Il settore agroalimentare cresce al Sud e il suo fatturato aumenta maggiormente rispetto al resto del Paese. E’ quanto emerge dal rapporto sulla competitivita’ dell’Agroalimentare nel Mezzogiorno, realizzato dall’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, in collaborazione con Fiere di Parma e Federalimentare, presentato oggi presso l’Universita’ degli Studi di Salerno.
Lo studio evidenzia come i recenti mutamenti dello scenario globale abbiano sostenuto una crescita senza precedenti delle esportazioni del made in Italy alimentare, grazie a una ritrovata coerenza del modello di specializzazione agroalimentare italiano con le tendenze della domanda mondiale, che ha spinto l’export agroalimentare del Sud a toccare la cifra di 7 miliardi di euro nel 2018.
Nel Mezzogiorno il settore agroalimentare e’ cresciuto, nell’ultimo triennio, in termini di valore aggiunto – che supera i 19 miliardi di euro -, di numero di imprese – 344 mila imprese agricole e 34 mila imprese dell’industria alimentare – e di occupati, che si attestano a circa 668 mila unita’, pari al 10% del totale occupati al Sud. Anche il confronto con il Centro-Nord mette in evidenza come, nello stesso periodo, il fatturato dell’industria alimentare sia cresciuto piu’ al Sud (+5,4%) che nel resto del Paese (+4,4%).
Performance positive hanno riguardato soprattutto alcune filiere come caffe’, cioccolato e confetteria (+14%), prodotti da forno (+18%) e olio (+21%).Tra gli elementi piu’ critici, invece, preoccupano i bassi livelli di immobilizzazioni nelle imprese del Mezzogiorno e il fatto che esse siano sostanzialmente tecniche con poca attenzione a quelle immateriali.
“Lo studio di Ismea descrive il sistema agroalimentare meridionale come una realta’ in forte espansione”, ha detto Elda Ghiretti, Cibus and Food Global Coordinator, Fiere di Parma -. Un dato confermato anche dall’aumento della partecipazione delle aziende del Sud a Cibus, la fiera alimentare di riferimento all’estero. Un dinamismo sostenuto anche dalla creazione di nuove forme di aggregazione private, come consorzi e associazioni”.
Per Nicola Calzolaro, direttore di Federalimentare ci sono “grandi margini di crescita” soprattutto sul fronte dell’export” in quanto “l’agroalimentare del Sud e’ ancora molto orientato al mercato italiano e poco alle esportazioni che rappresentano meno del 20% di quelle totali del Paese”.
Per Fabio Del Bravo, responsabile servizi per lo sviluppo rurale ISMEA, “occorre rafforzare adeguatamente la fase agricola e la sua integrazione con la parte a valle della filiera, favorire gli investimenti e prendere atto dei limiti, per esempio strutturali, individuando percorsi che gia’ nel breve possano portare benefici”.