Giunge al termine il nuovo ciclo di incontri laboratoriali, che ha visto gli studenti del “Laboratorio di Cinema” dell’Universita l’Orientale avere il privilegio di ‘passeggiare’ per un set cinematografico pur restando in un aula
Tra proiezioni, dibattiti e interventi di registi, autori, produttori, sceneggiatori , e l’ausilio dei giornalisti Luigi Pasquariello e Valentina Soria, la Settima Arte è davvero di casa al ‘Laboratorio di Cinema’ – diretto dal Prof. Giuseppe Balirano che si è avvalso della preziosa collaborazione del Prof. Francesco Giordano che in qualità di docente esperto ne che ha curato le lezioni, gli incontri, i dibattiti e l’organizzazione – che ha aperto le porte a giovani a tanti esperti del comparto audiovisuvo, tra cui Maurizio Gemma, Direttore della Film Commission Campania.
Tra i massimi esperti della macchina produttiva cinematografica, Maurizio Gemma ha catturato l’attenzione degli studenti approfondendo le positive ricadute economiche per i territori che ospitano i set delle produzioni del comparto, un vero. Un valore aggiunto. lavoro complesso quello delle Film Commission che sdoganano il sostegno economico da parte degli enti pubblici, sempre più le produzioni audiovisive sfruttano infatti il patrimonio immobiliare, ad esempio, degli Atenei come nel caso della popolare serie “Mina Settembre” in cui molte scene sono state girate alla “Federico II”
in videocollegamento da Roma, dove è impegnato nelle fasi di pre-produzione del suo prossimo film, Edoardo De Angelis che ha presentato il suo lungometraggio, il pluripremiato “Il vizio della speranza”.
la storia di Maria, traghettatrice sul fiume Volturno – sorta di ‘Caronte al femminile’ come lo descrive la docente esceneggiatrice Giuliana Del Pozzo – di prostitute nigeriane che affittano l’utero per sopravvivere e nonostante insomma le attuali difficoltà in cui si dibatte il cinema, come sottolinea balirano, attraverso percorsi come il ‘Laboratorio di Cinema’, che incanala verso sbocchi occupazionali la passione per la Settima Arte di tanti giovani, si può forse nutrire il “vizio della speranza”