L’iniziativa EMINC (Engaging Men in Nurturing Care) è stata illustrata a Palazzo San Giacomo da Giorgio Tamburlini e Annina Lubbock, del Centro per la Salute del Bambino onlus, alla presenza degli assessori all’Istruzione e al Welfare, Maura Striano e Luca Trapanese, e dei componenti del Tavolo per l’Infanzia Paolo Siani, Gemma Tuccillo e Paolo Lattanzio.
Si tratta di un progetto finanziato dalla OAK Foundation International che coinvolge le città di Napoli, Barcellona e Lisbona e intende promuovere scambi di buone pratiche, oltre ad attività di advocacy sulle politiche (congedi per padri) a livello europeo e nazionale. L’obiettivo è assicurare che i bambini crescano in un ambiente di equa divisione della cura fra i genitori, in famiglie, servizi e comunità in cui viene promossa l’eguaglianza nei ruoli, le responsabilità ed il contributo degli uomini e delle donne alla cura dei bambini da zero a sei anni.
Il motivo della scelta di una città del Sud Italia, e in particolare Napoli, deriva dal fatto che su tutti i principali indicatori sulla parità di genere e sul benessere dei minori, il Sud è in ritardo rispetto al resto d’Italia. A Napoli, in particolare, il livello di occupazione femminile è molto basso (35% vs media nazionale 53%), si registra tra l’altro una copertura molto scarsa in termini di servizi europei (meno del 10% vs media nazionale del 25%) e la più alta incidenza in Italia degli abbandoni scolastici con forti stereotipi di genere sui ruoli genitoriali. Anche gli ospedali del Sud sono meno propensi a incoraggiare la presenza dei padri al parto e il tasso di cesarei è il più alto in Italia.
La città di Napoli, che conta oltre 1 milione di abitanti, può essere considerata la “capitale” del Sud ed è paradigmatica di tutti questi aspetti che persistono insieme.
La nuova Amministrazione, impegnata a migliorare i servizi per genitori e figli e ad affrontare la questione di genere ha voluto rendersi parte attiva nella realizzazione delle azioni previste dal programma. Anche le autorità sanitarie hanno espresso il loro interesse ad avviare attività di formazione sulle questioni di genere per gli operatori sanitari al fine di migliorare l’impegno dei padri e, più in generale, per un ambiente centrato sulla famiglia nei reparti di maternità.
Il progetto prevede campagne di informazione e sensibilizzazione, analisi dei dati sulla conciliazione paritetica, corsi di formazione per gli operatori ed incontri di elaborazione partecipativa a vari livelli.
LE DICHIARAZIONI
“Stiamo puntando molto sulla consapevolezza dei genitori, e delle famiglie in generale, sull’importanza dei primi mille giorni di vita per i bambini perché è in questi primi mille giorni, che si contano dal concepimento, partendo quindi proprio dal periodo della gestazione fino poi ad arrivare al compimento di due anni di età, che i bambini consolidano delle abilità e delle capacità che poi rimarranno per tutta la vita. Quello che accade in questi primi giorni è fondamentale perché è veramente una finestra evolutiva importantissima e quindi rendere i genitori consapevoli del loro ruolo educativo all’interno di questa finestra è fondamentale. Inoltre in genere quando si pensa ai bambini si pensa soltanto alla figura materna invece sono anche i padri che hanno un ruolo importante; in realtà sono tutte le figure che hanno un ruolo importante. Così come è anche importante che i bambini vadano ai nidi. Però questo bel progetto è un progetto che punta valorizzare il ruolo dei padri nei primi mille giorni ed è un elemento sul quale noi puntiamo molto”. Maura Striano Assessore all’Istruzione
“Io non credo che questo progetto sia solo per sensibilizzare i padri ma tutta la società che deve essere rieducata al fatto che alla genitorialità non è più legata solo la maternità ma anche alla paternità e che anche i padri oggi hanno un ruolo fondamentale nella vita della crescita della famiglia. Lo dico come padre single che ha adottato una bambina di 27 giorni, io ci sono riuscito ma le istituzioni non danno il giusto riconoscimento a questo cambiamento. E’ importantissimo riconfermare che la famiglia è cambiata, il modello familiare sta cambiando e che il padre deve avere gli stessi diritti e trattamenti della madre perché può essere sia collaterale ma può essere anche un uomo single che ha bisogno di avere lo stesso trattamento di una madre” Luca Trapanese, assessore al Welfare
“Noi pensiamo sempre che la nascita di un bambino sia sostanzialmente un affare solo della mamma, basti pensare che i congedi sono 10 giorni lavorativi per il padre e 150 per la mamma. Ma non è così, il padre ha un ruolo e lo devo sviluppare bene perché nei primi anni di vita il ruolo del padre è decisivo per la crescita del figlio. Questo progetto ha tanti obiettivi, tra cui anche quello di convincere il Governo ad aumentare i congedi parentali per il padre, almeno raddoppiandoli e con la prospettiva di adeguarli a quelli delle madri. Fare in modo che i padri abbiamo più tempi per assistere i figli appena nati è anche un modo per favorire la natalità”. Paolo Siani coordinatore tavolo per l’infanzia.
“Ormai abbiamo molte evidenze scientifiche che dimostrano quanto sia importante il coinvolgimento sia emotivo che pratico del padre per lo sviluppo del bambino soprattutto nei primi critici mille giorni. La presenza del padre in questo periodo ha degli effetti molto positivi sia dal punto di vista affettivo che cognitivo del bambino e sono effetti che si prolungano nel tempo. È fondamentale inoltre la presenza del padre perché si tratta di un periodo nel quale il carico della cura del bambino è molto pesante e ancora oggi grava soprattutto sulle mamme. È stato dimostrato inoltre che c’è una relazione stretta tra una presenza forte del padre in questa fase e la diminuzione della violenza domestica”. Annina Lubbock, responsabile del Centro per la Salute del Bambino onlus “In questi primi mille giorni succedono tante cose particolari, il cervello del bambino si sviluppa ad una velocità che non avrà paragone con altre fasi della vita e quindi lo sviluppo delle competenze emotive e cognitive che il cervello esprime dipendono molto da quello che accade intorno ai bambini, dalle parole che sentono, dai gesti che osservano, dai movimenti che fanno, insomma dal tipo di ambiente familiare in cui crescono, Entrambi i genitori devono fare in modo che questo sia un periodo di qualità, di interazione ricca, con affetto, con letture di libri, con ascolto di musica, con giochi fatti assieme”. Giorgio Tamburlini, pediatra.