Circa 6.000 pazienti colpiti e 600 nuove diagnosi ogni anno. Sono questi i numeri di prevalenza e incidenza dell’artrite psoriasica, patologia poco conosciuta, che purtroppo ha un impatto importante sulla qualità di vita e sulle relazioni sociali. Reumatologo e dermatologo hanno un ruolo chiave nel percorso diagnostico del paziente e nella successiva scelta del trattamento, proprio per questo il Policlinico Vanvitelli ha dato vita ad un ambulatorio congiunto diretto dai professori Francesco Ciccia (direttore dell’U.O.C. di Reumatologia) e Giuseppe Argenziano (Clinica Dermatologica).
Ma quali sono le caratteristiche dell’artrite psoriasica? Semplificando si può dire che la si tratta di una malattia infiammatoria autoimmune, che colpisce le articolazioni e compare generalmente fra i 30 e i 50 anni. Purtroppo si tratta di una patologia dalla quale, ancora oggi, non si può guarire. In sostanza, si tratta dunque di una forma di artrite cronica molto complessa, che – come suggerisce il nome – è strettamente legata alla psoriasi. Entrambe caratterizzate da una risposta anomala del sistema immunitario ed entrambe sono manifestazioni della malattia psoriasica. «I sintomi più comuni sono: dolore, affaticamento, depressione e ansia», spiega Francesco Ciccia. «Questa patologia coinvolge la pelle, le articolazioni e i tendini e si sviluppa quando il sistema immunitario attacca i tessuti e le cellule sane. Nel 20% delle persone con artrite psoriasica si osserva anche una disabilità funzionale e, dopo 10 anni, il 55% dei pazienti sviluppa una deformazione in cinque o più articolazioni. La diagnosi precoce anche in questo caso è fondamentale per rallentare la progressione della malattia, lo sviluppo di eventuali comorbidità e il peggioramento della qualità di vita dei pazienti, come per le altre patologie croniche infiammatorie; l’artrite psoriasica risulta ancora oggi, però, spesso sottodiagnosticata». Il problema della diagnosi tardiva è ancora oggi enorme. A differenza della psoriasi, le cui manifestazioni sono piuttosto evidenti, l’artrite psoriasica non è facilmente riconoscibile. Perciò la diagnosi può essere stilata anche parecchi anni dopo la comparsa dei primi sintomi. Sebbene l’artrite psoriasica non sia un “destino segnato” nei soggetti con psoriasi, è ampiamente dimostrato che in 4 pazienti su 10 affetti da psoriasi l’artrite psoriasica si manifesterà nel corso della vita. Va detto che le lesioni cutanee della psoriasi compaiono solitamente anni prima dell’insorgenza dei sintomi dell’artrite psoriasica. Tuttavia, in alcuni casi le manifestazioni cutanee e articolari si presentano contemporaneamente. Gli esperti rivelano che le persone con psoriasi al cuoio capelluto o alle unghie o alla pelle nell’area dei glutei possono avere un maggior rischio di sviluppare l’artrite psoriasica. Come detto, sintomi tipici sono dolore e affaticamento, ma anche infiammazione delle articolazioni, rigidità mattutina e unghie non in salute possono essere campanelli d’allarme. Riuscire a riconoscere segni e sintomi dell’artrite psoriasica è fondamentale fin dall’inizio, così da intervenire subito per arginare la malattia. Di qui l’importanza dell’esperienza nata all’Azienda Ospedaliera Universitaria Luigi Vanvitelli, con l’ambulatorio congiunto nel quale vengono presi in esame i casi con concomitante interessamento cutaneo e articolare. Un ambulatorio che mette il paziente al centro e assicura una presa in carico totale da parte di un team multidisciplinare. «Il dermatologo svolge un ruolo importante nella gestione dell’artrite psoriasica – spiega il professor Argenziano – perché questa malattia insorge in pazienti noti per avere la psoriasi e dunque tendenzialmente già in cura da dermatologi. Oggi abbiamo i mezzi per capire se i pazienti con psoriasi possono sviluppare un’iniziale artrite psoriasica non ancora associata a segni particolarmente evidenti. L’obiettivo sarebbe quello di poter identificare i pazienti a maggior rischio di sviluppare l’artrite psoriasica e, di conseguenza monitorarli nel tempo». Argenziano ribadisce poi l’importanza di «consolidare l’alleanza tra medico e paziente» perché «senza questo tipo di interazione è alto il rischio di terapie inappropriate, scarsa aderenza da parte del paziente, e il conseguente mancato raggiungimento degli obiettivi terapeutici. Il paziente, se curato con terapia biologica, come gli inibitori dell’interleuchina-17, ha meno possibilità di sviluppare comorbidità associate all’artrite psoriasica».