dal 23 maggio, inaugurazione ore 18
al 28 giugno 2024
alla Fondazione Eduardo De Filippo di Napoli
Tornando a casa
QUADRI E PAPIERS COLLÉS DI TITINA DE FILIPPO
Si intitola “Tornando a casa-quadri e papiers collés di Titina De Filippo” la mostra promossa dalla Fondazione Eduardo De Filippo – presieduta da Tommaso De Filippo e diretta da Francesco Somma – e allestita nelle sale della sua sede al primo piano dello storico Palazzo Scarpetta in Via Vittoria Colonna a Napoli.
Un percorso espositivo curato da Francesco Saponaro che accoglie per la prima volta, in quella che fu la sua casa napoletana, pitture ad olio e collages di Titina, insieme ad alcune foto e locandine che testimoniano del profondo sodalizio con l’amato fratello Eduardo.
Resterà aperta al pubblico e visitabile ad ingresso gratuito, dal 23 maggio (inaugurazione alle ore 18) al 28 giugno 2024, dal lunedì al venerdì (ore 10–14, ma per gruppi organizzati sono possibili anche aperture straordinarie su prenotazione).
Dialogando con Tommaso De Filippo, Giulio Baffi e Francesco Somma è stato naturale immaginare alcuni aspetti poco noti ma non meno significativi che fanno di Titina De Filippo una donna-artista che ha illuminato il panorama culturale italiano del Novecento. Con il sostegno di Francesco Canessa e l’affettuosa disponibilità di Annacaterina Carloni, abbiamo voluto restituire alcuni esempi della sua attività di artista figurativa.
Alla straordinaria eleganza di attrice, alla capacità di plasmare e rinnovare il lascito della tradizione scenica italiana e alla sua poliedrica vivacità creativa, Luca De Filippo dedicava queste parole: «Un rimpianto, innanzitutto: non averla mai vista lavorare, provare. Insomma non averla mai seguita sul palcoscenico. Certo, l’ho poi vista in TV, nei film. Ma questo, si sa, è altra cosa. A rifletterci bene però i miei ricordi sono forse più cari, più intimi. Più preziosi. Stavo accanto a zia Titina… per lunghi pomeriggi. Mio padre era impegnato a teatro, in lunghe tournées, allora stavo con lei. La vedevo creare i suoi bellissimi collages, ritagliare con attenzione quei pezzettini di carta colorata per dargli vita, con cura, con dolcezza, con un sorriso. Sì, è stato un bel rapporto tra zia e nipote, un rapporto che non avrei mai più avuto con nessun altro parente. Un grande regalo. Con gli anni scoprii poi un altro grande regalo che aveva fatto non solo a me ma a tutti: la sua recitazione, dai film drammatici alla commedia. Titina, meravigliosa attrice, era arrivata alla limpidezza assoluta, a quella difficilissima semplicità recitativa che solamente gli attori sublimi sanno raggiungere». Francesco Saponaro
“Cu mille cartuscelle culurate, / forbice carta e mmane / appicciava ’o vestito ncantato / ’e nu tramonto; / pure nu malotiempo / addeventava / sotto ’a forbicia soia / na festa ’e luce / dinto a nu vico astritto, tutte mbrielle…”.
I versi con cui Eduardo descrive le capacità pittoriche della sorella Titina, nella poesia altrimenti citata da Francesco Saponaro nel suo appassionato, esauriente saggio sull’Attrice contenuto nel volume DIRE-IL-VERO. Napoli nel secondo Novecento, un’identità controversa, presentato qui in Fondazione, è talmente intrisa di tenero affetto da far velo alla qualità oggettiva delle virtù di Titina in un’Arte così diversa da quella di famiglia. Sin da giovane il suo spirito d’artista viveva oltre il teatro, suonava benissimo il pianoforte e ne conservava con discrezione la pratica, proprio in queste stanze ove ora c’è la Fondazione e che lei ha abitato per molti anni. Spesso raccoglieva intorno allo strumento un gruppetto di amici del figlio Augusto, tra i quali c’ero anch’io, e sedeva alla tastiera suonando a memoria Chopin o Schubert per finire quasi sempre con il terzo movimento della K.331 di Mozart, la famosa Marcia Turca, con cui ci trascinava all’applauso. Lei non lo disse mai, ma anni dopo un prospetto riepilogativo della stagione 1924-1925 del Teatro Nuovo pubblicato dal biografo Arthur Spurle, ha rivelato che quel pezzo lo suonava anche in pubblico, durante le sue Serate d’Onore, insieme alle canzonette, ai couplet comici, agli sketch col marito Pietro. Fu negli anni in cui abitava in questo appartamento che scoprì la sua vocazione al papiers-collés, l’arte del collage che divenne il secondo mestiere quando una malattia cardiaca l’allontanò un po’ alla volta dalle scene. Ad incoraggiarla fu l’esperto mercante Bowinkell, che interpellato come corniciaio nella sua bottega di Piazza dei Martiri, rimase ammirato da quei primi lavori, poi vennero le personali in Gallerie di prestigio, al Blu di Prussia a Napoli, l’Obelisco a Roma, Strozzina a Firenze, Barbaroux a Milano, ove le fecero corona artisti e intellettuali, da Carrà a Messina, da De Chirico a Sciltian, che collaborerà per trarre dal suo bozzetto Pulcinella il mosaico tuttora inserito su una parete del ridotto del Teatro San Ferdinando. E ancora gli uomini di penna, Montale, Simoni, Vergani, che ne scrissero ammirati. Esporrà anche a Parigi, alla Galleria di André Weil – e qui fu Jean Cocteau a firmare la prefazione al catalogo. Un’altra Mostra le fu dedicata a New York dal Sagittarius della 57a strada, con il contributo della collezionista italo americana Vittoria Pietrasanta, che offrì in prestito le opere da lei acquistate in più occasioni in Italia. Anche la seconda maniera di Titina, la pittura ad olio, ebbe lusinghiera valutazione, vinse premi, alcune opere furono accolte alla Permanente di Milano, alla Quadriennale di Roma, alla Nazionale di pittura contemporanea. Gli esempi che qui si espongono, in numero limitato per motivi di spazio e per mero ricordo dell’Artista, provengono dalle raccolte della terza generazione De Filippo, Annacaterina Carloni nipote di Titina e Tommaso De Filippo, nipote di Eduardo.
Francesco Canessa
si ringraziano
Maria Procino, Antonella Stefanucci, Riccardo Canessa, Pino Miraglia, Enzo Palmieri
alcune delle opere esposte sono parte della collezione privata di Annacaterina Carloni a cui va il ringraziamento sentito della Fondazione Eduardo De Filippo
Titina mia…
Titina mia,
Tití…
Che t’aggia dicere…
Si te tenesse ccà pe’ nu mumento,
pe’ na mez’ora,
n’ora sulamente,
desse diece anne
‘e chesta vita mia,
ca vita cchiú nun è
ma è sempe vita!
T’appujasse sta capa
ncopp’ ‘a spalla
e te dicesse:
«Fino a che sto nterra e ssongo vivo
simmo ancora nuie!»
Cu ll’uocchie dint’a ll’uocchie
t’ ‘o dicesse…
E a gocce a gocce
se nfunnèssero ‘e mmane
‘e tutt’e dduie.
- Eduardo De Filippo
(’O penziero e altre poesie di Eduardo, Einaudi 1985)
dal 23 maggio (inaugurazione ore 18) al 28 giugno 2024
orario mostra: dal lunedì al venerdì, dalle ore 10 alle ore 14
(chiusa il sabato e la domenica)
aperture straordinarie per gruppi su prenotazione
info: info@fondazionedefilippo.it tel. 081 2189577
Fondazione Eduardo De Filippo
Palazzo Scarpetta
Via Vittoria Colonna, 4 – Napoli