E’ allarme obesità in Campania, entro il 2020 più del 50% della popolazione a rischio.

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“Dall’80 ad oggi l’obesità è triplicata e nei prossimi dieci anni si prevede un ulteriore aumento, verificando i dati di ‘Okkio alla Salute’ che già indicano in Campania il 46% di sovrappeso e obesi è facile prevedere che entro il 2020 più di un campano su due sarà a rischio andando ad aggravare la situazione già disastrosa per i cittadini campani che detengono il record negativo sia tra gli adulti che tra i minori e si può prevedere una mortalità maggiore per questi motivi. E ad aggravare la situazione diventa sempre più difficile curarsi perché l’ultimo decreto regionale (decreto n° 4 del 17/01/2018) ha contribuito a rendere ancora più difficile la fruibilità di pacchetti ambulatoriali complessi per l’obesità. Per questo motivo abbiamo realizzato una due giorni con i massimi esperti nazionali del settore per confrontare terapie, dati, sperimentazioni e soprattutto per lanciare un adeguato programma di nutrizione, educazione e ricerca nel settore”. Lo ha dichiarato Annamaria Colao, professore Ordinario di Endocrinologia, Università Federico II Napoli che ha organizzato il congresso insieme a Silvia Savastano, professore associato di Endocrinologia, Luigi Barrea Nutrizionista, Giovanna Muscogiuri Endocrinologa.

Il simposio è cominciato oggi alla presenza del direttore della scuola di medicina Luigi Califano, del professore della Sapienza di Roma Andrea Lenzi, del presidente della Società italiana dell’obesità Fabrizio Muratori con discussioni sulle complicanze endocrine e metaboliche del paziente obeso, il deficit di vitamina D, l’approccio farmacologico e le problematiche legate alla tiroide.

Si proseguirà nella giornata di domani 6 marzo con le ricerche, le terapie, la chirurgia bariatrica, le diete e l’incidenza sulla fertilità e la sessualità nei pazienti obesi. Un confronto a tutto tondo sul tema che riguarda migliaia di persone. “Anche in tali contesti scientifici va ricordato che la prevenzione primaria, oltre a garantire un abbassamento delle percentuali di malati, riduce anche i costi per la sanità pubblica. Intendiamo così anche ribaltare l’approccio alla cura delle malattie. Bisogna ricercare le cause più che mirare alla semplice terapia sugli effetti.

E lo stile di vita, il mangiare bene, il dormire adeguatamente, l’esercizio fisico, rappresentano un elemento essenziale per ridurre l’impatto che le malattie hanno sulla nostra popolazione che purtroppo continua ad avere percentuali troppo alte di obesi e grandi obesi. OPERA (ovvero Obesity Programs of nutrition, Education, Research, Assessment of the best treatment) vuol rappresentare il miglior strumento per attivare ancor più concretamente la comunità scientifica in questo campo”, prosegue Annamaria Colao. “L’obesità risulta essere un problema che riguarda principalmente le categorie sociali svantaggiate, vale a dire la fascia di popolazione che presenta minori livelli di istruzione e maggiori difficoltà ad accedere all’assistenza medica, a causa dei bassi livelli di reddito.

Nonostante la Campania detenga il primato per la percentuale di obesi sul territorio italiano, l’ultimo decreto regionale ha contribuito a rendere ancora più difficile la fruibilità di pacchetti ambulatoriali complessi per l’obesità demandando ai medici di base e ai pediatri la prescrizione dei singoli codici delle prestazioni incluse nel pacchetto, producendo ricette separate per ogni prestazione appartenente ad una branca specialistica diversa. Questa modalità di prescrizione del PAC non consentirà al paziente obeso di avere nessun vantaggio rispetto all’esecuzione dei singoli esami e consulenze non inseriti all’interno di un percorso assistenziale, rendendo difficoltoso una seria presa in carico dei bisogni complessi e rendendo i percorsi assistenziali non lineari e fruibili per professionisti e pazienti. Il tutto si tradurrà in una mancata prevenzione e trattamento delle patologie che si associano all’obesità (diabete mellito di tipo 2, malattie cardiovascolari, tumori, malattie osteoarticolari) che attualmente sono quelle che maggiormente gravano  sulla spesa del Sistema Sanitario Nazionale che, secondo quanto da noi indicato sul paper pubblicato nel 2017 nel British medical journal i soggetti obesi hanno una aumentata spesa farmaceutica, di ospedalizzazioni e di accesso alle cure territoriali con un aggravio di spesa raddoppiato rispetto al normopeso per annuo che moltiplicato per paziente ci farebbe raggiungere 4,5 miliardi annui in Italia”, conclude Annamaria Colao che proprio in questi giorni è salita nella lista degli scienziati italiani nel mondo al 25 posto, prima assoluta dell’endocrinologia italiana, seconda come campana dietro Vincenzo Di Marzo e terza tra le top Italian Women Scientists.

 

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