2018, previste grandi novità nel settore economico. Il MIFID II garantirà più trasparenza per gli investitori.

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Sarà un 2018 ricco di novità quello che sta per arrivare in ambito economico. Nonostante manchi ancora un trimestre abbondante per chiudere un 2017 caratterizzato ancora una volta dal leitmotiv della crisi, il futuro sarà caratterizzato da un importante spiraglio, soprattutto per quanto riguarda i risparmiatori e in materia di trasparenza e di consulenza finanziaria indipendente. Queste novità portano il nome di MiFid II, acronimo inglese che corrisponde all’insieme di direttive relative al mercato degli strumenti finanziari, e del Mifir, regolamento maggiormente teorico che trova declinazione pratica proprio nel Mifid. L’approvazione da parte del governo risale allo scorso luglio, ma l’entrata in vigore sarà programmata per il 3 gennaio, data in cui saranno introdotte le nuove regolamentazioni all’interno del Testo unico della finanza.

Il testo della direttiva è chiaro, è impone una svolta alle banche e alle società di investimento, che dovranno intrattenere un rapporto di maggiore chiarezza e di obblighi informativi più stringenti sia nei confronti degli intermediari che verso i propri clienti. La manovra è di fatto a mero vantaggio dei risparmiatori italiani che, come già avviene nel Regno Unito, riceveranno maggiori garanzie nel momento della sottoscrizione: dai costi alle peculiarità dei prodotti, ogni dettaglio sarà reso disponibile dalle società, e le autorità di controllo vigileranno sull’effettiva applicazione del testo unico, migliorando di conseguenza la qualità dell’informazione finanziaria, del rapporto cliente-consulente e degli stessi prodotti presenti sul mercato.

In quest’ottica, il cliente sarà messo al corrente di tutti i costi relativi all’investimento, ma anche di quanto il rendimento può essere “intaccato” dalla stessa fee. Questo indice dovrà essere aggregato, nell’ottica dell’ammontare di una spesa complessiva. Di conseguenza, cresce l’importanza dell’informazione per il cliente stesso. Se l’investitore è al corrente dei meccanismi che regolano il mercato internazionale, ed è in grado di capire l’importanza della diversificazione, dei vari procedimenti e delle differenti strategie da adottare, potrà valutare al meglio quanto gli propone il consulente. L’educazione finanziaria è quindi ancor più importante che in passato, come evidenziano anche gli esperti del team di Moneyfarm. L’Italia è infatti ancora al passo in materia di cultura finanziaria, visto che sarebbe necessario un numero di ore maggiore da dedicare agli investimenti. I risparmiatori italiani spesso non sono a conoscenza delle regole basilari dell’investimento, e per questo restano maggiormente esposti i rischi e alle perdite, ma con una maggiore informazione e un elevato tasso di trasparenza da parte degli istituti, le probabilità di “fallimento” di riducono in maniera drastica.

Altra novità di rilievo riguarda la differenziazione tra gli investimenti a valore aggiunto e quelli esecutivi: nella prima categoria rientrano infatti le consulenze finanziarie e le gestioni di portafoglio, mentre della seconda fanno parte i compiti degli intermediari, chiamati solo a collocare il titolo, a ricevere e a trasmettere gli ordini. Emerge ancor di più la differenza tra le forme di consulenza finanziaria dipendente e quelle indipendenti: nel primo caso, il più diffuso in Italia grazie al lavoro costante degli istituti bancari e dei network di consulenza, ci si basa sul sistema delle commissioni, e il cliente può vagliare solo numero più esiguo di prodotti essendo obbligato a retrocedere una fee al consulente. La consulenza finanziaria indipendente è basata sul sistema delle “parcelle”, comunemente conosciute nel mondo economico come fee, e sulla possibilità di presentazione di qualsiasi prodotto disponibile sul mercato.

È quindi evidente che la nuova riforma mette sotto la lente d’ingrandimento i costi, ma cambierà radicalmente anche il ruolo delle banche, che non solo dovranno competere con le società di consulenza nella definizione del profilo del cliente, ma dovranno anche intuirne la predizione al rischio e la conseguente reazione a fronte di potenziali scossoni di mercato.

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