“Non solo del Mezzogiorno, mai come ora c’è bisogno di un’Europa più forte. E l’ Italia – grazie all’ autorevolezza del suo governo – può svolgere un ruolo importante per progettare il futuro dell’ Ue”.
Ne è convinto Antonio D’Amato, gia’ presidente di Confindustria e oggi a capo della Fondazione Mezzogiorno, l’associazione costituita da imprese locali, nazionali, internazionali nata per favorire lo sviluppo del Sud attraverso l’ideazione e la promozione di politiche e investimenti che ne migliorino la competitività. D’ Amato ne ha parlato nel corso dell’ incontro promosso dalla sua fondazione in collaborazione con l’ Unione Industriali di Napoli, ospite il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, intervistato dal direttore del Mattino Federico Monga e da quello del Corriere del Mezzogiorno Enzo D’ Errico a Palazzo Partanna.
“In questo momento – l’analisi di D’ Amato – l’Europa ha sofferto di un forte strabismo da un lato con la delega in bianco sul green deal, con forti contraddizioni al suo interno e il rischio deindustrializzazione. Dall’altro con lo sforzo per il Pnrr. Spetta all’Italia aprire questo capitolo. Abbiamo bisogno di un salto in avanti per ridisegnare il futuro del Paese e dell’ Europa: noi siamo pronti capendo che dove la transizione ha un senso va fatta. Sviluppo e sostenibilità economiche vanno insieme ma se non ci sono risorse per reinvestire nel pianeta bisogna creare ricchezza. Nessuno più di noi vuole investimenti sostenibili ma occorre che la sostenibilità sia effettiva” il monito di D’ Amato.
In questo senso – spiega l’ ex numero uno di Confindustria – il rilancio del Sud è strategico anche e soprattutto per l’Unione Europea. “Un equilibrio più sostenibile delle finanze italiane è fondamentale per la tenuta finanziaria dell’Ue e si può raggiungere soltanto se il Mezzogiorno recupera i divari in termini di Pil e occupazione rispetto al resto del Paese”. “Il tasso di occupazione nazionale – ha continuato D’Amato – deve passare in dieci anni dal 59 al 70%, e quello meridionale deve crescere almeno dall’attuale 44,8% al 60%”. (ANSA).