Arezzo 29… in tre minuti, un classico della comicità teatrale delle tradizione partenopea, al Trianon Viviani da giovedì 30 gennaio. La “prima” alle 21.
Il famoso testo di Gaetano Di Maio sarà portato in scena nel teatro pubblico di Forcella dal nipote di famiglia e d’arte Oscar Di Maio, con una singolare particolarità: «Con il Culturificio vesuviano, che produce lo spettacolo – spiega il regista Stefano Sannino –, riproponiamo questo titolo significativo del teatro di tradizione, recuperando, grazie all’opera dello scenografo Vittorio Barresi, per la prima volta dopo quaranta anni, lo stesso impianto scenico del fortunato allestimento con la grande Luisa Conte e Nino Taranto».
«Questa commedia si inserisce nella tradizione del teatro comico, da Petito a Scarpetta, da Eduardo a Peppino De Filippo, – spiega il filosofo Ernesto Paolozzi, fratello del popolare attore il cui vero nome è Oscar Paolozzi – e, come spesso accade per questi autori, presenta venature sociali, umane ed esistenziali». E Arezzo 29… in tre minuti narra di Salvatore, tassista, che rientra a casa con un insolito passeggero abbandonato nella sua vettura: un neonato. Vicenza, sua moglie, usuraia di quartiere, dapprima diffidente, metterà in pratica diversi stratagemmi per tenere con sé quel bambino che la sorte le ha naturalmente negato. Ma il bambino, in realtà, è frutto della relazione extraconiugale tra Salvatore e una donna, il cui marito sta per essere rilasciato dalle patrie galere. In un turbine di equivoci si incrociano le miserie dei varî personaggi sino a un finale ovviamente del tutto inaspettato.
In scena, con Oscar Di Maio nel ruolo del protagonista Salvatore, Alessandra Borrelli, nei panni della moglie Vicenza.
La compagnia si completa con Ada De Rosa, Marzia Di Maio, Claudio Iodice, Lucia Palmentieri, Franco Pica, Fabio Reale, Rosaria Russo, Stefano Sannino, Marco Saviano e Ciro Scherma.
Le scene sono di Quintessenza di Vittorio Barresi; i costumi di Catello Russo.
Arezzo 29… in tre minuti sarà replicato tutti i giorni, da giovedì 30 gennaio a domenica 2 febbraio e da giovedì 6 a domenica 9 febbraio. Le rappresentazioni sono tutte alle 21, tranne quelle domenicali, programmate alle 18.
Lo spettacolo è l’ottavo dei quattordici titoli del cartellone predisposto dal direttore artistico uscente Nino D’Angelo. Chiuderà la stagione un’edizione particolare del fortunato spettacolo musicale “Carosone, l’Americano di Napoli”, in occasione del centenario della nascita del grande cantante, compositore e pianista partenopeo: scritto da Federico Vacalebre, biografo del musicista, vede protagonista in scena Andrea Sannino, affiancato da Giovanni Imparato e Claudia Letizia, con gli arrangiamenti di Lorenzo Hengeller e la regia di Nello Mascia. È ancòra possibile sottoscrivere un abbonamento a sette spettacoli, con prezzi che partono da 90 euro, al netto dei diritti di prevendita. Riduzioni previste per studenti e iscritti ai cral convenzionati.
Il botteghino del teatro è aperto tutti i giorni: dal lunedì al sabato dalle 10 alle 13:30 e dalle 16 alle 19; la domenica e i giorni festivi dalle 10 alle 13:30.
Informazioni: telefono 081 2258285, sito web all’indirizzo www.teatrotrianon.org.
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Il filosofo Ernesto Paolozzi, fratello di Oscar Di Maio, introduce al teatro dello zio Gaetano Di Maio. Il testo è riprodotto per gentile concessione dell’autore.
Gaetano Di Maio, dal teatro alla poesia
Profilo di uno dei maggiori commediografi italiani del Novecento
L’opera teatrale di Gaetano Di Maio si inserisce nella tradizione del teatro comico da Petito a Scarpetta, da Eduardo a Peppino De Filippo, teatro comico che presenta come spesso accade per questi autori venature sociali, umane ed esistenziali.
Di Maio nacque il 18 agosto del 1927 a Napoli, dove è morto, a sessantatré anni, il 26 marzo del 1991. Figlio d’arte, non si occupò peraltro di teatro fino alla morte del padre, Oscar, avvenuta improvvisa nel 1948. Il nonno, Crescenzo, fu insieme a Federico Stella, fra gli animatori (era autore e impresario) del grande teatro san Ferdinando di Napoli, e partecipò attivamente alle polemiche letterarie di fine Ottocento e di inizio Novecento, sulla natura del teatro drammatico, realista, in qualche modo politico. I suoi figli, Gaspare e Oscar, furono autori versatili e prolifici e a loro si deve, sostanzialmente, la nascita della cosiddetta “sceneggiata napoletana”, che all’epoca era un genere popolare non ancora però degenerato nelle varie forme di plebeismo manifestatosi negli anni del secondo dopoguerra. Furono attrici la madre di Gaetano, Margherita Parodi, anch’essa appartenente a un’antica famiglia teatrale, le sorelle Maria (più versata nella recitazione drammatica) e Olimpia (nota al grande pubblico per aver interpretato la madre di Massimo Troisi nel film Scusate il ritardo) e, ancora oggi, discendenti di quella antica famiglia calcano le scene, come il figlio di Maria – sposata Paolozzi – che ha assunto il nome d’arte Oscar Di Maio.
Il giovane Gaetano Di Maio non aveva intenzione di seguire le orme paterne. Timido e introverso (resterà una sua costante caratteristica) inclinava agli studî letterari e filosofici. Ma quando la morte improvvisa del padre, negli anni bui del dopoguerra, mise a repentaglio l’esistenza della compagnia da lui diretta e dunque la stessa sopravvivenza economica della famiglia e di tanti altri attori a essa legati, Di Maio fu costretto a sostituirsi al padre, come autore, mentre alla madre, Margherita e alla sorella Maria spettò il compito di gestire la non facile situazione impresariale.
Da allora, per molti anni, Di Maio produsse decine di commedie e sceneggiate per la sua e per altre compagnie, riscuotendo un crescente successo senza, però, interrompere i suoi studi, che lo conducevano alla lettura di Vico, De Sanctis e Croce, della grande filosofia tedesca, dell’intera letteratura italiana da Dante a Pirandello, ai maggiori scrittori e filosofi europei e mondiali dell’Ottocento e Novecento. Studî di cui è rimasta ampia traccia nelle sue carte inedite e nella memoria di alcuni, allora giovani, studiosi che rappresentavano la sui unica, vera e gradita compagnia.
Negli anni Sessanta, e precisamente nel 1962, si incontrò con Nino Taranto, allora all’apice del successo, e scrisse per il grande attore la commedia Avendo potendo pagando, che in tutta Italia riscontrò notevole successo. Ancora per Taranto, Di Maio compose Michele sette spiriti, una serie di atti unici per la Rai, dai quali emergeva con sempre maggiore nettezza la capacità sintetica dell’autore, la sua forza espressiva, la genialità nell’escogitare situazioni e tratteggiare personaggi.
In seguito, per quasi dieci anni, Di Maio tornò al suo vecchio lavoro, perché restio a lasciare la propria città e a frequentare gli ambienti teatrali in voga all’epoca. Nessuna presa di posizione ideologica aveva determinato tale scelta, quanto piuttosto una naturale propensione all’isolamento e l’insofferenza per la vita mondana e per le troppe lotte intestine caratteristiche dell’ambiente teatrale. Non solo, ma ritornava prepotentemente la vocazione agli studî filosofici e letterari che mal si conciliavano con un impegno che andava oltre la scrittura teatrale in senso stretto.
Agli inizî degli anni Settanta, stimolato da Nino Veglia e Luisa Conte, attori di tradizione approdati dalla sceneggiata alla compagnia di Taranto e di Eduardo De Filippo, cominciò a scrivere per la compagnia stabile del teatro Sannazaro di Napoli, antico e glorioso teatro decaduto e rilevato da Nino Veglia. Il teatro nel quale Scarpetta aveva rappresentato con grande successo ‘A Santarella.
La compagnia di Veglia e Luisa Conte aveva esordito con testi classici, riscuotendo, però, un mediocre successo. Di Maio debuttò nel 1972 con La fortuna ha messo gli occhiali, opera che sarà poi ripresa, con varie modifiche, nella stagione 1988-‘89 con il titolo 14 ‘o pittore 22 ‘a pazza. Ma il vero, grande, diremmo straripante e in parte inatteso successo si ebbe con ‘Mpriestame a mugliereta (“Prestami tua moglie”), liberamente tratta da Carlo Guarino per l’attenta e intelligente regia di Giuseppe De Martino, il quale, da allora, sarà il regista preferito da Di Maio. La commedia, comicissima, ricca di intrighi e colpi di scena, inserita nella migliore tradizione della commedia francese e napoletana, fu replicata per duecento sere costituendo un record di incassi per quegli anni.
L’anno successivo, Di Maio presentò una commedia più complessa, meno comica ma per certi aspetti più impegnata, Nu paese mmieze ‘e guaje (“Un paese nei guai”). Ripresa con il titolo È asciuto pazzo ‘o parrucchiano (“È impazzito il parroco”) nella stagione 1989-‘90, ebbe un successo di pubblico ancora superiore e fu accolto bene dalla critica; negli anni infatti il pubblico “borghese” del Sannazaro si era lentamente abituato a gustare testi meno farseschi. In questa commedia, peraltro comica e fortemente teatrale, Di Maio tematizza la questione del peccato (i miracoli inventati dal parroco) commesso a fin di bene in una cornice di sapida e serrata satira della chiusa, ipocrita, vita di provincia. Nello stesso anno, per la compagnia dei Giovani (fra i quali Ciro Capano e Oscar Di Maio), messa su dal Sannazaro, Di Maio adattò Le furberie di Scapino di Molière con il titolo Le trovate di Minichiello.
Sono tanti i grandi attori che si sono misurati col teatro di Gaetano Di Maio. Oltre a Nino Taranto e Luisa Conte, non si possono non ricordare, Ugo D’Alessio, Pietro De Vico, Michele Abruzzo, Gennarino Palumbo, Bob Vinci, Marina Confalone, Adele Moretti, Anna Fiorelli, Giulio Adinolfi, Caterina De Sanctis, Giacomo Rizzo, Tullio Del Matto, Lara e Ingrid Sansone e tanti altri.
Nel 1991, anno della scomparsa del commediografo, si rappresentò Nce pensa mammà, ampio rifacimento del testo del 1982 Letizia Corallo con madre a carico. Questo testo, importante per complessità e ambientazione, fu rappresentato anche dalla grande attrice Rosalia Maggio.
Il teatro di Di Maio attende nuovi interpreti e nuovi registi. Si rappresenta, infatti, in giro per l’Italia e fra le migliori messe in scena vi è certamente quella della compagnia di Angelo Maio di Messina, recitate in siciliano e tante altre che testimoniano la vitalità di un teatro autentico.
Fin qui abbiamo tracciato, per grandi linee, l’itinerario teatrale del grande autore napoletano. È necessario, sempre più, cominciare a valutarne storicamente e criticamente l’opera. Possiamo solo fornire qualche spunto alla riflessione. La scrittura di Di Maio è fortemente innovativa, pur rimanendo saldamente legata alla tradizione. È il ritmo serrato che l’autore imprime al testo, la capacità, come egli stesso ricordava, di concepire ogni battuta come parte integrante della situazione, a conferire alle sue commedie l’impronta e il ritmo di uno spartito musicale.
Altro momento fondamentale fu la capacità di conferire ai personaggi, sia pure nell’àmbito di una trama e di situazioni squisitamente comiche, uno spessore umano, una complessità psicologica tipiche della commedia nel senso più alto della parola.
Dall’antica frequentazione della sceneggiata napoletana egli conservava la rara capacità di passare dal comico al serio, dal farsesco al pensoso quasi sempre senza strafare, con misura e naturalezza.
Un discorso a parte dovrebbe farsi per il Di Maio poeta. Egli ha lasciato poesie inedite pubblicate poi dall’editore Palomar con prefazione di Giuseppe Di Costanzo, di assoluto valore letterario. Versi, in lingua, che poco hanno a che vedere con il suo teatro comico, essendo fortemente impegnati, drammatici e figli di una lunga e originale consuetudine con la letteratura italiana e straniera, con la filosofia di cui fu un sottile e arguto studioso. Non vorrei sbagliare, ma da questo punto di vista, quello del Di Maio potrebbe essere un vero e proprio caso letterario, un autore, per tanti aspetti, ancora da scoprire.
Cenni bibliografici
Salvo poche commedie, il teatro di Di Maio non è stato ancora pubblicato: non si dispone dunque di un’edizione critica delle sue opere. Nemmeno sono state raccolte in volume le centinaia di recensioni alle rappresentazioni delle sue commedie apparse su quotidiani e riviste di tutta Italia. Ricordiamo qui soltanto i saggi di Enrico Fiore, Quando la comicità diventa riflessione, ed Ernesto Paolozzi, Tra poesia e talento: il teatro di Gaetano Di Maio, apparsi nella rivista Nord e Sud del gennaio 1996. Nella stessa rivista appare lo scritto di Renato Filippelli, La dolce malinconia di un esistenzialista, dedicato al Di Maio poeta. Ancòra sul poeta, oltre alla già citata lunga introduzione ai suoi versi di Giuseppe Di Costanzo, il saggio di Gian Battista Nazzaro, Gaetano Di Maio nel volume “Dibattito col poeta”, Napoli, 1992.
Ernesto Paolozzi
ernestopaolozzi.it/1277/Gaetano-Di-Maio,-dal-teatro-alla-poesia_
- giovedì 30 gennaio, ore 21
- venerdì 31, ore 21
- sabato 1° novembre, ore 21
- domenica 2, ore 18
- giovedì 6, ore 21
- venerdì 7, ore 21
- sabato 8, ore 21
- domenica 9, ore 18
Culturificio vesuviano presenta
Oscar Di Maio in
Arezzo 29… in tre minuti
di Gaetano Di Maio
con Alessandra Borrelli
e con Ada De Rosa, Marzia Di Maio, Claudio Iodice, Lucia Palmentieri, Franco Pica
Fabio Reale, Rosaria Russo, Stefano Sannino, Marco Saviano, Ciro Scherma
personaggi | interpreti |
Salvatore | Oscar Di Maio |
Vicenza | Alessandra Borrelli |
Retella | Marzia Di Maio |
Gennaro Serrapiglia | Franco Pica |
Matalena | Rosaria Russo |
Antonio | Marco Saviano |
Nunuzzo | Claudio Iodice |
don Luberto | Stefano Sannino |
Ferdinando Pugliese | Fabio Reale |
Gisella | Lucia Palmentieri |
Gervasia | Ada De Rosa |
il Pediatra | Ciro Scherma |
scene Quintessenza di Vittorio Barresi
costumi Catello Russo
regia Stefano Sannino