Medicina, primo passo verso abolizione numero chiuso, contrari i medici

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Primo passo verso l’abolizione del numero chiuso alla facoltà di Medicina. Approvato all’unanimità il testo base dal Comitato ristretto della Commissione Istruzione del Senato.

“Finalmente non sarà più una roulette russa”, ha affermato il presidente del Commissione Marti.

Un passo avanti decisivo per l’eliminazione del numero chiuso a Medicina”. Lo annuncia il professor Aurelio Tommasetti, consigliere regionale della Campania e responsabile del Dipartimento Università della Lega. Il Comitato ristretto della Commissione Istruzione al Senato ha infatti appena adottato il testo base per il superamento dell’attuale sistema, che prevede i test d’ingresso per l’iscrizione a Medicina.

Un impegno che avevamo assunto come Lega nel nostro programma elettorale, di cui ho avuto l’onore di essere responsabile per la parte Università, con il quale ci siamo presentati alle scorse Politiche – sottolinea Tommasetti – Ringrazio Matteo Salvini per la determinazione e rivolgo i miei più sentiti complimenti a Roberto Marti, che presiede la Commissione. In questo modo la strada è aperta per il superamento del numero chiuso, atteso da 25 anni, che penalizza fortemente i nostri giovani. Da tempo portiamo avanti una battaglia per rimodulare la selezione degli studenti meritevoli”.

Tommasetti infine sottolinea: “A rendere possibile questo risultato è stata la sinergia con il Dipartimento Università di Fratelli d’Italia. Ringrazio tutte le altre forze politiche che hanno apprezzato e votato il testo. Insieme si è compiuto uno sforzo che produrrà importanti benefici per i nostri aspiranti medici”.

“La decisione di eliminare il numero chiuso per l’iscrizione alla Facoltà di Medicina, Medicina veterinaria e Odontoiatria e protesi dentaria rappresenta una minaccia alla qualità della formazione medica e prelude un grave rischio di sovraffollamento del mercato del lavoro medico. Come l’Ordine dei medici e Anaao anche la Fism è nettamente contraria a stop al numero chiuso”. Così all’Adnkronos Salute il presidente della Federazione italiana società medico-scientifiche (Fism) Loreto Gesualdo commenta l’adozione da parte della Commissione Istruzione del Senato del testo base che elimina il numero chiuso nelle Facoltà di Medicina.

«Una scelta miope che avrà conseguenze molto gravi, e il prezzo lo pagheranno i cittadini». È netta la bocciatura da parte di Bruno Zuccarelli (segretario regionale Anaao Assomed e coordinatore dell’Osservatorio Giovani Professionisti della FNOMCeO) rispetto alla proposta di riforma per l’accesso a Medicina messo a punto dalla Commissione Istruzione del Senato. «Non sono un sostenitore del numero chiuso – precisa Zuccarelli – ma la soluzione non è il liberi tutti, serve un numero programmato di studenti per evitare che si perda la qualità delle lezioni, la possibilità di offrire a tutti una formazione efficace e utile. Si dovrebbe riformare la prova d’accesso, puntando su test che mettano in luce le competenze e la propensione dello studente, evitando una lotteria di domande che con la medicina non hanno nulla a che fare. Purtroppo, con questa nuova scelta andiamo verso una sanità sempre meno qualificata». Il rischio, più che concreto, è quello di trovarsi nel 2030 con un surplus di professionisti che, prosegue Zuccarelli, inevitabilmente non riusciranno a vedere soddisfatte le aspettative di carriera e dovranno accontentarsi di posizioni lavorative per nulla attrattive. Il coordinatore dell’Osservatorio Giovani Professionisti della FNOMCeO ricorda poi i dati già messi in luce ad inizio aprile, che mostrano chiaramente come a partire dal 2027 il numero dei nuovi medici nel nostro Paese sarà nettamente superiore al numero dei medici che andranno in pensione. «Con questa nuova norma – spiega Zuccarelli – aggraviamo una situazione già complessa. Si trova la via più semplice, anziché la via giusta. Serve programmazione e un percorso universitario che risponda alle reali esigenze del Sistema sanitario nazionale». In altre parole, «se oggi i medici sono pochi, domani saranno in troppi. Un percorso paradossale che ora si aggrava a causa di un turnover generazionale avvenuto senza pianificazione. Questa scelta – conclude Zuccarelli – aggrava l’imbuto lavorativo che entro il 2032 porterà ad un mercato sanitario dove la forza lavoro è a basso costo e il potere contrattuale è annullato. Si profila insomma il trionfo del lavoro precarizzato, con retribuzioni e diritti notevolmente inferiori rispetto a oggi».

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