PMI stroncate da rapporto con Pubblica Amministrazione. Marrone (Giovani Confapi): sottratti anche anticipi Iva.

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«Il rapporto tra Pmi e Pubblica Amministrazione non può mai essere conflittuale, ma c’è bisogno di un salto di qualità, e di una presa di coscienza forte delle criticità, per rendere funzionale il sistema. Intervenendo dove si annidano le difficoltà. A cominciare dai ritardi nei pagamenti ai fornitori che, in media in Italia, superano di 100 giorni i limiti fissati dall’Ue».

A dirlo è Raffaele Marrone, presidente del gruppo Giovani Confapi di Napoli, a margine dell’incontro «Professionisti e imprenditori al servizio della Pubblica Amministrazione», tenutosi alla Camera di Commercio di Napoli.

«Il blocco delle liquidazioni delle fatture è un problema che rischia di mettere in ginocchio il mondo delle piccole e medie imprese – ha aggiunto Marrone – a cui vengono sottratti non solo i ricavi, per lavori già eseguiti, ma gli stessi anticipi Iva».

«Cinquecento sono le imprese in media che, ogni mese, fanno domanda di certificazione dei crediti commerciali verso la PA nella piattaforma crediti certificati del Ministero dell’Economia – ha sottolineato ancora –; mentre oltre 32mila le imprese che dal 2012 hanno fatto domanda di certificazione, corrispondente a 161mila domande per un controvalore di 16 miliardi di euro. A questi numeri – prosegue – bisogna un milione di fornitori della PA che nel 2017 ha emesso almeno una fattura elettronica nei confronti degli enti pubblici».

«Il costo della burocrazia è di circa 22 miliardi di euro all’anno per le imprese che devono sbrogliare la matassa di una legislazione italiana poco chiara e molto complessa, e – conclude il leader delle Pmi – scontare la lentezza della macchina burocratica dovuta anche all’alta età anagrafica dei dipendenti della PA e la bassa informatizzazione».

 

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