La donna è mobile, da venerdì 13 a domenica 15 al Teatro Trianon Viviani per L’eredità Scarpetta.

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L’eredità Scarpetta”, atto secondo.

Con “La donna è mobile”, commedia parodia musicale di Vincenzo Scarpetta, prosegue la minirassegna del Trianon Viviani, posta sotto il patrocinio della Fondazione Eduardo De Filippo.

Dopo “Titina la magnifica” – testo originale di Domenico Ingenito e Francesco Saponaro, liberamente ispirato alla biografia di Titina De Filippo scritta dal figlio Augusto Carloni, con Antonella Stefanucci ed Edoardo Sorgente – va ora in scena questa «commedia – parodia musicale» scarpettiana in quattro atti (venerdì 13 e sabato 14 maggio, alle 21; domenica 15 maggio, alle 18), sempre con la regia e il disegno dello spazio scenico di Saponaro.

Il Trianon è legato alla figura di Vincenzo Scarpetta, perché fu proprio il capocomico a inaugurare il teatro di Forcella l’8 novembre 1911 con la fortunata commedia paterna Miseria e Nobiltà, nella quale debuttava nel ruolo di don Felice Sciosciammocca, segnando così il passaggio di testimone con papà Eduardo.

La donna è mobile andò in scena la prima volta nel 1918. In essa Francesco Saponaro intravede «echi di Petito e Marulli, il lirismo vibrante di Viviani e qualche sfumata complessità dai risvolti pirandelliani».

«Destreggiandosi in un nugolo di personaggi, che ricalcano gli echi della più nota drammaturgia scarpettiana – prosegue il regista –, Vincenzo Scarpetta ci offre una raffinata e umoristica critica della società del suo tempo che in realtà non è affatto lontana dalla nostra. Giocando con equivoci e malintesi, travestimenti e lotte di classe, inseguendo l’amore e il danaro, è il riscatto sociale pacifico e scaltro, tutto arte della scena e teatro, ad avere la meglio. Gli ultimi gabbano i prepotenti che perdono le loro infauste e stolide imprese. Almeno a teatro è così».

L’azione è sorretta e arricchita da monologhi, duetti e terzetti musicati e cantati, presentati come parodie di famose arie di opera lirica. Il panorama musicale dell’Ottocento romantico viene ampiamente rivisitato grazie alla riscrittura comico-grottesca e alla rielaborazione dei testi. Si tratta di un’originale e particolare tessitura musical-drammaturgica che, pur partendo dai canoni del tradizionale stile scarpettiano, si distingue per l’impianto fortemente corale.

Qui la commedia dialettale incontra la parodia dell’opera lirica, grazie alla capacità dell’autore, commediografo e musicista, di attraversare diversi registri e canoni essenziali della tradizione teatrale napoletana del tempo. Si va da Rigoletto e La Traviata di Verdi a Cavalleria rusticana di Mascagni, da Guglielmo Tell di Rossini a La Bohème di Puccini. Non mancano deliziose citazioni dell’operetta e rielaborazioni parodiche di grandi successi di inizio Novecento per finire con marce e balletti composti dallo stesso Vincenzo Scarpetta.

«Grazie al sodalizio con gli artisti coinvolti e con il maestro Mariano Bellopede, la musica guida, in un gioco pirotecnico, il tessuto emotivo della messa in scena e libera suggestioni che viaggiano ben oltre il confine partenopeo – conclude Saponaro –: Vincenzo Scarpetta era un artista raffinato e, seguendolo, abbiamo scoperto che la partitura può essere contaminata dal guizzo nomade del napoletano curioso, dagli States al Sud America, dal Mediterraneo all’Estremo Oriente».

La sinossi. Nella Napoli degli anni Venti la vecchia nobiltà vive il suo crepuscolo e l’alta borghesia è in piena crisi economica dopo l’euforia borsistica d’inizio Novecento. La nobile Giulietta, rampolla di casa Sazio, aspira a un matrimonio con un uomo ricco e d’alto lignaggio. Don Ignazio, suo padre, cerca di accontentarla nei suoi capricci e la lascia giocare con i sentimenti dello squattrinato Eugenio Fiorillo, un trovatello beneficato dal barone don Ambrogio, e del ricco ma per nulla avvenente baroncino Turzi. Giulietta, preda del suo arrivismo, cede alle lusinghe del Turzi e si prepara ad accasarsi come baronessa. Grazie ad alcune lettere ritrovate in una vecchia poltrona, Eugenio scopre di essere figlio legittimo ed erede universale di don Ambrogio. Per vendicarsi si finge il ricchissimo principe indiano Kitikuti facendo intendere alla compiaciuta Giulietta che vuole sposarla. Con l’aiuto di Ferdinando il dottore, Luisella la fruttivendola, Pascale il pescivendolo e i tre servitori Felice, Vincenzo e Salvatore, organizza una festa-beffa ai danni di Giulietta e di tutti i suoi sodali.

In scena Luigi Bignone (Eugenio Fiorillo), Giuseppe Brunetti (baroncino Procolo Turzi), Viviana Cangiano (Giacinta, figlia del marchese Cornacchia), Salvatore Caruso (Vicienzo, cameriere di don Ambrogio), Elisabetta D’Acunzo, (Filomena, l’usuraia), Tony Laudadio (marchese Cornacchia), Ivana Maione (Luisella), Davide Mazzella (Salvatore, cuoco del baroncino), Biagio Musella (Felice Sciosciammocca, cameriere di Eugenio), Serena Pisa (Giulietta, figlia di Ignazio), Marcello Romolo (Ignazio Sazio), Luca Saccoia (dottor Ferdinando Saraca), Ivano Schiavi (il pescivendolo Pascale) e Federica Totaro (Rosina, cameriera di Ignazio).

Musica dal vivo eseguita dal pianista e arrangiatore Mariano Bellopede, che cura anche la direzione musicale, con Arcangelo Michele Caso, al violoncello e ai plettri, e Giuseppe Di Maio, al clarinetto. Costumi di Anna Verde, luci di Gianluca Sacco e suono di Daniele Chessa.

Ideata dal direttore artistico Marisa Laurito, la minirassegna L’eredità Scarpetta si concluderà, lunedì 23 maggio, alle 11, all’università Federico II, con il primo appuntamento di “2000 Eduardo. Incontri, conversazioni, suggestioni e informazioni per artisti del nuovo millennio”. Questo progetto, curato da Giulio Baffi, prevede una serie di incontri, a cui verranno invitati artisti ed esperti di vario settore, volti a indagare l’influenza che l’autore di Napoli milionaria riesce ad avere sulle nuove generazioni che si affacciano al mondo dell’Arte. Un modo per confrontarsi in maniera diretta con i giovani che non sono stati partecipe della vita di questo grande protagonista, eppure si ispirano a lui.

Il Trianon Viviani si avvale del sostegno del Programma operativo complementare della Regione Campania (Poc 2014-2020), della sponsorship tecnica di Enel e il patrocinio di Rai Campania.

teatro Trianon Viviani

  • venerdì 13 maggio, ore 21
  • sabato 14 maggio, ore 21
  • domenica 15 maggio, ore 18

La donna è mobile

commedia parodia musicale di Vincenzo Scarpetta

regia e spazio scenico Francesco Saponaro

direzione musicale e arrangiamenti Mariano Bellopede

con Luigi Bignone, Giuseppe Brunetti, Viviana Cangiano, Salvatore Caruso, Elisabetta D’Acunzo, Tony Laudadio, Ivana Maione, Davide Mazzella, Biagio Musella, Serena Pisa, Marcello Romolo, Luca Saccoia, Ivano Schiavi, Federica Totaro

personaggi e interpreti in ordine di apparizione

Ignazio SazioMarcello Romolo

Giulietta, sua figlia – Serena Pisa

Rosina, cameriera di Ignazio – Federica Totaro

Dottor Ferdinando SaracaLuca Saccoia

Salvatore, cuoco del baroncino – Davide Mazzella

Vicienzo, cameriere di Don Ambrogio – Salvatore Caruso

Felice Sciosciammocca, cameriere di Eugenio – Biagio Musella

Eugenio FiorilloLuigi Bignone

Marchese CornacchiaTony Laudadio

Giacinta, sua figlia – Viviana Cangiano

Baroncino Procolo TurziGiuseppe Brunetti

LuisellaIvana Maione

Pascale, pescivendolo – Ivano Schiavi

Filomena, usuraia – Elisabetta D’Acunzo

Mariano Bellopede, pianoforte

Arcangelo Michele Caso, violoncello e plettri

Giuseppe Di Maio, clarinetto

produzione teatro Trianon Viviani

V’ ‘a dongo comme sta ma vi dichiaro, per evitarvi grattacapi e impicci,

dovrete secondare i suoi capricci, ne avit’ ‘a fa’ passa’!

M’ha fatto tribula’ na vita intera, pe’ contentarla, pe’ nun ‘a senti’.

La donna è mobile ci ha permesso di giocare con molti codici e stili grazie ad affioramenti espressivi che aprono a diversi generi oltre quello germinativo della commedia-parodia in musica da cui siamo partiti.

Destreggiandosi in un nugolo di personaggi che ricalcano gli echi della più nota drammaturgia scarpettiana, Vincenzo Scarpetta ci offre una raffinata e umoristica critica della società del suo tempo che in realtà non è affatto lontana dalla nostra. Giocando con equivoci e malintesi, travestimenti e lotte di classe, inseguendo l’amore e il danaro, è il riscatto sociale pacifico e scaltro – tutto arte della scena e teatro – ad avere la meglio. Gli ultimi gabbano i prepotenti che perdono le loro infauste e stolide imprese. Almeno a teatro è così.

Si intravedono ne La donna è mobile echi di Petito e Marulli, il lirismo vibrante di Viviani e qualche sfumata complessità dai risvolti pirandelliani. Più a fuoco, naturalmente, le linee moderne della comicità di Titina, Peppino ed Eduardo. In musica il gioco è pirotecnico. Grazie al sodalizio con gli artisti coinvolti e con il maestro Mariano Bellopede la musica guida il tessuto emotivo della messa in scena e libera suggestioni che viaggiano ben oltre il confine partenopeo. Vincenzo Scarpetta era un artista raffinato e, seguendolo, abbiamo scoperto che la partitura può essere contaminata dal guizzo nomade del napoletano curioso; dagli States al Sud America, dal Mediterraneo all’Estremo Oriente.

Il copione de La donna è mobile è una brillante promessa di teatro. Ce lo restituisce il lavoro fondamentale di Maria Beatrice Cozzi Scarpetta, custode del suo archivio e curatrice dei testi e dei materiali che oggi possiamo leggere ed apprezzare.

Abbiamo lavorato nel rispetto del testo senza dimenticare di interrogarci sul presente, su come alcune linee melodiche, sfumature linguistiche, azioni, segni distintivi o oggetti possano anche subire un cortocircuito con i modelli del teatro contemporaneo.

Questa interpunzione o contrappunto, di relazione fertile con la memoria, produce il seme di un nuovo inizio.

Francesco Saponaro

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