Coronavirus, prosegue l’impegno straordinario del Policlinico Federico II.

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Continua lo sforzo organizzativo dell’Azienda Universitaria Ospedaliera Federico II di Napoli nella lotta all’emergenza Covid-19. Dopo aver assolto al programma regionale di organizzare in tempi brevissimi un percorso nascita per le pazienti Covid positive (percorso che fosse separato da quello ordinario a garanzia di tutte le neomamme e dei nascituri) il Policlinico Federico II ha convertito l’intera terapia intensiva ai pazienti Covid positivi.
Un supporto indispensabile al grande lavoro del Cotugno nelle more del completamento di nuovi ospedali e delle riconversioni in altri presidi. Ben 12 i posti letto resi disponibili sin dalle prime ore dell’emergenza Covid.
In sintonia con la Regione, l’Azienda Universitaria Ospedaliera Federico II di Napoli ha portato avanti uno sforzo sempre più importante. Sotto la guida del direttore generale Anna Iervolino, e grazie all’organizzazione della direzione sanitaria e la disponibilità e professionalità dei professori universitari, del personale sanitario, degli uffici tecnici, amministrativi e dell’ingegneria clinica si è dato avvio ad ulteriori step di attivazioni.
È nato così il percorso pediatrico e l’intero Edificio 18 è stato avviato a “palazzina dedicata al Covid”. Sono stati immessi altri 6 posti letto dedicati all’emergenza Covid (attivi da venerdì) e ieri sono stati attivati altri 5 posti letto di terapia intensiva, i quali arrivano così a 17.
L’Azienda Universitaria Ospedaliera Federico II di Napoli ha attivi allo stato 16 posti di malattie infettive dei quali 2 dedicati alle donne in gravidanza e positive al virus, 4 di terapia intensiva neonatale, 3 pediatrici e 1 sospetto Covid pediatrico, 6 per pazienti Covid adulti. Altri 12 posti letto saranno attivi dalla prossima settimana. Rispettando il cronoprogramma messo in piedi dalla direzione generale sono stati completati i lavori di adeguamento e presto si avranno  ulteriori 10 posti letto di terapia intensiva.
«Procediamo a passo spedito con nuove attivazioni. Non stiamo aprendo alberghi o case vacanza – spiega il direttore generale Anna Iervolino -. Parlare di posti letto significa organizzare assistenza ospedaliera e percorsi idonei a contenere il rischio di propagazione dell’infezione. Significa proteggere gli operatori e quanti ancora continuano ad utilizzare l’ospedale per le malattie croniche, come il diabete, la fibrosi cistica, il cancro, le malattie rare e così via. Ogni reparto ha zone filtro che sono determinanti, perché la sicurezza degli operatori dipende non solo dai dispositivi di protezione individuale (dpi) ma anche dall’organizzazione dei percorsi, che devono essere tali che anche l’operatore che assiste il paziente Covid non contamini altri ambienti».
Ecco perché i protocolli aziendali includono percorsi ben precisi. Gli operatori entrano in una zona filtro, poi in una stanza dove si indossano i dispositivi di protezione individuale. Quando si esce dalle stanze di degenza Covid si segue un altro percorso (cosiddetto sporco) che consente di abbandonare in sicurezza i dpi usati, ci si disinfetta e poi si esce per avere accesso alle altre zone di medicheria, osservazione, farmaci e così via. È importante sottolineare che tutti i reparti Covid finora attivati, sono separati da quelli comuni. Ascensori, accessi e così via, in modo che non vi sia contaminazione fra reparti. Le attività per i cronici e gli oncologici continuano ed è essenziale garantire che questi pazienti fragili, in genere immunodepressi, non entrino in contatto con i pazienti Covid positivi. Tante, ad esempio, le donne  (non positive al Covid) che hanno scelto di partorire al policlinico, ben 42 parti negli ultimi 7 giorni, 90 negli ultimi 15 giorni, e ancora 4 nella notte appena trascorsa. Tanti gli interventi di ginecologia oncologici, gli interventi di IVG, la rete dell’infarto IMA sempre attiva e, anzi, spesso in sostegno del vicino Cardarelli, dove per la presenza del pronto soccorso in più occasioni si è stati costretti a sanificare e a interrompere le attività. Sempre attiva l’oncologia, sia medica che chirurgica. «Purtroppo – conclude Anna Iervolino – questa epidemia ci lascerà ferite profonde nell’animo, nel ricordo delle persone che non ce l’avranno fatta. Ma speriamo che tutto il lavoro e i sacrifici di questi giorni possano garantire ai pazienti, Covid e non, le cure e l’assistenza necessari. Siamo a lavoro per questo, il nostro impegno continua».

 

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