Lavoro, Cifa-Confsal:no salario minimo, serve legge su qualità contratti collettivi

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Accendere un dibattito costruttivo sul tema attualissimo del salario minimo senza condizionamenti ideologici, piuttosto valorizzando il punto di vista di giuristi, giudici, avvocati, imprese e sindacati anche per offrire spunti al governo che ha ricevuto la delega dal Parlamento sul tema proposto dalle opposizioni.
Questo l’obiettivo del webinar organizzato dal Comitato tecnico scientifico del Centro studi #IlLavoroContinua che ha coinvolto l’avvocato giuslavorista Fabrizio Di Modica, il giudice del lavoro Giuseppe Tango, il presidente dell’Ordine dei consulenti del lavoro di Palermo, Antonio Alessi, e il professor di Diritto amministrativo all’Università di Chieti e di Pescara, Paolo Cacciagrano, il presidente dell’associazione di imprese Cifa, Andrea Cafà, e il segretario generale del sindacato Confsal, Angelo Raffaele Margiotta.
Sotto la lente dei relatori, la Direttiva UE 2022/2041 relativa a salari minimi adeguati nell’Unione, la proposta di legge n. 1275/2023 per l’istituzione del salario minimo, le recenti “Osservazioni e Proposte sul Salario minimo in Italia” approvate dal CNEL il 12 ottobre scorso, e le sentenze, sempre di ottobre, della Corte di Cassazione. Proprio queste ultime, avverte l’avvocato Di Modica, “potrebbero arrivare alla politica come orientamento, possono dare il senso pratico delle idee che si cerca di mettere in campo. Parlare oggi di salario minimo, legale, contrattuale o costituzionale, è sicuramente appannaggio della politica ma è importante sapere come i concetti si concretizzano in contenziosi“.
Il giudice Tango ha sottolineato che “la giurisprudenza interviene dal momento che nel nostro ordinamento non c’è mai stata una legge sul minimo salariale“. Un lavoro complesso che parte dal “principio di gerarchia delle fonti”, quindi dando priorità all’articolo 36 della Costituzione, ma deve considerare una moltitudine di altri elementi. “Questo lascia al giudice una alta discrezionalità– spiega- che può essere anche un rischio. Una soluzione- conclude -potrebbe essere quella di istituire una serie di osservatori sulla contrattazione collettiva”, e stabilire dei parametri contrattuali.
Per Antonio Alessi “lo stato deve partecipare attivamente alle politiche di rilancio del salario nel rispetto della dignità del lavoratore. Un aumento del salario deve essere sostenibile nel costo proprio perché ripartito con lo stato, che deve essere socio”. Nel contratto Confsal ad esempio- in alternativa alla ‘quattordicesima mensilità’ viene riconosciuto un cosiddetto ‘premio presenze’ che può valere per il lavoratore che non fa assenze nell’arco dell’anno il 140%. Su questo 40% in più lo stato decontribuisca e defiscalizzi, in modo che questa maggiorazione diventi un costo non aggravato da contribuzione e imposta”.
Altra questione sono i contratti di impresa, “che il legislatore dovrebbe affrontare” spiega Paolo Cacciagrano, ricordando che i settori in cui i salari sono sotto la soglia considerata minima sono legati a servizi forniti con contratti di appalto. “Il legislatore- sostiene Cacciagrano- dovrebbe stabilire se il salario minimo debba gravare sull’appaltante o sul committente”.
Per il segretario generale di Confsal Margiotta, servono tre principali misure: “detassare completamente i redditi bassi, sotto i 9 euro; qualsiasi contratto collettivo depositato al Cnel prima di essere applicato deve ricevere un visto di conformità di standard minimi giuridici ed economici; e tassativamente nel codice di appalti non fare menzione del contratto di riferimento, ma far sì che in tutti gli appalti sia scorporato il costo dei lavoratori in riferimento a una paga nominale pari al minimo contributivo che viene fissato ogni anno per legge, che non è 5.50 euro ma 8.50 euro”.
“Durante questo confronto- commenta infine Andrea Cafà- Sono emersi molti spunti di riflessione interessanti, a partire dalle sentenze della Cassazione. Ci auguriamo che arrivi una riforma che stabilisca quali contratti collettivi applicare, chi sono i soggetti che possono stipulare un contratto collettivo. La preoccupazione è che in assenza di una norma chiara si generi molto contenzioso e questo non conviene a nessuno. Quindi standard minimi di qualità per i contratti collettivi e individuare bene i soggetti. Noi di Cifa Confsal negli anni abbiamo saputo costruire una bilateralità capace di dare risposte a imprese e lavoratori, introducendo strumenti come i fondi interprofessionali che finanziano la formazione continua dei dipendenti, i fondi sanitari, i fondi pensione”.
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