Ecco le 5 skills degli innovatori “hungry and foolish” per traghettare le imprese nell’era digitale.

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Quando si parla di ricerca, si fa di solito riferimento all’espressione “ricerca e sviluppo” (R&S), che comprende tutte quelle attività creative svolte per sviluppare nuove conoscenze.

L’indicatore R&S svolge un ruolo vitale nella crescita economica e nell’innovazione di un Paese, con un impatto su quasi ogni settore della società. Secondo la classifica 2022 stilata dalla World Intellectual Property Organization (WIPO), nota come Global Innovation Index, in termini di Innovazione, l’Italia si posiziona soltanto al 28simo posto rispetto ai Paesi più avanzati. Dal punto di vista economico, l’innovazione è essenziale affinché le aziende continuino ad essere competitive creando un luogo in cui i migliori talenti lavorano di pari passo con le migliori aziende e dove prospera l’innovazione tecnologica che crea soluzioni innovative all’avanguardia.

L’innovazione dipende dalla capacità di alimentare, attirare e trattenere individui di talento e stimolare un’ampia gamma di competenze. Come? Attraverso la formazione.

Nel contesto di innovazione all’interno del quale convivono le imprese infatti,  è sempre più accentuata la necessità di gestire lo sviluppo di competenze, in termini di reskilling e upskilling, dei propri collaboratori, identificando i fabbisogni delle persone per capire come risvegliare passioni ed energie per aumentare l’engagement e la motivazione.

Ma quali soft skills devono possedere gli innovatori “hungry and foolish” in grado di traghettare le imprese nell’era digitale?

La società benefit ed il più grande incubatore online italiano di startup Startup Geeks ha individuato 6 competenze trasversali dei professionisti che hanno l’arduo compito di innescare un cambiamento positivo nelle imprese italiane.

Curiosità. Una delle competenze fondamentali per affrontare alcune delle più grandi sfide delle aziende e per promuovere l’innovazione. Osservare, rimanere al passo con le nuove tendenze. L’attitudine a saper approfondire argomenti, verificare come altri hanno risolto problemi analoghi, essere informati e conoscere il mercato e i temi principali e trasversali, l’essere sempre disposti a imparare rappresenta un valore necessario e da coltivare per un innovatore.

Coraggio. Il vocabolario ci parla di una virtù umana, spesso indicata anche come fortitudo o fortezza, che fa sì che chi ne è dotato non si sbigottisca di fronte ai pericoli, affronti con serenità i rischi, i disaccordi e convinca gli altri della bontà della propria idea. E deve essere armato di coraggio colui che accetta le sfide e crede e promuove il cambiamento generato dall’innovazione

Immaginazione/creatività. Essere creativi sul lavoro non significa solo proporre nuove idee ma anche, e soprattutto, dare vita a confronti costruttivi e promuovere innovazione, anche rischiando di non essere apprezzati per il proprio pensiero creativo. La creatività è utile al problem solving, grazie alla possibilità di vedere molteplici soluzioni e punti di vista riguardo alle situazioni e le problematiche. Spetta agli innovatori, infatti, creare un ambiente professionale stimolante e aperto, per poter coltivare l’immaginazione dei lavoratori, che sapranno così imparare a risolvere problematiche sempre più complesse nel corso del tempo.

Pensiero critico. Si tratta della capacità di analizzare informazioni ed esperienze in modo oggettivo traendo informazioni dall’osservazione, dall’esperienza, dal ragionamento o dalla comunicazione. Si fonda sul tentativo di andare aldilà della parzialità del singolo soggetto: i suoi valori fondamentali sono la chiarezza, l’accuratezza, la precisione e l’evidenza.

Quindi, si tratta di una competenza cognitiva, un tipo di pensiero il cui obiettivo è quello di raggiungere un giudizio solido mediante i processi mentali di analisi, valutazione e inferenza, analizzando le informazioni, le esperienze e le situazioni nel modo più oggettivo possibile. Fondamentale è, infatti, non lasciarsi influenzare dalle proprie impressioni soggettive e, soprattutto, dai pregiudizi, i quali inficiano la realtà.

Network. Fare networking permette infatti di “creare rete” scambiandosi competenze strategiche e know how, con anticipazioni sulle diverse opportunità emergenti e fornendo input per intraprendere nuove strade, stringere partnership, sviluppare nuovi progetti ed espandere i propri contatti.

Time management. Il time management aumenta l’efficienza: lavorare con delle priorità chiare e in maniera organizzata è estremamente più facile. Ci si può concentrare sulle cose veramente importanti, quelle che hanno bisogno di maggiore attenzione, lasciando il resto per dopo.

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