Ilva, accordo fatto, subito 10.700 assunzioni. Soddisfatto Di Maio.

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Raggiunta l’intesa tra Arcelor Mittal e Fim Fiom e Uilm sulla cessione del gruppo Ilva. Azienda, sindacati e i Commissari straordinari hanno infatti siglato, alla presenza del ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio, l’accordo arrivato al termine di una trattativa iniziata ieri e andata avanti tutta la notte.

Azzerati gli esuberi che l’azienda si impegna a riassorbire comunque dal 2024 mentre saranno previste da subito 10.700 riassunzioni e l’avvio di un sostanzioso piano di incentivazione per complessivi 250 milioni, circa 100 mila euro lordi a lavoratore in caso di uscita anticipata.

Circa 4,2 i miliardi che Mittal si è impegnata ad investire sul piano industriale e ambientale. Ora la parola passerà ai lavoratori di tutti gli stabilimenti che saranno chiamati a votare l’accordo entro una settimana mentre sarà revocato lo sciopero proclamato per l’11 settembre prossimo.

DI MAIO – “Dopo oltre 18 ore di trattativa, una lotta lunga fatta dai rappresentanti dei lavoratori per ottenere delle condizioni migliori, si è arrivati all’accordo sull’Ilva. L’accordo definitivo che è senz’altro il miglior possibile nelle peggiori condizioni possibili”. Ad annunciarlo il vicepremier e ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro Di Maio, dopo l’accordo raggiunto al ministero di via Molise. “E’ un accordo che è stato raggiunto con enorme difficoltà”, ha poi sottolineato il ministro.

Dall’insediamento, rileva ancora Di Maio, “ho voluto verificare prima di tutto la legalità. E’ chiaro che ci siamo ritrovati in una situazione in cui il paradosso era che l’azienda si era sempre comportata bene ma la procedura era viziata. Questo vizio non ha permesso di ritirare la gara perché l’interesse pubblico concreto non c’era in quanto ci riferiamo a fatti di due anni fa. E quindi a queste condizioni abbiamo cercato di fare il meglio possibile e credo che abbiamo dei buoni risultati”

Tutti gli operai, rileva il ministro, “saranno assunti con l’articolo 18 e quindi il Jobs act non entra in fabbrica, si era a 10.700 quando il punto di partenza di ArcelorMittal era 8.000 assunti, poi si era arrivati a 10.100. Ora siamo arrivati a 10.700 senza esuberi. Tutti quelli che non riusciranno ad essere coinvolti nelle procedure di esodo e nelle altre collocazioni individuate riceveranno una proposta di lavoro da ArcelorMittal”.

Sul tema ambientale, sottolinea Di Maio evidenziando che lui proviene dalla Terra dei Fuochi e quindi capisce bene le preoccupazioni degli abitanti di Taranto, “staremo attenti ai fatti e non solo alle carte: per questo abbiamo introdotto delle migliorie al piano ambientale. Abbiamo fatto quello che si poteva. Abbiamo introdotto delle migliorie che prevedono dei termini intermedi di realizzazione di alcuni interventi e quei termini intermedi riguardano anche il passaggio da 6 a 8 milioni di tonnellate nella produzione che non potrà essere automatica ma passerà per una certificazione da presentare al ministero dell’Ambiente e in cui bisognerà dimostrare che non si aumenta il livello delle emissioni”.

“Abbiamo aumentato il numero dei controlli, aumentate le garanzie occupazioni, il numero degli occupati”, sottolinea ancora. “Ci è stato chiesto di risolvere in tre mesi un problema abbandonato da sei anni e lo abbiamo fatto in parte. C’è ancora tanto altro da fare, inizia solo un percorso”.

“Non potendo annullare la gara” e “visto che il 15 settembre l’azienda sarebbe comunque entrata dentro l’Ilva”, sottolinea ancora Di Maio, “ci siamo messi al lavoro per collaborare ad ottenere il miglior accordo sindacale possibile e ambientale possibile. Tutto è stato fatto nei termini di legge e la legge la deve rispettare prima di tutto un ministro”, sottolinea Di Maio.

Rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se andrà a Taranto e cosa dirà ai cittadini che chiedevano la chiusura dell’Ilva, il ministro sottolinea che “presto andrò” perché “ho messo sempre la faccia”. Oggi, ricorda Di Maio, “un annullamento della gara senza motivazioni di legge avrebbe determinato da parte di ArcelorMittal un ricorso al Tar e il 15 settembre un suo ingresso in Ilva non con 10.700 assunti ma con meno assunti, meno tutele e senza un accordo sindacale”. Il ministro non ha voluto commentare le parole dell’ex ministro Carlo Calenda che oggi ha parlato di ‘una retromarcia’ di Di Maio: “vabbè oggi mi prendo la libertà di non rispondere al mio predecessore”.

“L’Amministrazione Straordinaria – ha aggiunto – che continuerà ad esistere sarà il poliziotto ambientale dell’Ilva. Sarà il controllore, irreprensibile, che avrà il fiato sul collo sugli impegni che ha preso ArcelorMittal nei confronti dello Stato italiano e della città di Taranto”.

ORA LEGGE SPECIALE SU TARANTO” – “Abbiamo raggiunto un obiettivo in tre mesi dopo sei anni di inconcludenze”, ha affermato ancora Di Maio, che ha assicurato come da oggi “inizia solo un percorso” che sarà molto lungo. “Ora – ha poi annunciato – arriverà una legge speciale su Taranto“.

Adesso, rileva il ministro, “il vero obiettivo è rilanciare Taranto. Non possiamo pensare che Taranto dipenda da una sola azienda e quindi adesso ci mettiamo al lavoro per una legge speciale su Taranto perché in questa città deve tornare di nuovo l’Università, la sovrintendenza. E’ stata espropriata quasi di tutto in questi anni ed è diventato un deserto sia dal punto di vista delle altre attività produttive sia dal punto di vista delle occasioni culturali, di crescita della propria cittadinanza”.

Taranto e i tarantini, adesso, sottolinea il ministro, “dipendono dall’Ilva ma dovranno sempre meno dipendere dal destino di una sola azienda. Invece dovranno sempre più dipendere da un progetto di sviluppo e di crescita da questa città che non ha niente da invidiare alle più belle città dell’Ue ma che è stata abbandonata”.

Ora, annuncia Di Maio, “è il momento di portare in Legge di Bilancio risorse speciali per Taranto e una legge speciale. Oltre all’Ilva c’è tutto il resto del territorio che è abbandonato, ha un problema di salute e che deve avere il diritto di tornare a respirare”.

MITTAL – “Oggi è l’inizio di un lungo percorso per fare dell’Ilva una impresa più forte e più pulita”. Così, ringraziando anche governo, sindacati e Commissari, l’amministratore delegato di Arcelor Mittal, Matthieu Jehel, commenta l’accordo per la cessione del gruppo siderurgico italiano raggiunto oggi.

REVOCATO SCIOPERO – In seguito all’accordo, è stato revocato lo sciopero proclamato da Fim Fiom Uilm e Usb l’11 settembre prossimo. Ad annunciarlo il segretario confederale Cgil Maurizio Landini al termine della vertenza al Mise. La circolare è partita contestualmente alla firma dell’intesa.

SINDACATI – “Oggi è una giornata storica. Dopo un’estenuante trattativa presso il Ministero dello Sviluppo economico la travagliata vicenda dell’Ilva, con il supporto determinante dello stesso dicastero, ha trovato la soluzione che aspettavamo da tempo: un’intesa senza esuberi”. Ad affermarlo è il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella.

“E’ davvero importante la firma oggi dell’Accordo sull’Ilva che tutela l’occupazione dei lavoratori in tutti i siti produttivi, il diritto dei cittadini di Taranto al risanamento ambientale e la produzione di acciaio, sempre piu’ strategica per tutto il paese”. Così la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan.

“Va riconosciuta al Ministro Di Maio, ai sindacati e all’Azienda – sottolinea – un atteggiamento responsabile e pragmatico, e di aver superato gli ostacoli anche ideologici che si frapponevano ad una accordo fondamentale non solo per le tante famiglie degli operai che lavorano all’Ilva, ma anche per la garanzia di una efficace e rapida bonifica ambientale di Taranto”, aggiunge la Furlan.

“Vigileremo nei prossimi mesi – rileva- per il rispetto integrale di tutti i punti di questo accordo davvero importante ed innovativo che offre garanzie per il mantenimento della produzione di acciaio di cui il nostro paese ha bisogno per la sua competitività complessiva. Questa vicenda dimostra che con gli accordi ed il dialogo si possono affrontare i problemi di rilancio della politica industriale ed in generale le questioni economico e sociali del paese, in un clima di rinnovata concertazione. Finalmente dopo tanti anni si chiude in modo molto positivo una vicenda industriale complessa che dimostra, migliorando ogni ipotesi di accordi precedenti, come sia possibile, anzi doveroso, conciliare produzione, occupazione e qualità ambientale”.

“Dopo una lunga notte di trattativa, abbiamo finalmente siglato l’ipotesi di accordo sull’Ilva, grazie anche al ruolo decisivo del Governo per lo sblocco della vertenza. Esprimiamo grande soddisfazione perché abbiamo ottenuto gli obiettivi che ci eravamo prefissati”. Lo dichiarano in una nota congiunta la segretaria generale della Fiom, Francesca Re David e il segretario nazionale della Cgil Maurizio Landini precisando che “l’accordo, però, per essere convalidato deve essere approvato dalle lavoratrici e dai lavoratori con un referendum”.

ArcelorMittal “ha accolto molte delle condizioni poste dalle Fiom-Cgil. Per quanto riguarda l’occupazione si parte da 10.700 lavoratori assunti subito, che corrisponde al numero delle persone impiegate attualmente negli stabilimenti” spiegano.

“Una soluzione che prevede inoltre l’impegno di assumere tutti gli altri fino al 2023 senza nessuna penalizzazione sul salario e sui diritti, compreso l’articolo 18, come abbiamo chiesto fin dall’inizio della trattativa. Contemporaneamente partirà anche un piano di incentivi alle uscite volontarie” si sottolinea nella nota firmata dai leader di Fiom e Cgil.

“Sono stati anche apportati miglioramenti importanti al piano ambientale che portano all’accelerazione delle coperture dei parchi e a porre un limite fortissimo alle emissioni inquinanti” osservano Re David e Landini.

“ArcelorMittal ha l’obiettivo di produrre 9 milioni e mezzo di tonnellate di acciaio, e lo dovrà fare nel rispetto dell’ambiente, facendo tutte le rilevazioni necessarie alla valutazione del danno sanitario a tutela della salute dei cittadini di Taranto. Un altro punto importante sui cui abbiamo raggiunto l’intesa è la conferma dell’accordo di programma di Genova” concludono. (AdnKronos)

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