Caro carburanti a rischio il pesce fresco. I pescatori di Torre del Greco: indebitati per poter lavorare, costi raddoppiati.

Pescherecci e pescatori fermi per protesta contro il caro gasolio al porto del Granatello di Portici, Napoli, 31 maggio 2022. ANSA/CESARE ABBATE
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Il caro benzina ferma i motopescherecci, mentre le imbarcazioni di piccolo carico riescono ancora a portare avanti il loro lavoro, pur con costi notevolmente cresciuti.

È l’effetto del caro benzina registrato a Torre del Greco (Napoli), dove il mare e le attività legate al cosiddetto ”oro blu” sono sempre state da traino per l’economia cittadina.

Non è un caso che per numero di matricole marittime, la città vesuviana sia in Italia seconda solo a Genova.

All’ombra del Vesuvio sorge la cooperativa Beato Vincenzo Romano, realtà che trae il nome del parroco della basilica di Santa Croce, diventato poi santo il 14 ottobre del 2018.

Cooperativa che raggruppa i piccoli pescatori non solo della zona ma anche dei comuni limitrofi e in alcuni casi della penisola sorrentina e dell’area flegrea. In tutto quasi 45 unità:

”C’è un solo motopeschereccio – afferma Antonio Porzio, storico presidente – i cui responsabili sono fermi nelle loro attività da una settimana. Per il resto i nostri associati sono proprietari di motobarche, che continuano a solcare i mari regolarmente, anche se i costi legati al carburante sono praticamente raddoppiati: oggi il gasolio costa 1,20 euro al litro, mentre prima della crisi si pagava a 0,60 al litro”.

Fervono le proteste in giro per l’Italia, ma da queste parti i riflessi sono ridotti: ”Arriveranno a promettere qualche rimborso – prosegue Porzio – che forse giungerà tra qualche mese, quando cioè sarà troppo tardi. Nel frattempo i pescatori per continuare a lavorare si saranno indebitati. Fermarsi? Dalle nostre parti, dove notevole è il fenomeno dell’abusivismo, bloccare le attività significa dare possibilità agli irregolari di invadere ancora di più il mercato. Con buona pace di coloro che invece sono in regola”.

Il prolungato stop dei pescatori rischia di ripercuotersi a Napoli e nel resto della regione sulle tavole di famiglie e dei ristoranti.

In città, a ad esempio, su diversi banchi comincia a scarseggiare il pesce fresco di ‘paranza’, come triglie, sogliole, alici, cefali e saraghi mentre non ci sono problemi per calamari e gamberi.

In alcune pescherie sono aumentati i prezzi di alcuni prodotti. E nelle diverse marinerie della regione, così come nel resto d’Italia, i pescatori hanno incrociato le braccia.

Prosegue ad esempio lo stato di agitazione dei pescatori a Napoli o al Porto del Granatello di Portici (Napoli). Qui, da circa una settimana, i titolari degli otto pescherecci sono fermi nel Porto e, da quanto si apprende, non usciranno in mare fino a quando non avranno risposte soddisfacenti dal Governo.

La protesta, pacifica, così come sta avvenendo in altre marinerie d’Italia è contro il caro gasolio che sta mettendo in ginocchio la categoria dei pescatori. (ANSA)

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