Chiedono la riapertura di tutte le loro attività perché, garantiscono, negozi di arrucchieri e barbieri e centri estetici sono luoghi sicuri dove non ci sono stati focolai. Centinaia di titolari di queste attività sono scesi in piazza oggi a Napoli per chiedere un incontro al prefetto Marco Valentini.
“La situazione è tragica – confida alla Dire Lina Sasso, presidente di Assocestetica -. Nei nostri centri estetici entra un solo cliente alla volta. Noi facciamo trattamenti di cura delle persone, non possono trattarci come semplici lacca unghie. La nostra professionalità va riconosciuta, quello dell’estetica è un settore che si occupa del benessere psicofisico della persona. Ma in questa situazione non vendiamo più pacchetti benessere perché trattamenti vanno fatti a cadenza regolare. Non ci bastano più ristori, quattro briciole di sostegno dallo Stato, vogliamo riaprire e possiamo garantire la massima sicurezza”.
Secondo i dati trasmessi da Confesercenti, sono circa sedicimila le imprese del comparto in Campania che danno lavoro a circa 50mila dipendenti. La spesa affrontata per rispettare I protocolli di sicurezza è arrivata fino a 2.500 euro per ciascun negozio. Ma le perdite di fatturato in questo anno di pandemia sono state di circa 20 milioni di euro. Al prefetto, Confeserenti ha chiesto “dignità per la categoria e sostegni adeguati” ma anche informazioni certe sulle riapertura.
“I contagi nei nostri negozi sono pari a zero – afferma Enzo Qualiozzi, vicepresidente dell’associazione Stamm Ca’ e titolare di un negozio di parrucchieri a Pozzuoli, in provincia di Napoli -, non siamo noi gli untori. Il governo ci ha chiesto di seguire dei protocolli e nei nostri negozi non entrano clienti se non hanno le mascherine, se non gli misuriamo la temperatura e utilizziamo soltanto kit usa e getta. I centri sono sanificati e nel mio negozio di 140 metri quadrati possono entrare al massimo cinque persone. Ci hanno chiesto di investire in sicurezza, le spese aumentano, le tasse aumentano, il lavoro diminuisce”.
Parrucchieri ed estetisti lamentano anche un boom di abusivismo. “Tanti stanno svolgendo questi servizi a casa dei clienti – spiega Quagliozzi -, ma è così che le possibilità di contagio moltiplicano a dismisura. Se ci chiudono questo abusivismo aumenterà ancora con tutti i rischi del caso”.
“Io mi rifiuto di lavorare a casa dei clienti – sottolinea Massimo Merolla, titolare di un negozio di parrucchieri in via Epomeo – e oggi mi vedo costretto a chiudere il mio secondo centro. Prima che scoppiasse l’epidemia, avevo deciso di ampliare la mia attività aprendo un’attività per servizi estetici vicino al mio negozio di parrucchieri. Con queste chiusure forzate e con il doppio fitto da pagare anche per un negozio che io non ho ancora aperto, mi vedrò costretto a gettare la spugna. Credo che il 30 o il 40% di queste attivita’, se non cambia qualcosa subito, si troveranno costrette a dover chiudere”.(Dire)