Il Don Giovanni di Moliere nell’adattamento di Antonio Piccolo apre la stagione del Teatro Sannazaro martedì 11 e mercoledì 12.

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DON GIOVANNI

Del limite e della finzione

tratto dal Don Giovanni di Molière

adattamento Antonio Piccolo

al TEATRO SANNAZARO

(via Chiaia 157 | Napoli)

martedì 11 e mercoledì 12 ottobre 2022 |ore 21

con Mario Autore, Ettore Nigro, Anna Bocchino,

Antonio Piccolo, Federica Pirone

regia Mario Autore

«Io ho un cuore che può amare il mondo intero»

Don Giovanni

A inaugurare il cartellone Prime di settimana del teatro Sannazaro di Napoli, martedì 11 e mercoledì 12 ottobre 2022, alle ore 21, lo spettacolo Don Giovanni. Del limite e della finzione, tratto dall’opera di Molière nell’adattamento di Antonio Piccolo e la regia di Mario Autore, entrambi interpreti insieme con Anna Bocchino, Ettore Nigro, Federica Pirone. Autore firma anche le musiche.

Mancanza del limite e necessità della finzione. Sono questi i due grandi temi che emergono nel provare a mettere in piedi una versione contemporanea di Don Giovanni. Innanzitutto il mondo che vive Don Giovanni sembra un mondo liminale, una terra di confine. Da un lato il mondo conosciuto e dall’altro l’ignoto, l’imperscrutabile regno del divino, de le ciel che mai si palesa. Il regista ha, dunque, immaginato lo spazio come diviso in due settori: al centro il mondo conosciuto e tutto intorno l’abisso dell’ignoto.

Il protagonista non può uscire dalla finitezza del suo mondo eppure è tragicamente attratto dalla buia periferia della scena, abitata dai personaggi metafisici del fantasma e della statua, sempre accompagnato dal fedele Sganarello. Questo non è un servo e basta. Costituisce con Don Giovanni una diade indissolubile, le due facce della medaglia della relazione servo – padrone. Il primo non vuole assumersi alcuna responsabilità e vive felicemente il fatto di avere qualcuno che decida sempre in propria vece. L’altro, al contrario, non sopporta alcun limite e non vuole nessuno al di sopra di lui.

Gli Altri, nella messinscena firmata da Autore – interpretati tutti da un solo attore che è anche il musicista che esegue le musiche dal vivo, nonché il demiurgo dello spazio scenico – hanno il compito di predisporre allestire la scena affinché le azioni di Don Giovanni possano raggiungere il loro scopo, ma si configurano tutti come inciampi. Il protagonista è così bloccato in un funzionamento ripetitivo nei confronti delle donne: seduce e passa alla prossima, seduce e passa alla prossima.

Il regista immagina che lui abbia davanti agli occhi – a livello di fantasma – sempre la stessa donna come oggetto del desiderio e sempre la stessa donna come scarto. Per questa ragione i personaggi femminili vengono interpretati da due sole donne, che rendono visibile la ripetizione eterna di Don Giovanni che vede nel diverso sempre lo stesso.

«La madre è la mia visione nera di padre – dichiara Autore – Se, come ci hanno detto, nel novecento “il padre è evaporato”, non c’è oggi padre che tenga. E se Don Giovanni sbeffeggia Dio figuriamoci in che considerazione può tenere il padre terreno. Mi sembrava questo personaggio molto debole e rispondente più a modelli socio-culturali dell’epoca, che ad esigenze drammaturgiche. Ma se Don Giovanni è “venuto su così male”, se i suoi rapporti con il genere femminile sono così devastanti, certamente ci sarà un legame interessante con la madre da indagare. Ho provato allora a immaginare la madre come una madre padrona. La immagino come una suora nera che succhia la linfa vitale del figlio legando la sua approvazione per lei al suo comportamento, laddove sappiamo bene che l’amore materno dovrebbe essere incondizionato. O no? Vedo in questo rovesciamento originario della relazione d’amore materno l’origine del dramma di Don Giovanni e dei nostri tempi privati di un sano e vitale limite imposto da un maschile funzionante.

Penso dunque sia necessario chiarire, a scanso di equivoci, la dimensione metateatrale e profondamente rappresentativa dell’operazione. Un gruppo di attori che dà inizio a uno spettacolo che parla – anche – della finzione. In questo modo si crea una ulteriore sovrapposizione tra la coppia attori/personaggi e le coppie reale/metafisico e verità/finzione».

tratto da Dom Juan ou le Festin de Pierre di Molière

traduzione e adattamento Antonio Piccolo

scene Filippo Stasi

costumi Federica Del Gaudio

regia e musiche Mario Autore

con Mario Autore, Anna Bocchino, Ettore Nigro, Antonio Piccolo, Federica Pirone

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