Sono circa 8 i miliardi di euro investiti nelle aziende italiane dal private equity in Italia nel primo semestre del 2024 (rispetto ai 2,2 miliardi del primo trimestre 2023), secondo quanto emerge dal recente report “Italy Private Equity Confidence Survey” di Deloitte Financial Advisory con il supporto di AIFI – Associazione Italiana Private Equity e Venture Capital che fornisce indicazioni in merito alle attese dei principali operatori PE sull’andamento del proprio settore per il secondo semestre 2024. Di questi, sempre secondo lo studio si prevede che dei capitali privati che saranno investiti in Italia il 90% si concentreranno al Nord, mentre nessun fondo prevede di investire in aziende localizzate nel Sud Italia.
“Una fotografia che descrive uno squilibrio inaccettabile per una delle economie del G7 – commenta la mid-cap investor Giovanna Voltolina – soprattutto perché da investitore che nel Sud crede e investe, origina da un blocco culturale, certamente sostenuto e alimentato da un contesto infrastrutturale inadeguato ma, io credo, soprattutto da un pregiudizio generale verso le PMI del meridione, che invece rappresentano vere proprie eccellenze con un potenziale enorme che se solo potesse essere agevolato attirerebbe come minimo dieci volte quello che raccoglie oggi”.
Nel corso del primo semestre del 2024, il settore del Private Equity (PE) in Italia ha registrato un totale di 217 transazioni, con un valore complessivo di, appunto, circa 8 miliardi di euro (cifra che sconta l’assenza dei cosiddetti mega-deals, ovvero operazioni miliardarie), durante il periodo di riferimento prevalentemente nei settori dei prodotti industriali, servizi, food & beverage e beni di consumo.
In via previsionale gli investitori intervistati da Deloitte Financial Advisory dichiarano che entro la fine dell’anno i loro portafogli saranno tendenzialmente composti per il 24,6% (+12,5% sul periodo precedente) delle aziende e PMI con un fatturato tra i 16 e i 30 milioni di euro con un trend crescente del +12,5% rispetto al periodo precedente, realisticamente a discapito delle società con fatturato tra 30-50 milioni di euro sulle quali gli investimenti si ridurrebbero del -13,5% attestandosi al 19,3% del mercato.
Dominano quindi nelle previsioni degli investitori le PMI made in Italy e in tal senso la Campania con le sue 11.500 Pmi che il Rapporto Confindustria 2023 dava ancora in crescita del 5,7% detengono un eccezionale potenziale di attrattività per investitori esteri ed italiani
“Un territorio certamente interessante a livello imprenditoriale, produttivo e manifatturiero ma purtroppo poco ‘partecipato’ da fondi e investitori, soprattutto esteri” commenta Voltolina. Infatti anche secondo il recente Report Infocamere – la società per l’innovazione digitale delle Camere di Commercio – (2023) che ha osserva l’andamento della presenza delle società straniere nel capitale delle aziende manifatturiere italiane che in Campania sono solo 113 le aziende partecipate da capitali esteri.
Analizzando l’area geografica il report Deloitte conferma la preferenza di interesse verso investimenti situati nel Nord Italia, con l’87,7% delle risposte, nel Centro Italia con l’8,8%, mentre il Sud Italia non è nel mirino di alcun operatore.
“E di fronte a questo dato io dico: investitori allargate i vostri orizzonti! il centro-sud Italia, è una fucina di aziende ad elevatissimo potenziale e di imprenditori innovativi in grado non solo di incrementare il fatturato ma anche di competere in quanto made in Italy anche sui mercati internazionali – commenta Giovanna Voltolina che, ad esempio, ha investito in Deghi azienda pugliese che è straordinariamente decollata grazie alla qualità delle sue persone – e nello specifico guarderei ai giovani imprenditori che hanno bisogno di sostegno per accelerare la crescita”
“Però – continua l’esperta – anche lo Stato deve adeguarsi perché più che investimenti a pioggia, e senza un pensiero di medio-lungo termine, aggiungo, o grandi opere (vedi il Ponte sullo Stretto – ndr) il Centro-Sud, così come tutto il nostro Paese ha bisogno di pensiero industriale di lungo periodo, coerenza ma soprattutto stabilità e chiarezza sul sostegno alle imprese legislativa: non è accettabile – sottolinea Voltolina – che a da un anno all’altro cambino le regole e gli imprenditori debbano sempre navigare a vista senza un supporto costante soprattutto di facile lettura e interpretazione”