Intesa Sanpaolo: distretti industriali simbolo del Made in Italy

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Il Presidente del Consiglio di Amministrazione di Intesa Sanpaolo professor Gian Maria Gros-Pietro, il Chief Economist Gregorio De Felice e la Responsabile della Ricerca Industry & Local Economies Stefania Trenti hanno presentato oggi la sedicesima edizione del Rapporto annuale che il Research Department della Banca dedica all’evoluzione economica e finanziaria delle imprese distrettuali.

Il Rapporto offre una fotografia aggiornata della situazione economico-reddituale delle
imprese distrettuali. Ne emerge un quadro confortante sullo stato di salute delle imprese,
tutt’altro che scontato visto il periodo di forte turbolenza e incertezza che ha caratterizzato gli ultimi anni.

A partire dal 2020 le imprese si sono trovate ad affrontare un susseguirsi ravvicinato di eventi avversi. Le analisi contenute in questo Rapporto mostrano che le imprese distrettuali hanno saputo superare, rafforzandosi, dapprima il Covid, con il blocco delle produzioni e le difficoltà di approvvigionamento che ne sono conseguite, e successivamente la guerra in Ucraina che ha portato in Europa forti rincari energetici e criticità nelle forniture
di alcune materie prime importate dai paesi interessati dal conflitto.

Prevista una graduale accelerazione della crescita nel 2025

Il quadro geo-politico si è ulteriormente deteriorato sul finire del 2023, quando, sempre alle
porte dell’Europa, è iniziata una nuova guerra tra Israele e Hamas che, al pari di quella in
Ucraina, è tuttora in corso. Tra gli elementi di incertezza che caratterizzano l’attuale scenario vi sono anche le prossime elezioni in Europa e negli Stati Uniti. Ciononostante, il tessuto produttivo italiano ha le risorse per affrontare questa fase complessa, grazie soprattutto a un poderoso processo di riposizionamento strategico che ha visto crescere gli investimenti italiani in macchinari, mezzi di trasporto e ICT del 29,3% tra il 2016 e il 2023 a prezzi costanti e, al contempo, salire significativamente il grado di patrimonializzazione delle imprese. Ciò ci consente di guardare con ottimismo alla ripresa che ci attendiamo partire nella seconda parte del 2024 e intensificarsi nel corso del 2025 quando si saranno dispiegati gli effetti del rientro dell’inflazione, del taglio dei tassi di interesse e della spinta dei fondi del PNRR. Di seguito sono sintetizzati i principali risultati emersi nel Rapporto.

L’uscita dal Covid e dalla crisi energetica
Sono stati analizzati i bilanci di circa 20.800 imprese localizzate nei distretti industriali. Il
fatturato, dopo il balzo registrato nel biennio 2021-22, è stimato aver mostrato un lieve
incremento nel 2023 (+0,8% a prezzi correnti), collocandosi abbondantemente sopra i livelli del 2019 (+20% circa a prezzi correnti). Si tratta di una performance decisamente positiva e superiore a quella delle imprese non distrettuali. Tutti i settori mostrano valori del fatturato maggiori rispetto a quelli del 2019. Spiccano, in particolare, i distretti specializzati nella meccanica e nell’agro-alimentare che anche nel 2023 hanno registrato una buona crescita del fatturato, grazie alle performance ottenute sui mercati internazionali (+7,9% e +4,5% rispettivamente la crescita dell’export).
Nel 2023 l’export distrettuale è rimasto sostanzialmente stabile, confermando i livelli record
toccati nel 2022 quando per la prima volta si era superata di slancio la quota dei 150 miliardi di euro esportati. I distretti hanno saputo superare la debolezza del mercato tedesco cogliendo le opportunità di crescita presenti in altri mercati, come ad esempio, la Turchia, gli Emirati Arabi Uniti, il Messico, l’Arabia Saudita, la Cina. Si tratta di un’ulteriore conferma della straordinaria capacità e velocità di adattamento delle imprese distrettuali che spiccano nel panorama italiano per propensione all’export e capacità di creare valore nel territorio. Nel 2023, infatti, l’avanzo commerciale dei distretti è salito di altri 4,4 miliardi di euro (+4,8%), toccando la quota record di 94,3 miliardi di euro.

Le attese per il biennio in corso sono positive: è previsto un aumento del fatturato a prezzi
correnti delle imprese distrettuali pari all’1,1% nel 2024 e del +2% nel 2025. Ancora in
evidenza agro-alimentare e meccanica. Il primo settore potrà contare su un potenziale di
crescita inespresso sui mercati internazionali. Il secondo beneficerà della maggior domanda
di beni di investimento attivata dalla transizione digitale e green.

Indicazioni positive vengono anche dagli indicatori di redditività che hanno mostrato una
buona tenuta nonostante la crisi energetica. A fronte di un lieve ridimensionamento
dell’EBITDA margin, il ROI delle imprese distrettuali si è rafforzato, grazie a un utilizzo più
efficiente del capitale investito. Sul fronte reddituale sono state premiate le imprese con
impianti di autoproduzione di energia. Il 16,6% delle imprese ad alta marginalità sia nel 2019 sia nel 2022 è dotato di un impianto di energia rinnovabile, cinque punti percentuali in più rispetto alle altre imprese. Queste differenze sono significative in ogni dimensione aziendale e settore e sono particolarmente pronunciate tra le medie imprese, nel sistema moda e nella filiera dei metalli.

Si rafforza la patrimonializzazione
È proseguito il processo di rafforzamento patrimoniale delle imprese distrettuali: il
patrimonio netto in percentuale del passivo è salito sopra la soglia del 30% nei distretti,
leggermente superiore ai valori osservati al di fuori dei distretti. Un’originale analisi di lungo
periodo sui bilanci aziendali mostra come questa percentuale si sia raddoppiata in vent’anni
(era di poco sotto il 16% nel triennio 1998-2000).
Il confronto tra imprese distrettuali attive da più di vent’anni e imprese cessate dopo il 2001 evidenzia poi come le differenze maggiori si osservino soprattutto in termini di grado di patrimonializzazione che, nel quadriennio 1998-2001, nelle prime era salito al 22,2%, circa il doppio rispetto alle seconde. I divari erano invece più contenuti in termini di redditività, liquidità e crescita, anche a parità di dimensione e settore. Ciò significa che l’accresciuta patrimonializzazione delle imprese rappresenta un’importante protezione contro i rischi geopolitici e le turbolenze presenti nell’attuale scenario macroeconomico.

Maggiori investimenti in rinnovabili ed efficientamento energetico
Sono in crescita gli investimenti delle imprese distrettuali diretti a efficientare i processi
produttivi e a potenziare l’autoproduzione di energia. È questa l’evidenza che emerge
dall’indagine condotta a novembre-dicembre sulla rete di gestori di Intesa Sanpaolo. Resta
dunque alta l’attenzione ai costi energetici, anche perché, nonostante il rientro parziale delle quotazioni, il quadro resta caratterizzato da incertezza e volatilità. L’analisi delle bollette energetiche evidenzia che un quarto delle imprese distrettuali tra il 2019 e il 2023 è riuscito a contenere al 4% l’aumento dei pagamenti alle utility energetiche; si tratta molto probabilmente delle aziende più attive sul fronte delle rinnovabili e dell’efficientamento dei processi produttivi.
La spinta del piano Transizione 5.0

Sempre secondo i gestori, la doppia transizione green e digitale è, e sarà, il principale driver degli investimenti in Italia e nei distretti industriali; una spinta importante potrà venire dagli incentivi a favore di Transizione 5.0, che complessivamente prevedono circa 13 miliardi di euro di crediti d’imposta. Una maggiore diffusione del digitale nel sistema produttivo si può tradurre in un aumento del tasso di crescita potenziale del nostro PIL. Le imprese con investimenti 4.0 ottengono, infatti, vantaggi importanti in termini sia di crescita (+32,5% l’aumento del fatturato tra il 2019 e il 2022, una percentuale doppia rispetto a quelle non 4.0) sia di produttività (pari nel 2022 a 76 mila euro vs 60 mila euro). È questa l’evidenza che emerge dall’analisi effettuata su più di 200 imprese localizzate in Emilia-Romagna e nelle Marche e attive anche in settori ad alta intensità distrettuale.

Le priorità dei prossimi anni
Nei prossimi anni potrà dunque proseguire il processo di rilancio competitivo del tessuto
distrettuale italiano. Tecnologia e capitale umano continueranno a essere le priorità. Il
cambiamento climatico in corso imporrà poi una gestione più consapevole ed efficiente della risorsa idrica, oltreché un’attenzione particolare ai rischi idrogeologici. Secondo le nostre stime, il 15% delle imprese distrettuali è esposto a un rischio alluvione medio o elevato.

Tecnologia e digitale
Nonostante i progressi fatti negli ultimi anni, la diffusione di alcune tecnologie nei settori ad
alta intensità distrettuale è ancora bassa. Se, infatti, è alta la quota di imprese manifatturiere italiane che utilizzano servizi di cloud computing (siamo al 61,2% vs il 46,3% nella media dell’Unione Europea), non altrettanto si può dire per l’analisi dei dati (24,3% vs 27,4%), l’ecommerce (15,2% vs 20,8%) e l’intelligenza artificiale (4,9% vs 6,8%). Tra i settori ad alta intensità distrettuale, spicca soprattutto il settore alimentare e bevande che evidenzia un posizionamento migliore rispetto alla media europea per analisi dati e intelligenza artificiale e un divario contenuto sull’e-commerce. Ritardi maggiori emergono, invece, per il sistema moda italiano.

Attenzione all’ambiente
Il cambiamento climatico imporrà una crescente attenzione all’ambiente, rendendo sempre
più prioritaria la transizione green, da portare avanti con un mix articolato di strategie,
dall’autoproduzione di energia all’efficientamento energetico, dalla riduzione dell’uso di
materie prime all’utilizzo di materie prime seconde, dal risparmio idrico al riciclo-riutilizzo
di acqua, dalla riduzione di emissioni atmosferiche al minor utilizzo di trasporti, dal design
for recycling al life cycle assessment. È ancora contenuta la quota di imprese evolute su questi temi. Tuttavia, l’operatività in distretti industriali potrà rappresentare un vantaggio. Si pensi ad esempio alla presenza di esternalità positive nella gestione della risorsa idrica nella fase di approvvigionamento, in quella di raccolta e depurazione dei reflui industriali e nelle pratiche di riutilizzo. L’omogeneità delle produzioni e delle tecnologie rappresenta, infatti, un elemento che tende a semplificare la gestione aggregata dei servizi. Un contributo potrà poi venire dai rapporti di filiera. Proprio nei distretti è più alta la ricerca di fornitori che riducono l’impatto ambientale, soprattutto da parte delle imprese medio-grandi, che spesso svolgono funzione di ‘capofila’ e possono, quindi, generare un effetto ‘a cascata’ verso le imprese più piccole, che saranno maggiormente indotte a effettuare investimenti in questa direzione per continuare a essere partner strategici.

Manodopera qualificata cercasi
Le sfide digitale e green possono essere vinte solo se affrontate con forza lavoro qualificata.
Soprattutto nei distretti, le difficoltà di reperimento della manodopera sono elevate. Queste
criticità vanno superate, anche attraverso il potenziamento degli ITS e l’avvicinamento delle
Università al tessuto produttivo. I giovani italiani conoscono ancora poco le opportunità
offerte dalle tante eccellenze aziendali presenti sul territorio. Anche per questo scelgono
molto spesso di emigrare, attratti dalla possibilità di veder valorizzato il merito, fare carriera e percepire alte remunerazioni. Sono queste le principali evidenze emerse da una nostra indagine ad hoc, condotta lo scorso anno, su circa 140 giovani laureati o laureandi emigrati all’estero.

Distretti industriali 2024 SLIDES

Università telematica Unicusano presso il learning center di Pagani sede di esame