- pubblicità -
Stanno bene e sono in reparto i due pazienti che tra giovedì e venerdì sono stati sottoposti a trapianto di fegato grazie ad un doppio intervento che ancora una volta sottolinea l’eccellenza messa in campo dal Cardarelli, anche nel pieno dell’emergenza Covid. A rendere possibile un’attività tanto intensa di trapianti anche nel pieno dell’emergenza coronavirus è l’organizzazione voluta dalla direzione strategica aziendale, che ha di fatto creato un percorso blindato non solo per i pazienti ma anche per tutto il personale del Dipartimento dedicato all’attività trapiantologica.
«I primi controlli – spiega il direttore sanitario Giuseppe Russo – sono quelli che vengono fatti sui donatori. L’organo, come previsto dalle linee guida, deve essere prelevato da un donatore negativo al Covid-19. Il Cardarelli attiva poi un’attività di monitoraggio sul ricevente, che viene sottoposto a più livelli di verifica attraverso test rapidi, tamponi e persino tac al torace. Se così non fosse – continua Russo – il trapianto avrebbe certamente una prognosi infausta, sino all’estrema conseguenza della morte del paziente».
Tuttavia, accertarsi che donatore e ricevente siano negativi al contagio non basta, è fondamentale garantire la sicurezza di tutto l’ambiente circostante, a partire dalle equipe di medici. Per questo da quando è scoppiata la pandemia il Dipartimento Trapianti del Cardarelli è stato blindato sotto il profilo microbiologico. Tutti gli operatori sanitari sono sottoposti con regolarità a test rapidi e, se necessario, a tamponi orofaringei. Un cordone di sicurezza esteso persino alle donne e agli uomini che si occupano delle pulizie, per evitare che un dipendente asintomatico possa inconsapevolmente introdurre il virus.
È grazie a questi protocolli che l’attività di trapianto del Cardarelli prosegue spedita e che si è arrivati oggi a questo straordinario doppio intervento. Due storie diverse, due destini uniti nel trovare nell’Azienda Ospedaliera di Napoli la speranza di una nuova vita. I due pazienti, un uomo di 67 anni e una donna di soli 36, sono stati operati dalle equipe chirurgiche di chirurghi Giovanni Vennarecci, Giuseppe Arenga, Luca Campanella, Gennaro Orlando e lo specializzando Luca Vaccaro. Due le éuqipe anestesiologiche con i medici Carmen Chierego, Gaetano Azan, Giovanna Tozzi, Marianna Esposito e Angela Grasso, oltre allo stesso Ciro Esposito. Essenziale anche il supporto dell’epatologo Alfonso Galeota Lanza e degli infermieri Roberto Rondinella, Nino Porri, Carmine Gargiulo e Anna Ruggiero. Essenziale anche in questo casi il coordinamento e l’impegno profuso dal Centro Trapianti di Fegato della Regione Campania diretto dal dottor Giovanni Vennarecci che è parte del Dipartimento Trapianti del Cardarelli (diretto dal dottor Ciro Esposito).
«Diamo ancora una volta esempio di un grande lavoro di squadra – dice il direttore generale Giuseppe Longo -. I protocolli di sicurezza implementati dalla nostra direzione sanitaria stanno dando ottimi risultati a favore delle uniche due cose che ci interessano: la salute dei nostri pazienti e la sicurezza dei nostri operatori»