“In Italia il 4 per cento dei bambini nasce grazie a nuove tecniche di impianto ad alta tecnologia. Questo accade perché è sempre maggiore l’età del primo concepimento che, per la donna, è salito da 28 a 33 anni, mentre le ricerche dicono che l’età migliore per concepire generalmente un figlio senza difficoltà è inferiore ai 27 anni”.
Lo ha affermato Carlo Alviggi, responsabile Medicina della Riproduzione dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, nel corso della terza Conferenza mondiale sull’ormone luteinizzante, che si è tenuta all’Hotel Royal Continental di Napoli e richiamato in città oltre 300 scienziati e specialisti provenienti da 26 Paesi di tutto il mondo.
“Napoli è una delle capitali mondiali della ricerca e dell’applicazione di nuove tecniche per combattere l’infertilità – ha aggiunto il professor Alviggi – e questo evento lo conferma, grazie alla presenza di tutta la comunità scientifica legata alla medina per la riproduzione. È chiaro che, soprattutto in Italia, il tema della denatalità ha una rilevanza maggiore. Nascono sempre meno bambini e le nuove nascite sono sempre più legate alle innovazioni che le tecnologie e la medicina offrono in questo campo”. La Conferenza Mondiale sull’Ormone luteinizzante rappresenta, secondo Alviggi, “un vero e proprio Expo del settore, una finestra di osservazione particolare su tutto ciò che è tecnologia e innovazione per l’approccio alla coppia con problemi di fertilità”.
“Evento internazionale importante – è il commento di Matteo Lorito, rettore dell’Università Federico II di Napoli – organizzato dai professori della nostra università, che parla di tutto ciò che offre la scienza che lavora attorno all’infertilità. Un tema ancora più importante e attuale, visto il calo demografico in corso, che influirà anche sul futuro delle università. La Federico II dimostra di essere presente su questo tema: l’Università c’è e ci sta lavorando. Inoltre, l’Ateneo investirà molto su scuola di Medicina e in particolare sull’infertilità e sulle difficoltà a concepire, che oggi rappresentano anche un grande problema sociale”.
“Bello vedere in aula tanti colleghi stranieri affascinati dai temi discussi nelle due giornate e dalla nostra città. È un doppio motivo di orgoglio per la nostra scuola – ha affermato Giuseppe Bifulco, direttore del DAI Materno Infantile della Federico II – che ha sempre spinto sulla Medicina della Riproduzione e sulla sua internazionalizzazione, nonostante le difficoltà legate in Italia alla maggiore diffusione di Ostetricia e Chirurgia Ginecologica. Grazie all’impegno profuso negli ultimi anni, la scuola napoletana è ormai da tempo riconosciuta in tutto il mondo”.
L’infertilità è spesso legata a disturbi del ciclo mestruale, che si manifestano in donne sempre più giovani. A spiegarlo è stata Annamaria Colao, presidente della Società italiana di Endocrinologia, nel corso del suo intervento: “È sempre più frequente incontrare donne giovani con disturbi del ciclo mestruale, solitamente dovuti a due cause classiche, ma differenti, di amenorrea. Spesso i due quadri clinici si confondono, ma diventa decisiva l’interazione tra endocrinologo e ginecologo per arrivare tempestivamente ad una diagnosi e, dunque, ad una terapia che, a seconda delle cause, è differente”.
“I nostri studi – ha spiegato Giuseppe Matarese, professore ordinario di Immunologia alla Federico II – hanno dimostrato come l’immunità e il metabolismo influiscano sulla fertilità. Curando alcuni aspetti del metabolismo si aiutano il migliore impianto dell’embrione e la gestazione. Agendo sullo stato metabolico dell’individuo, attraverso modifiche delle abitudini nutrizionali che influiscono sul metabolismo, si migliora anche il mantenimento della gravidanza”.
“In Paesi come l’Italia – ha detto Sandro C. Esteves della Clinica Androfert di Campinas (Brasile) – i tassi demografici sono in costante calo e si rischia sempre più di arrivare a zero nascite. Per invertire la tendenza è importante cambiare stile di vita, allentare lo stress che è la principale causa di problemi di fertilità, dedicarsi di più alla cura del corpo, alla salute e al benessere. Tutto ciò serve a migliorare le persone, le coppie che hanno intenzione di concepire e, di conseguenza, i bambini che nasceranno”.
Dove non arriva la natura, danno una mano la scienza e la medicina. Peter Humaidan della Fertility Clinic della Aarhus University (Danimarca) ha sottolineato che “per migliorare il tasso di natalità saranno utili anche le tecniche innovative e le sperimentazioni in corso. In particolare, quelle legate alla produzione di alcuni ormoni specifici che aiutano a superare la fertilità, stimolandone l’ovulazione, così da favorire l’inseminazione, aiutare la gravidanza e arrivare ad una nuova nascita”.
“Questa conferenza – ha commentato Robert Fischer del Fertility Centre di Amburgo (Germania) – rappresenta un importante appuntamento per discutere sulla fertilità e sulle innovazioni che la ricerca scientifica offre, e al contempo servirà per approfondire ed apprendere tutte le novità in questo campo. Ma soprattutto siamo tutti molto contenti di ritrovarci, per la prima volta dopo tanto tempo, tutti insieme e non più attraverso uno schermo e l’uso di internet”.
Alla giornata di lavori sono intervenuti, tra gli altri, Filippo Ubaldi, presidente SIFES-MR, e Antonio La Marca, professore Ginecologia e Ostetricia presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, tra i maggiori esperti italiani riconosciuti a livello internazionale.