Pep Gatell firma la regia dello spettacolo “Le quattro morti di Pier Paolo Pasolini” di Gian Maria Cervo, in prima mondiale a Napoli dal 17 al 20 novembre. Seguirà – a partire dal 21 novembre – il “Laboratorio Visioni Pasoliniane”, workshop creativo aperto a pubblico e artisti, tenuto da Roberto d’Avascio (Università l’Orientale di Napoli)
“Le quattro morti di Pier Paolo Pasolini” di Gian Maria Cervo è uno spettacolo che presenta due aspetti inediti: per la prima volta un regista della Fura dels Baus incontra il lavoro di un drammaturgo contemporaneo rappresentato internazionalmente, e per la prima volta celebra la figura di Pasolini. L’evento avviene nella periferia di Pianura-Soccavo a Napoli, la città con cui il grande poeta morto a Ostia nel 1975 più si era posto in un rapporto di simpatia psichica.
L’opera nasce dall’osservazione del drammaturgo Gian Maria Cervo dei dipinti di Nicola Verlato, pittore italiano neocaravaggesco considerato tra i massimi esponenti della cosiddetta lowbrow art, che lavora in un ampio spettro mediatico, dalla pittura alla scultura, dalla A.I. Art alla NFT Art. Nei suoi dipinti Verlato trasla la morte di Pasolini a un set di scenari storici idealmente “vicini”, come l’assassinio di Christopher Marlowe nel 1593, l’uccisione dei Gracchi a Roma nel II secolo avanti Cristo. A partire da questo Cervo ha sviluppato un’opera “di storia redentiva” in quattro quadri che trasforma i fatti attraverso strategie di emendamento della storia, verità estatica e fake provocatorio (reference per questo tipo di lavoro possono essere “Once Upon a Time in Hollywood” di Tarantino e “Death for Five Voices”, documentario di Werner Herzog). I quattro quadri sono ambientati a Deptford (Pasolini/Marlowe), Roma 1606 (Pasolini e Caravaggio), Roma 133-121 a.C. (Gracchi) e Roma 1975 con riferimenti a Ostia (nella data storica della morte di Pasolini ma in questa scena Pasolini vive).
Un’altra fonte di ispirazione per Cervo è la frase di Pasolini su Napoli: “Io so questo: che i napoletani oggi sono una grande tribù che anziché vivere nel deserto o nella savana, come i Tuareg o i Beja, vive nel ventre di una grande città di mare. Questa tribù ha deciso – senza rispondere delle proprie possibili mutazioni coatte – di estinguersi, rifiutando il nuovo potere, ossia quella che chiamiamo la storia o altrimenti la modernità. […] Una negazione fatale contro cui non c’è niente da fare. Essa dà una profonda malinconia, come tutte le tragedie che si compiono lentamente; ma anche una profonda consolazione, perché questo rifiuto, questa negazione alla storia, è giusto, è sacrosanto.”
La caratteristica di Cervo è quella di realizzare opere dal feel supercontemporaneo, a volte in rinomati collettivi transnazionali, in cui suggestioni iconografiche e letterarie, dalla cultura italiana umanistica, rinascimentale e barocca, affiorano sorprendentemente o in maniera misteriosa. A partire da questo senso del barocco Cervo crea una riflessione sulle varie tipologie di Sud del mondo e sul loro futuro e apre la sua drammaturgia a una contaminazione acrobatica con la scrittura scenica di Pep Gatell, regista de La Fura dels Baus e a capo di Epica, la Fondazione che lavora all’archivio, alla ricerca e alle sperimentazioni del noto gruppo di teatro urbano catalano.
Il progetto – che vede la collaborazione della Fundacion Epica de La Fura dels Baus, di Arcimovie Napoli, Bronx Film e Associazione Napolinmente – va in scena presso il 33° Circolo Didattico Risorgimento in Via Canonico Scherillo 40 a Napoli il 17, 18, 19 e 20 novembre 2022 alle ore 21. Sono parte del cast Antonio Carluccio, Francesca De Nicolais, Riccardo Festa (nella parte di Pier Paolo Pasolini), Noemi Francesca, Giuseppe Orsillo, Antonio Piccolo, Antonio Spagnuolo, Emilio Vacca e Marco Vidino, cui si aggiunge la partecipazione straordinaria di Gaetano di Vaio.
A partire dal 21 novembre sarà poi sviluppato il LABORATORIO VISIONI PASOLINIANE, che condurrà artisti e membri del pubblico a scrivere “response plays” originali, cioè opere nate in risposta alla visione di materiali video, pittorici, fotografici e letterari riferiti a Pier Paolo Pasolini. I materiali prodotti verranno letti durante una dimostrazione finale e vengono presi in considerazione anche per future rappresentazioni in forma piena anche nella prospettiva di dare continuità alle attività proposte sul territorio. Il laboratorio sviluppa soft skills inerenti alla polifonia sociale nei partecipanti ed è tenuto da Roberto d’Avascio (docente di letteratura inglese presso l’Università l’Orientale di Napoli e direttore di ArciMovie) e da Gian Maria Cervo.
Info e prenotazioni per lo spettacolo all’email ufficiostampaquartieridellarte@gmail.com e per il laboratorio all’email amministrazione_qda@hotmail.com