti e responsabilità di chi opera attraverso la formazione, e imparare ad ascoltare per prevenire e dunque ridurre il fenomeno”.

I complimenti al progetto sono arrivati anche dal dottor Francesco Iannucci, Presidente dell’Associazione di Volontariato CAM – Centro di Animazione Missionaria: “Complimenti alle azioni messe in campo dal progetto che andranno sicuramente ad arricchire i servizi già esistenti, all’amministrazione comunale di Aversa che ha chiesto la collaborazione delle associazioni per stabilire la finalità sociale di un bene locale confiscato, partendo da un’analisi dei bisogni. Struttura diventata un Centro polifunzionale per l’affidamento familiare e che va, dunque, proprio nella direzione di questo progetto. La cooperazione è ciò che dovrebbe essere sempre più forte, in cui anche il volontariato fa la sua parte insieme a figure professionali che sanno bene ciò che fanno, poiché si interviene su qualcosa di molto delicato e complesso. Sono contento di essere qui oggi e di vedere uno sviluppo ulteriore della cooperativa UOMO”.

Le conclusioni sono state affidate al sindaco del comune di Aversa, dottor Alfonso Golia: “Siamo in cammino dal 2019 cercando di porci in situazione di ascolto e puntando tutto sulla co-progettazione. Uno degli elementi di forza di questi progetti per la pubblica amministrazione è ricevere informazioni dettagliate sulle condizioni del nostro territorio, una base di partenza per individuare politiche innovative e risolutive per debellare la piaga di cui stiamo parlando. È fondamentale entrare nelle scuole dove ci sono i primi campanelli di allarme di disagio sociale. Il terzo settore è protagonista delle politiche e dei processi sociali, per cui vi è la necessità di riprogrammare ed avere a disposizione più assistenti sociali. Invito i presenti a partecipare al tavolo di co-progettazione, la strada per migliorare per fare insieme e fare bene”.

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