Il presidente della Giunta Regionale Vincenzo De Luca annuncia in occasione del convengo “Agricoltura è sistema rurale” promosso da Cia Campania stamattina lunedì 28 gennaio le nuove iniziative delle Regione nel settore agricolo.
Presentate dal presidente Alessandro Mastrocinque le proposte di Cia Campania per un’agricoltura come sistema rurale
Agricoltura campana nel mondo: un “marchio unico” a tutela delle eccellenze
Varietà regionali a rischio estinzione investire in ricerca per certificazioni
Sono state numerose le proposte avanzate dall’organizzazione agricola: investimenti in ricerca a difesa delle varietà tipiche regionali per la certificazione alla resistenza a nuovi agenti patogeni; interventi su banda larga e viabilità nelle aree rurali; creazione di una normativa reginale ad hoc per piccoli produttori e trasformatori di prodotti agricoli e per lo sfruttamento sostenibile delle biomasse
Hanno partecipato ai lavori, moderati dal direttore di Cia Campania Mario Grasso, il presidente di Cia Campania Alessandro Mastrocinque, il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, il direttore di Svimez Luca Bianchi, Rossana Zambelli – Direttore Nazionale Cia, i consiglieri regionali On. Mino Mortaruolo e On. Maurizio Petracca, l’avv. Franco Alfieri – Capo Segreteria del Presidente Giunta della Regione Campania.
SUPERARE AGEA, VERSO UN ENTE PAGATORE REGIONALE
“Come è noto a ciascun agricoltore, c’è un problema serio con l’inefficienza di AGEA, l’Agenzia nazionale per le erogazioni in agricoltura” denuncia Alessandro Mastrocinque nella sua relazione di apertura del convengo “Agricoltura è sistema rurale” tenuto stamattina, lunedì 28 gennaio a Napoli. Gli risponde immediatamente il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, che annuncia l’istituzione di ente pagatore regionale per superare l’ostacolo dell’Agenzia nazionale.
“Abbiamo preso la decisione – afferma il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca – di creare un ente pagatore campano, si paga a Napoli. Non possiamo più fare i viaggi della speranza a Roma, facciamoci un ente pagatore nostro. Ci vorrà un anno, bene. Tra un anno i pagamenti li faremo a Napoli”.
PSR 2021-2027, DE LUCA: “LO SCRIVIAMO INSIEME DA SUBITO”
Un problema cronico del settore agricolo campano è rappresentato dalla macchinosità delle procedure per accedere ai fondi del Piano di Sviluppo Rurale. La richiesta di Cia Campania è quella di coinvolgere le associazioni agricole direttamente nella programmazione. Richiesta accolta dal presidente della Regione Campania. “Il nuovo Psr – sottolinea il presidente Vincenzo De Luca – lo scriviamo insieme e partiamo da subito. Quando ci siamo insediati nel 2015 non era ancora approvato, abbiamo voluto chiudere nel dicembre di quell’anno per non perdere ulteriore tempo. La nostra intenzione è ricominciare da febbraio a lavorare sulla nuova programmazione. Lo faremo aprendo una lotta contro il burocratismo. Quando ci sono norme dettate dall’Ue, allora c’è poco da fare. Ma non ci dobbiamo mettere neanche una virgola di più, con province che richiedono cose diverse”.
CAMPANIA, UN MARCHIO UNICO PER TUTELARE LE ECCELLENZE
“La Campania vale da sola poco meno della metà dell’intero export agroalimentare meridionale (il 44%) eppure manca un marchio a tutela della salubrità e della eccellenza dei nostri prodotti nel mondo”. Il presidente di Cia Campania Alessandro Mastrocinque lancia la proposta di un marchio unico della Regione Campania per il food e l’agroalimentare.
Cia Campania sottolinea che per le aziende agricole campane piccole e medie sarebbe un aiuto fattivo e permetterebbe di avere più reddito nel contesto della filiera agroalimentare anche ai fini di investimenti aziendali futuri con un rapporto stimato da 1 a 10. Un ruolo centrale in questa operazione potrà essere svolto dall’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno che, grazie al capillare lavoro di analisi già svolto sulle produzioni campane, potrà continuare a fugare ogni dubbio sia nei confronti dei consumatori finali sia verso il mercato nazionale ed internazionale. “In Sicilia stanno discutendo un marchio realizzato su questo modello – spiega Mastrocinque – e noi chiediamo alla Regione un investimento per la promozione, comunicazione e marketing al fine di poter veicolare il valore insito nei sapori della Campania in Italia e nel mondo”.
Su questo punto Vincenzo De Luca ricorda la prossima apertura l’8 febbraio di uno Spazio Campania a Milano. “L’8 febbraio – sottolinea il presidente della Regione Campania – inaugureremo a Milano uno Spazio Campania, una mostra permanente dei prodotti di eccellenza della nostra regione. Abbiamo fittato la sede dell’ex Banca Agricoltura a Piazza Fontana. Dobbiamo puntare sulla qualità e unicità dei nostri prodotti.
LUCA BIANCHI (SVIMEZ): VALORIZZARE DISTINTIVITà DEL PRODOTTO
Sulla necessità di valorizzare la riconoscibilità di un prodotto campano interviene Luca Bianchi, direttore di SVIMEZ. “La stella polare di un nuovo quadro di politiche agricole – afferma Luca Bianchi, direttore di SVIMEZ – deve essere la valorizzazione della distintività delle produzioni meridionali, attraverso la valorizzazione della qualità del prodotto e la sostenibilità del processo produttivo. Una sfida nuova che partendo da Sud può aiutare l’intero agroalimentare italiano a dare un contributo decisivo alla ripresa del Paese”.
CERTIFICAZIONE VARIETA’ CAMPANE, INTERVENIRE SUBITO O RISCHIO ESTINZIONE
Nuovi agenti patogeni, anche a causa dei cambiamenti climatici, mettono a rischio il nostro patrimonio vegetale. Molti agricoltori campani sono oggi costretti a utilizzare varietà certificate come resistenti a questi nuovi virus, solo che tutte le varietà certificate sono extra-regionali. Attualmente, facendo un esempio, le varietà sull’olivicoltura certificate contro attacchi patogeni o allo stress idrico sono quasi tutte spagnole, due sono le varietà toscane, una pugliese ed una molisana. Lo stesso accade per le castagne, oggi gli agricoltori utilizzano il castagno “bouche di betizac”, un ibrido euro-giapponese.
“L’agricoltura delle aree interne è in difficoltà ed a queste difficoltà si aggiungono le emergenze fitosanitarie – denuncia il numero uno di Cia Campania Alessandro Mastrocinque – come il Cinipide del castagno, xylella, la mosca della frutta. In questo contesto diventa fondamentale la ricerca privata e soprattutto pubblica per avere nuove varietà culturali certificate per esempio sulle nostre cultivar autoctone resistenti agli agenti patogeni ed ai cambiamenti climatici. Se non andiamo in questa direzione scomparirà il nostro patrimonio di bio-diversità”.
Il PSR non prevede ancora questo tipologia di spesa, Cia Campania ritiene invece che i fondi per una ricerca in questa direzione vadano inseriti nella prossima programmazione dei PSR.
INFRASTRUTTURE VIARIE E DIGITALI, SIAMO FUORI DAL MONDO
Per dare sfogo alle potenzialità del sistema rurale campano Cia Campania ritiene fondamentale avere infrastrutture efficienti e tempi certi per il completamento di quelle in corso. Lo stesso vale per la banda larga. I comuni campani con servizi pienamente interattivi sono solo il 14% rispetto alla media nazionale del 19%. Solo il 4,4% della popolazione è servita da una rete a 100 Mbyte rispetto al 24% dell’Europa. Secondo un recente studio Nomisma, inoltre, solo 1 impresa agricola su 10 realizza almeno l’1% del proprio fatturato mediante vendite online, mentre l’incidenza media in Europa arriva all’1,7%.
Avere in Campania una infrastrutturazione efficiente dal punto di vista materiale e immateriale ci permetterebbe di aumentare fortemente sia le possibilità di lavoro sia l’incremento del valore aggiunto nei vari settori dell’economia. Solo in agricoltura, oggi a 3,15 miliardi di euro di esportazione, nell’arco di pochi anni potremmo avere un dato che si aggira sui 4 miliardi di euro.
TRASFORMAZIONE PRODOTTI AGRICOLI, UNA LEGGE REGIONALE PER LE IMPRESE FAMILIARI
Un’altra proposta avanzata da Cia Campania alla Regione è che si lavori a un articolato di legge sulle norme per la produzione, trasformazione e confezionamento dei prodotti agricoli di esclusiva provenienza aziendale per la vendita diretta. “Cia Campania ha già consegnato una proposta in tal senso alla Commissione agricoltura. In pratica chiediamo – precisa Mastrocinque – normative ad hoc per le piccole aziende agricole in modo che alle piccole imprese familiari vengano richiesti meno vincoli burocratici rispetto a quelli richiesti a grandi realtà industriali”.
SALVAGUARDIA DEL TERRITORIO, APPLICARE LA LEGGE E PUNTARE SULLE AZIENDE AGRICOLE
La desertificazione demografica parte dalle aree interne e da quelle rurali. Urge un cambiamento di ritta per il benessere di tutti. In questo scenario Cia Campania ritiene che l’imprenditore agricolo sia e debba essere il punto di riferimento sul territorio. Nello stesso tempo riteniamo che, su questo fronte, ci possa essere un’integrazione al reddito delle aziende utilizzando il decreto legislativo 228/2001 e sue modificazioni, che prevede che i Comuni possono affidare direttamente alle aziende agricole singole (50.000 euro) ed in forma associata (300.000 euro) tutta una serie di attività di manutenzione e salvaguardia del territorio in deroga alle normali gare di appalto. (affidamento diretto).
SISTEMI ENERGETICI LOCALI: VALORIZZARE LE BIOMASSE
Il patrimonio forestale campano inutilizzato negli ultimi 50 anni è aumentato del 43%. A fronte di questo inutilizzo, noi importiamo legna da ardere. A nostro avviso anche il patrimonio forestale va opportunamente valorizzato, riprendendo quella cultura della gestione sostenibile del sottobosco. Lo sviluppo della filiera legno-energia non riguarda solo il bosco, ma può e deve interessare anche le imprese agricole. Si tratta di organizzare dei sistemi agro energetici locali, basati su una rete di piccoli impianti di valorizzazione delle biomasse.
MATERA 2019 E SANNIO CAPITALE EUROPEA DEL VINO, UNIRE LE FORZE
“Sollecitiamo infine – conclude il presidente di Cia Campania Alessandro Mastrocinque – un lavoro di coordinamento tra Basilicata e Campania affinché le are interne quest’anno sotto i riflettori dell’Europa siano inserite in un unico percorso di conoscenza teso a valorizzare le offerte di territori “minori” ma che invece sono ricchi di bellezza, di cultura del fare e di prodotti eccellenti”.