“Sull’Ilva sarà una settimana decisiva in cui completeremo l’accertamento di tutte le irregolarità nelle procedure. Perché il problema è che il 15 settembre prossimo non finiscono solo i soldi ma che gli indiani di Mittal entrano nell’Ilva visto che hanno un contratto già firmato: stiamo dunque lavorando per arrivare a quella data con un piano ambientale e occupazionale migliore”. E’ il ministro dello Sviluppo, Luigi Di Maio, a margine della conferenza stampa dopo il vertice sul caporalato svoltosi oggi a Lecce, a profilare così l’agenda di lavoro dei prossimi giorni.
“Come ministero stiamo cercando di appurare la verità non per rivalsa, non per combattere quelli che c’erano prima o contro gli indiani di Mittal”, spiega ancora ribadendo come non basti che un “atto sia illegittimo per eccesso di potere per poter procedere con l’annullamento in autotutela”. Occorrono infatti “certi presupposti” senza i quali “Di Maio non può annullare la gara pena il ricorso d’urgenza di Mittal”, aggiunge ancora il ministro.
“Anche se abbiamo una idea diversa su come affrontare questo tema c’è comunque un solco nel quale dobbiamo andare avanti. Quello che vogliamo evidenziare però è che la verità storica è quella che assegna la più grande acciaieria italiana con una gara non regolare”, dice ancora. Quanto al tavolo tra Mittal e sindacati che tornerà a riunirsi il 5 settembre prossimo, prosegue, “penso ci siano i presupposti per mandarlo avanti”. “Noi vogliamo favorire le condizioni di una ripartenza”, dice Di Maio.
CAPORALATO – Un piano triennale che metta insieme prevenzione e repressione, che rinforzi e renda strutturali i centri per l’impiego e crei i presupposti per un rilancio del trasporto locale nelle aree interessate. Così Di Maio sintetizza l’esito del vertice contro il caporalato svoltosi a Foggia. Un vertice che sarà riconvocato presto per mettere a punto “gli step intermedi” con cui raggiungere già nel breve periodo un primo risultato.
“E’ finita l’epoca dei numeri in cui le ispezioni servivano solo a riempire tabelle”, dice. L’obiettivo, infatti, “è di lavorare ad un cronoprogramma con piani triennali di contrasto al caporalato che veda una repressione ma anche una prevenzione e con verifiche che lasceranno in pace gli imprenditori onesti”, spiega dando dunque la priorità al funzionamento dei centri per l’impiego, filtri legali di manodopera e allo sviluppo di una serie di convenzioni con cui rendere efficiente la rete di trasporti locali con cui bypassare l’offerta dei caporali. Anche per questo, annuncia, a breve sarà reso noto il nuovo direttore dell’ispettorato nazionale del lavoro. “Se oggi funzionassero i centri per l’impiego non esisterebbe il caporalato così come se funzionasse il trasporto pubblico”, aggiunge.
“E’ il momento di fare sistema, di mettere insieme tutte le sinergie perché il caporalato non è solo un problema del Sud ma di tutte le regioni italiane. Non possiamo localizzare un fenomeno illegale in un’area del Paese e pensare che risolta lì la questione abbiamo risolto il problema. Chi lo pensa è un disonesto”, prosegue ribadendo che tra gli obiettivi c’è quello di “tutelare le imprese corrette”. (AdnKronos)