Spiragli di trattativa tra il governo e Arcelor Mittal sull’ex Ilva di Taranto. Dopo quattro ore di incontro, il premier Giuseppe Conte annuncia che si metterà in breve pausa la battaglia legale (che “sarebbe una perdita per tutti”, chiarisce) se nel frattempo non si fermerà l’acciaieria, non si spegneranno gli altoforni. Un primo passo che porta a prendere tempo per evitare il default degli impianti. Intanto si aprirà un confronto per arrivare a un “nuovo piano industriale con soluzioni produttive con tecnologie ecologiche e massimo impegno nel risanamento ambientale”.
E’ l’inizio di un percorso che Conte annuncia “lungo, faticoso e complicato il cui esito non è per nulla scontato. Sul tavolo il governo mette la “possibilità di un coinvolgimento pubblico” e anche la valutazione di ammortizzatori sociali, “se necessari”, fermo restando che “andrà garantito l’impegno per il massimo livello di occupazione”. Lakshmi e Aditya Mittal, padre e figlio, siedono al tavolo di Palazzo Chigi intorno alle 19. Con Conte ci sono Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli. Lucia Morselli, amministratore delegato dell’azienda in Italia, aspetta fuori dalla porta, per poi interloquire solo nelle fasi finali del lunghissimo confronto.
Sono passate le 23 quando nella sede della presidenza del Consiglio entra di corsa un avvocato dello studio legale Cleary Gottlieb, che assiste Mittal. Poco dopo, il premier scende in sala stampa con i ministri per annunciare che un primo tassello è stato messo, il dialogo riprende: “Il governo inviterà i commissari dell’Ilva” a dare il via libera alla richiesta di una “breve dilazione dei termini processuali e a un rinvio dell’udienza fissata per il 27 novembre” davanti al tribunale di Milano che si sarebbe dovuto pronunciare d’urgenza sul ricorso contro il recesso di Arcelor Mittal. Da qui in poi si apre il negoziato con l’azienda. Conte annuncia che saranno coinvolti i sindacati, per “sostenere” il processo che dovrebbe portare al nuovo piano industriale “anche con misure sociali”. In prima battuta Mittal aveva stimato 5000 esuberi: il governo punta a ridurli al minimo possibile. Quanto al futuro dello stabilimento, “in ragione dell’importante ruolo dell’Ilva nell’economia italiana”, c’è la disponibilità a un “coinvolgimento pubblico”.
Si era parlato nelle scorse settimane dell’ingresso di Cdp nell’azionariato di una newco, opzione poi smentita negli ultimi giorni. In ambienti di maggioranza si ipotizzano interventi consistenti come quello di Fincantieri nella cantieristica a Taranto. E lo scudo penale, che tanto ha diviso la maggioranza? “Non ne abbiamo parlato, ne parlate voi…”, si limita a dire Conte ai giornalisti che lo interpellano. Ma tra gli strumenti sul tavolo continua a esserci quello di una norma generale che tuteli gli amministratori. L’azienda per ora non parla: solo nei prossimi giorni si capiranno meglio i termini del negoziato. Rispetto a due settimane fa Conte registra al tavolo un nuovo atteggiamento dei Mittal. E fa intravedere un nuovo piano industriale che punti alla decarbonizzazione come leva anche per dare risposte alle preoccupazioni degli abitanti di Taranto.
Per la città, ribadisce, è in programma una serie di interventi (“Il cantiere Taranto”) con un mix di misure governative e di progetti di “campioni” dell’economia italiana, a partire dalle grandi aziende partecipate come Snam, pronta a investire 40 milioni. “Torneremo a Taranto”, annuncia il premier, che assicura di aver rappresentato al tavolo la città e l’intero Paese. Come andrà a finire neanche lui si spinge a garantire. Nel governo continuano a serpeggiare timori su un passo indietro finale di Mittal. Per ora si scongiura la chiusura degli impianti e si assicura il proseguimento della produzione. Un risultato fino a poche ore prima dell’incontro, per nulla scontato.
(ANSA)