“Il flop che si annuncia per i saldi invernali a Napoli, partiti in Campania il 5 gennaio scorso, per i quali, secondo i dati previsionali, si stima una spesa media procapite in Città di appena 210 euro, inferiore alla media nazionale pari a 276 euro, e con solo 4 persone su 10 che investiranno poco più di 200 euro, riapre il dibattito sulla necessità di rivedere una formula di vendita che risulta, da tempo, obsoleta e superata “.
A tornare sull’annosa questione è Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari, che, in questi giorni, girando per le strade del Vomero, dove, su un territorio di poco più di due chilometri quadrati, sono presenti circa 1.600 attività commerciali a posto fisso, alcune delle quali della grande distribuzione, ha potuto osservare la scarsa presenza di acquirenti all’interno dei negozi.
“Nel corso dell’ultimo quarto di secolo – puntualizza Capodanno -, i saldi hanno subito una vera e propria rivoluzione anche per il sempre maggiore ricorso, da parte degli acquirenti, all’e-commerce. Se fino agli anni novanta rappresentavano per i clienti ed i negozianti la fine di una stagione commerciale, estiva o invernale che fosse, oggi questa situazione è del tutto cambiata, corrispondendo il concetto di saldi, per la maggior parte delle famiglie italiane, a un periodo di acquisti a basso prezzo che si vorrebbe effettuare, laddove ciò fosse reso possibile, in ogni momento dell’anno “.
“Il low cost – prosegue Capodanno -, determinato dalla crisi economica che ha investito negli ultimi anni il Paese, si è di fatto trasformato in uno stile di consumo da estendere a tutti i beni, e alla bisogna. In questo contesto ci si chiede che senso abbia, ai nostri giorni, una stagione di saldi, secondo un calendario che ogni anno si ripete, più o meno, sempre uguale, come una sorta di rito “.
“Anche in considerazione del fatto – aggiunge Capodanno – che sono sempre meno gli esercenti che si attengono alle date indicate nei vari calendari, utilizzando una serie di escamotage, pur nel rispetto della normativa, per anticipare la data stabilita, ricorrendo a varie formule presaldi, che precedono i saldi veri e propri, come, per esemplificare, le vendite promozionali. Situazioni che, nel complesso, inducono gli acquirenti a essere cauti, potendo così alimentare un clima di dubbi e d’incertezze che, di certo, non favorisce il terziario commerciale in un momento particolarmente complesso e difficile, con molte aziende che hanno già abbassato definitivamente le saracinesche e altre che potrebbero farlo a breve “.
“Meglio sarebbe, a questo punto – propone Capodanno -, liberalizzare la stagione dei saldi, nella direzione di consentire ad ogni commerciante l’opportunità di offrire sconti alla propria clientela quando lo ritiene possibile e opportuno, il che potrebbe avvenire, per esempio, anche in occasione di particolari offerte da parte delle ditte fornitrici “.