Ance, Federica Brancaccio candidata alla presidenza.

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La prima volta per un imprenditore del Sud e la prima volta di una donna, ma soprattutto portatrice di un’idea: riposizionare l’Ance mettendola al centro dell’interlocuzione economica e nel rapporto con le istituzioni con una ‘visione’ che assomiglia molto a quello di un moderno partito, espressione di interessi generali con un programma che ha l’ambizione di delineare lo sviluppo del Paese.

Così all’ANSA Federica Brancaccio, 61 anni, napoletana, che domani presenterà al Consiglio generale la candidatura alla presidenza dell’Associazione nazionale dei costruttori edili.

Brancaccio anticipa alcuni dei contenuti del suo programma – dalla necessità di puntare sul capitale umano e sulla formazione all’importanza della rigenerazione urbana ed edilizia, dall’ambiente e l’energia al tema della legalità – ma ciò che emerge con forza è la sottolineatura dell’idea della ‘centralità’ dell’organizzazione nelle dinamiche sociali: “Dobbiamo divenire interlocutore fondamentale per la ripartenza, per lo sviluppo del Paese guardando al Pnrr ma non solo” dice, e avendo la capacità di operare su un doppio binario: “Continuare a gestire l’emergenza, per esempio come sta avvenendo con il caro-materiali, e lavorare sulla qualificazione del nostro sistema imprenditoriale”.

“Dobbiamo impegnarci per migliorare le nostre città e l’ambiente – sostiene Brancaccio – siamo impegnati per intervenire sulla qualità della vita del cittadino, per rendere i nostri ambiti urbani efficienti e sostenibili, e ci candidiamo a essere motore per una crescita economica ma anche socio-culturale”.

Brancaccio ricorda che la filiera delle costruzioni in Italia tocca quasi il 90% dei settori produttivi rappresentando il 22% del Pil (comprendendo l’immobiliare). Quasi 400mila imprese associate con un milione e 400mila addetti, l’Ance, nell’opinione di Federica Brancaccio, deve agire in modo tale da orientare il legislatore e la politica, “dobbiamo arrivare prima dell’emendamento, essere interlocutori ordinari delle istituzioni”. In primo piano anche la sicurezza sul lavoro: “Spesso il settore viene associato al rischio mortalità nei cantieri, ma va detto siamo l’unico settore dove si effettua la formazione prima dell’avvio del lavoro e dove c’è un’arma vincente che è la bilateralità, sempre in prima linea per aumentare garanzie e tutele”.

Su tutto, la normativa. “Serve un sistema regolatorio semplice, che consenta di spendere e che non sia contraddittorio”.

In altre parole occorre un complesso di regole che riesca a far ‘atterrare’ la spesa: “Poche, semplici, flessibili” con un Codice degli Appalti nel quale “non ci sia la presunzione di
colpevolezza degli imprenditori….”.

In questo quadro, a parere dell’ex presidente dei costruttori napoletani, occorre aprire una nuova stagione: “E’ indispensabile un ‘patto’ fra imprese, politica e attori sociali” con un sistema del credito ed un fisco diversi. Il primo, non deve valutare solo i “classici parametri ma anche la storia aziendale”, il secondo “deve essere premiale”.

E avendo ben chiaro che la lotta alla criminalità per le infiltrazioni nel settore la deve fare lo Stato: “Ci rifiutiamo di fare i poliziotti, i controlli spettano alle diverse articolazioni dello Stato; altra cosa è il patto per la legalità che ci vede protagonisti”.

Insomma bisogna cambiare registro anche con riferimento al bonus fiscali e al complesso degli interventi varati per il rilancio: “I bonus erano una misura necessaria per la riqualificazione del patrimonio edilizio e  hanno consentito al Pil italiano di fare il ‘botto’, ma, come spesso è accaduto, non ci hanno ascoltato…Per alcune di queste misure la truffa era prevedibile. Avevamo chiesto delle regole e serviva la qualificazione delle imprese. Purtroppo, invece, sono state cambiate le regole in corso d’opera”. E ora? “Ora le regole sono più stringenti ma le imprese sono in difficoltà. Le due banche
pubbliche – Cassa Depositi e Prestiti e Poste Italiane – hanno chiuso le loro piattaforme per l’acquisto dei crediti e le altre banche hanno un plafond limitato”. Come se ne esce? “Cdp e Poste devono riaprire le piattaforme di acquisto crediti o, almeno, acquistino dalle banche per allargare il plafond”.

Infine, Napoli e la Campania: come si collocano in una logica che sia auspicabilmente di rilancio? “Serve l’ottimismo della volontà – afferma Brancaccio – il depauperamento della pubblica amministrazione rende difficile la gestione dei fondi del Pnrr, non c’è personale qualificato; è indispensabile uno sforzo sovraumano perché le risorse vengano spese bene entro il 2026 fondi che possano creare i presupposti per uno sviluppo duraturo
evitando opere non strategiche. In caso contrario, il rischio è una stagione di stagnazione e recessione. Del resto, abbiamo ancora diversi fondi europei non spesi, non servono logiche di
piccolo cabotaggio politico”. (ANSA).

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