Strategie di lockdown a livello regionale, anche per brevi periodi di tempo, per evitare e/o contenere, nuovi picchi epidemici riducendo gli enormi costi economici di un lockdown nazionale.
E’ un nuovo modello matematico per la gestione della pandemia Covid-19 in Italia quello messo a punto da uno studio coordinato da Mario di Bernardo, docente di Automatica presso il Dipartimento di Ingegneria Elettrica e delle Tecnologie dell’Informazione dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.
Lo studio considera l’Italia una “rete”, composta da 20 regioni, che ‘suggerisce’ di attivare lockdown intermittenti a livello regionale per controllare la diffusione dell’epidemia e contenerne l’impatto economico.
Il modello è stato sviluppato dal gruppo di ricerca coordinato dal Mario di Bernardo, ordinario di Automatica presso il Dipartimento di Ingegneria Elettrica e delle Tecnologie dell’Informazione dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, in collaborazione con ricercatori dell’Università di Salerno, Enea e del Politecnico di Milano e pubblicato sulla rivista internazionale Nature Communications.
I ricercatori hanno studiato le azioni che ciascuna delle regioni potrebbe mettere in campo per controllare la diffusione della pandemia e i flussi di persone che viaggiano tra di esse.
Il lockdown in una regione dovrebbe essere attivato, secondo lo studio, quando il numero di malati Covid ospedalizzati in terapia intensiva supera un livello di guardia indicato dal modello, e revocato quando esso ritorna sotto quel livello.
Lo studio intitolato “A network model of Italy shows that intermittent regional strategies can alleviate the COVID-19 epidemic” è stato sviluppato dal gruppo di ricerca Sincro (Sistemi Nonlineari, Controllo di Reti e Processi), cui hanno preso parte, oltre che da di Bernardo, coordinatore del Dottorato di Ricerca in Modeling and Engineering Risk and Complexity della Scuola Superiore Meridionale, i docenti Pietro De Lellis e Francesco Lo Iudice della Federico II, Davide Liuzza, Enea, Giovanni Russo dell’Università di Salerno e Fabio della Rossa del Politecnico di Milano. (ANSA).